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Ambiente | 07 settembre | 12:00

Avete mai ascoltato il "canto del ghiaccio"? Un'idea per accompagnare tra i suoni dei ghiacciai chi non ha mai avuto la possibilità di vederli da vicino

"Il canto del ghiaccio" è un progetto di Stefano Collizzolli e Paolo Ghisu che documenta la fusione del ghiacciaio dell’Adamello con immagini e suoni di altissima qualità. Il progetto si propone di documentare gli effetti del cambiamento climatico attraverso un approccio innovativo e multisensoriale: la registrazione audio, la fotografia e il video, per offrire un'esperienza immersiva e sensibilizzare il pubblico sulla ritirata dei ghiacciai

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il Canto del Ghiaccio” è un progetto di Stefano Collizzolli e Paolo Ghisu che documenta la fusione del ghiacciaio dell’Adamello con immagini e suoni straordinari.

 

Il progetto si propone di documentare gli effetti del cambiamento climatico attraverso un approccio innovativo e multisensoriale: la registrazione audio, la fotografia e il video, per offrire un'esperienza immersiva e sensibilizzare il pubblico sulla ritirata dei ghiacciai.

 

Il progetto si avvale della collaborazione con la Commissione Glaciologica della Sat (Società degli Alpinisti Tridentini) e del Servizio Glaciologico Lombardo. Nonostante le difficoltà iniziali legate al finanziamento e alle condizioni meteorologiche avverse, il team continua a lavorare con determinazione, supportato da associazioni come Zalab e da fondi privati.

Il ghiacciaio di Lares, scelto per la sua vicinanza e accessibilità rispetto ad altri ghiacciai dell'Adamello, è al centro di questa iniziativa. Con un dislivello di 1900 metri e circa cinque ore di cammino per raggiungerlo, il ghiacciaio offre un paesaggio maestoso e spesso inaccessibile, dove la presenza umana è rara. Qui, il ghiaccio, un tempo solido e perenne, si sta rapidamente ritirando, trasformando il territorio e dando vita a nuovi laghi, come il "Lago Nuovo," nato appena una decina di anni fa e ancora privo di un nome ufficiale.


Credits: Paolo Ghisu

Il progetto non si limita alla semplice osservazione visiva. Un aspetto fondamentale è la registrazione dei suoni del ghiacciaio, un elemento spesso trascurato ma incredibilmente rivelatore. I rumori del ghiaccio che si screpola, si muove e si spacca, le note di violino prodotte dai crepacci che si allargano e il fragore delle cascate alimentate dal disgelo, sono tutti segnali di un ecosistema in mutazione. Questi suoni, molti dei quali destinati a scomparire insieme ai ghiacciai stessi, vengono catturati sia con registratori diretti che con dispositivi bioacustici, capaci di registrare a lungo termine, anche in condizioni difficili.

 

Il cuore del progetto, ad ogni mod, è rappresentato dalle riprese in timelapse, una tecnica che consente di condensare mesi di cambiamenti in pochi minuti di video, mostrando il rapido ritiro del ghiaccio e la sua trasformazione nel corso di un'estate. Tre telecamere, installate in punti strategici del ghiacciaio e controllate da remoto via satellite, scattano immagini ogni due minuti, catturando il ciclo diurno e notturno, dal sorgere del sole fino alla notte. Le riprese continueranno per cinque mesi, da metà maggio a metà ottobre, documentando il processo di fusione e il drammatico ritiro del ghiacciaio, accelerato dai cambiamenti climatici.

 

"Vogliamo che chi guarda le nostre immagini e ascolta i nostri suoni si senta trasportato sul ghiacciaio - spiega Paolo Ghisu -. Non si tratta solo di documentare il cambiamento, ma di far vivere un'esperienza emotiva che possa sensibilizzare anche chi non ha mai avuto la possibilità di vedere un ghiacciaio da vicino". Il progetto non intende spiegare le cause o le conseguenze del cambiamento climatico in modo didattico; piuttosto, punta a coinvolgere lo spettatore attraverso la bellezza delle immagini e dei suoni, cercando di raggiungere anche un pubblico meno sensibile alle tematiche ambientali.


Credits: Paolo Ghisu

Mentre i ghiacciai si sciolgono a ritmi senza precedenti, progetti come questo ci ricordano l'urgenza di agire. Attraverso un approccio artistico e sensoriale, il team spera di far riflettere il pubblico sulla fragilità del nostro ambiente e sull'impatto delle nostre azioni. "I suoni del mondo stanno cambiando - spiega Ghisu - e molti di questi suoni sono in via di estinzione".

 

È un messaggio potente e un invito a ascoltare più attentamente il nostro pianeta.


Credits: Paolo Ghisu

Con questo progetto, il ghiacciaio dell'Adamello diventa non solo un simbolo del cambiamento climatico, ma anche un luogo di speranza e consapevolezza, un invito a riconnetterci con la natura e a proteggerla per le generazioni future.

 

Il progetto può essere seguito su tutti i canali social del progetto, su Instagram, Facebook e Youtube, e presto anche su un sito dedicato che ospiterà anche dei materiali di approfondimento sulle tematiche trattate.

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