Dal ruolo degli alpeggi nella governance delle terre alte al significato del latte crudo: resoconto dell'assemblea annuale di Slow Food Trentino Alto Adige

L'assemblea nazionale di Slow Food Trentino Alto Adige è stata l'occasione per fare il bilancio delle attività svolte nell'anno 2023, che hanno visto la realizzazione di più di 200 iniziative sul territorio e impiegato decine di volontari e volontarie, ma anche per riflettere insieme su alcune tematiche particolarmente pregnanti per la sezione regionale, dalla relazione tra gli alpeggi e le comunità nelle terre alte al ruolo del latte crudo nella produzione casearia

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Partendo dal microcosmo di problematiche connesse al territorio e alle produzioni alimentari, per allargare poi sguardo ricordando come l'azione locale non può prescindere dalla connessione con i sistemi globali, partendo dagli alpeggi per parlare di proprietà collettiva e cura del territorio, si è recentemente svolta l'assemblea annuale di Slow Food Trentino Alto Adige.
Slow Food è "un’associazione trasversale alla filiera del cibo che riunisce produttori, cuochi, trasformatori e cittadini, per costruire una rete globale di comunità locali consapevoli del ruolo del sistema di produzione, distribuzione e consumo di cibo nella crisi climatica, del valore del cibo buono, pulito e giusto e di modelli economici alternativi a quelli della massimizzazione, della concorrenza e della prevaricazione".
Come raccontano i rappresentanti della sede trentina, per Slow Food "il cibo è strettamente interconnesso alle altre sfere della vita sociale e alle crisi dei nostri giorni". E per questo motivo la missione di Slow Food è quella di "tutelare la biodiversità, diffondere conoscenza intorno al cibo e la consapevolezza di quale sia un sistema di produzione, distribuzione e consumo del cibo sostenibile, equo ed accessibile" tramite iniziative con le scuole, con il pubblico, nei rapporti con le amministrazioni, con enti del terzo settore e realtà private.
Slow Food si impegna in un'azione di sostegno alle economie di piccola scala, di creazione di reti, di partecipazione in progetti e in attività di ricerca. Nel territorio del Trentino Alto Adige si contano sei associazioni di promozione sociale territoriali (Alto Adige, Terre del Noce, Giudicarie, Valsugana, Primiero e Valle dell’Adige Alto Garda), che compongono la rete di Slow Food Trentino Alto Adige Aps: "Circa ottocento soci, una rappresentanza trasversale che raccoglie esponenti del mondo delle produzioni ma anche cuochi e ristoratori, studenti e ricercatori, cittadini interessati a contribuire a ridare valore e centralità al cibo buono, pulito e giusto".
Nel corso del 2023 sono state molteplici le attività di Slow Food Trentino Alto Adige sul territorio con più di 200 iniziative che hanno visto impegnati decine di volontari nel donare alla comunità più di 5.000 ore di lavoro volontario. Sono stimate in circa 30.000 le persone coinvolte in queste attività che hanno assunto le forme più molteplici proprio per render accessibili i temi a un pubblico il più vasto possibile. Sono state organizzate conferenze e convegni, mercati e gruppi di acquisto, incontri pubblici e interventi nelle scuole, laboratori del gusto e visite in azienda. Il 2023 si afferma come l’anno nel quale lo spirito di collaborazione e tessitura di reti che anima Slow Food si è mostrato più vigoroso: sono stati registrati più di 70 partner tra amministrazioni, musei, associazioni, scuole, enti del terzo settore e aziende per il turismo.

Il Latte crudo tra sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale ed economica
Giampaolo Gaiarin, tecnologo e responsabile dei Presidi Slow Food caseari, è intervenuto sul tema del latte crudo nelle produzioni casearie, evidenziando come il latte crudo non possa essere considerato semplicemente un latte non pastorizzato, bensì un modo di produrre diverso rispetto allo standard di produzione: "L’allevatore che lavora con professionalità e cultura, con la massima cura al benessere animale e attenzione nelle fasi di trasformazione deve lavorare a latte crudo. Solo così potrà dar vita a un formaggio non standardizzato, espressione del territorio". Infatti, al contrario, il latte pastorizzato nasce per essere trasferito nel tempo e nello spazio, per garantire la massima uniformità che richiede l’industria: il processo di pastorizzazione azzera la storia di quel latte ed ogni legame con essa.
Alpeggio e governance delle Terre Alte
Marta Villa, vicepresidente Slow Food regionale e antropologa dell’Università di Trento, ha introdotto il concetto di Territorio di Vita, la relazione che le comunità instaurano prendendosi cura del proprio territorio di proprietà collettiva, e la nuova attività di ricerca correlata ad esso che vede coinvolto il Dipartimento di Sociologia, Slow Food e l’Associazione Provinciale delle Asuc. Il progetto consiste in una mappatura di tutte le malghe e degli alpeggi di dominio collettivo della Provincia di Trento: "L’alpeggio è un presidio culturale e colturale delle Terre Alte - ha chiarito Villa - le attività di custodia del territorio fatte da persone in carne ed ossa non sono nostalgici retaggi del passato, spesso così mal descritti, ma sono vive testimonianze di attuazione della Costituzione nei suoi articoli 2 (diritti inviolabili delle persone e delle formazioni sociali) e dell’ art. 9 (tutela di ambiente, paesaggio e biodiversità)". La relazione si è conclusa con il lancio della campagna “Resistenti con il Caseificio Turnario di Pejo” gestione autentica del patrimonio collettivo: "Ciascuno può essere attuazione vivente della carta costituzionale, cittadini attivi per sostenere i progetti vitali del territorio come quello del Turnario, vere oasi di fraternità che implementano costantemente la biodiversità culturale e naturale del Pianeta".
Food policy e politiche locali del cibo
Raoul Tiraboschi, vice presidente di Slow Food Italia ha concluso l'assemblee, presentando i lavori che l’associazione sta conducendo in tutta la penisola, in collaborazione con numerose amministrazioni, sulle Food policy e le politiche locali del cibo. Ha ricordato la “tempeste perfetta” che ha portato, a seguito della cosiddetta protesta dei trattori, l’Unione Europea a fare una preoccupante retrocessione sulle tematiche del Green Deal e che "è riuscita a mettere il mondo delle produzioni contro gli ambientalisti". La domanda che anche Slow Food si pone in questo contesto è cosa non ha funzionato se tanti anni di lavoro e di advocacy son stati spazzati via.
L'invito del vicepresidente, comunque, è quello di "continuare il cammino con una particolare attenzione alla formazione delle nuove generazioni". Proprio per questo nei giorni scorsi è stato lanciato l’appello per inserire l’educazione alimentare come insegnamento obbligatorio in ogni scuola di ordine e grado.
Tra i progetti che Slow Food sta portando avanti sul tema delle food policy vi è un corso di alta formazione per Manager delle politiche locali del cibo, con la finalità di trasferire competenze e capacità per il disegno, lo sviluppo e la gestione di azioni integrate per favorire la transizione alimentare delle città. I contenuti del corso verteranno sul ruolo delle città, dalla governance e gestione della politica locale del cibo alla definizione di azioni concrete su mercati dei contadini e filiere corte del cibo, logistica, educazione alimentare, public procurement e mense, gestione delle filiere dello spreco alimentare, contrasto alle povertà alimentare, con un’attenzione alla coesione con lo spazio rurale. In particolare, le esperienze promosse e avviate dalle organizzazioni promotrici del corso saranno messe al servizio dei partecipanti per condividere teoria e casi applicativi, anche attraverso visite tecniche.
Tiraboschi ha anche presentato “Food for climate. 7 azioni per una cittadinanza che nutre il futuro”. Nelle quattro regioni coinvolte dal progetto In Cibo Civitas, i giovani della rete Slow Food Youth Network Italia hanno individuato aziende, start-up, associazioni e progetti che hanno sviluppato iniziative e modelli di circular economy for food. La collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e con tutti i partner, i Comuni e le altre reti sui territori di progetto ha portato alla luce 42 buone pratiche di economia circolare.
