Caldo in montagna, freddo nelle valli: verso la fine dell'anno con una forte inversione termica

In questi ultimi giorni del 2024, il cuore delle Alpi e delle Prealpi sembra vivere una stagione dai due volti. L’alta montagna si gode temperature insolitamente miti e cieli sereni, mentre le valli sottostanti rimangono intrappolate in un gelo notturno intenso, tipico dell’inverno. La colpa è di un robusto anticiclone di origine mediterranea, che da giorni domina incontrastato sulle nostre montagne, bloccando le perturbazioni fredde del Nord Atlantico e portando stabilità atmosferica e aria secca

di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
In questi ultimi giorni del 2024, il cuore delle Alpi e delle Prealpi sembra vivere una stagione dai due volti. L’alta montagna si gode temperature insolitamente miti e cieli sereni, mentre le valli sottostanti rimangono intrappolate in un gelo notturno intenso, tipico dell’inverno. La colpa – o il merito, a seconda dei punti di vista – è di un robusto anticiclone di origine mediterranea, che da giorni domina incontrastato sulle nostre montagne, bloccando le perturbazioni fredde del Nord Atlantico e portando stabilità atmosferica e aria secca.
Una delle caratteristiche più evidenti di questa situazione è l’altezza dello zero termico, un parametro che segna il limite oltre il quale le temperature passano sotto lo zero. In questi giorni, lo zero termico è molto alto: oggi, sabato 28 dicembre, si muove tra i 2700 e i 2900 metri, e solo nei prossimi giorni potrebbe scendere leggermente. Questi valori, anomali per la stagione, si accompagnano a giornate dal cielo terso e a una visibilità spettacolare.
Ma se in montagna il clima sembra quasi piacevolmente fuori stagione, il contesto cambia radicalmente scendendo di quota. Qui l’inversione termica, un fenomeno comune in condizioni di alta pressione, ribalta la situazione. Durante la notte e nelle prime ore del mattino, l’aria più fredda rimane intrappolata nei fondovalle, mentre in alto le temperature restano paradossalmente più miti. Nelle valli chiuse e nei pianori ombreggiati, le temperature minime possono scendere ben al di sotto dello zero, creando un freddo pungente che sembra ignorare il tepore che si percepisce sulle cime.
Oggi, ad esempio, a 1500 metri sulle Prealpi si registrano valori che oscillano tra 6 e 10 gradi sopra lo zero, mentre nelle valli sottostanti il termometro può scendere fino a -5 gradi o meno. Questa dinamica, che è il risultato della calma atmosferica e dell’assenza di vento, si ripeterà anche nei prossimi giorni, con variazioni minime. Domani, domenica 29 dicembre, il clima resterà soleggiato e stabile, ma con un leggero abbassamento delle temperature in alta montagna, dove le massime si attesteranno intorno agli 8 gradi a 2000 metri sulle Dolomiti.
Lunedì 30 dicembre non porterà cambiamenti significativi. L’anticiclone continuerà a proteggere le Alpi, garantendo cieli sereni e temperature che, in quota, resteranno miti per il periodo. Di notte, però, il gelo nelle valli chiuse e negli altipiani ombrosi sarà ancora protagonista, mantenendo vivo il carattere più tradizionale dell’inverno.
Questa situazione meteorologica, per quanto affascinante, racconta anche un’altra storia, più complessa e preoccupante. L’elevata altezza dello zero termico, così come le temperature sopra la media in alta quota, sono manifestazioni di una tendenza più ampia: il surriscaldamento globale. È facile lasciarsi cullare dall’idea di un inverno “comodo” e meno rigido, ma questi segnali ci ricordano che le montagne stanno cambiando rapidamente, con implicazioni profonde per i ghiacciai, gli ecosistemi alpini e le risorse idriche che da questi ambienti dipendono.