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Ambiente | 12 marzo | 18:00

148 milioni per impianti e innevamento programmato e 4 per il turismo sostenibile: grande spazio ai finanziamenti pubblici nel nuovo report Neve Diversa di Legambiente

In Italia aumentano gli impianti temporaneamente chiusi e aperti a singhiozzo censiti da Legambiente, oltre 200 quelli dismessi e ben 158 i bacini di innevamento censiti. Appennino in forte affanno con il maggior numero di strutture rimaste chiuse o sottoposte ad “accanimento terapeutico” con il supporto di fondi pubblici: presentato il tanto atteso rapporto Neve Diversa 2024 da Legambiente

Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

A Milano ci sono quasi venti gradi e il cielo è terso, e la sala conferenze del centro Arca è piena di rappresentanti del mondo sfaccettato della neve, del suo studio, della sua gestione e del suo utilizzo a scopo turistico. Dagli impiantisti agli ambientalisti, passando per docenti universitari, ricercatori e giornalisti, questo gruppo variegato è riunito per assistere alla presentazione della nuova edizione del dossier Neve Diversa da parte di Legambiente.

 

I temi che tocchiamo oggi e in generale in questo rapporto sono raccontati in modo oggettivo - sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - non è una invettiva degli ambientalisti contro qualcosa o qualcuno ma un'analisi di quello che sta avvenendo sulle Alpi e sugli Appennini, sulle aree che sono un hotspot della crisi climatica a livello globale”.

 

Il ragionamento portato avanti con il dossier e con la tavola rotonda realizzata in occasione della sua presentazione, che ha visto la partecipazione di numerose voci tra cui quelle di Marco Albino Ferrari, Maurizio Dematteis e Vanda Bonardo, membri del comitato scientifico de L’AltraMontagna “non vuole fermarsi alla situazione attuale: non vogliamo fare una analisi della stagione 2023-24 ma ragionare collettivamente sui prossimi dieci, venti, trent’anni, sul futuro della montagna e soprattutto della neve, da un punto di vista non solo ambientale ma anche sociale ed economico”.

 

“Abbiamo bisogno di numeri e di dati” ha commentato Marco Albino Ferrari “e ogni anno accorriamo alla lettura del nuovo rapporto Neve Diversa”. La fotografia fornita dal rapporto annuale è quella di un manto nevoso sempre più effimero sulle Alpi e gli Appennini, ben rappresentata dai numeri relativi agli impianti sciistici oggi sempre più in difficoltà tra chiusure e aperture a singhiozzo, finanziamenti d’oro per l’innevamento artificiale che non accennano a diminuire e un futuro sempre più incerto per le Olimpiadi Milano Cortina 2026 tra ritardi e spese che continuano a lievitare.

 

Scopriamo così che sono in netto aumento tutti i parametri monitorati: 177 gli impianti temporaneamente chiusi nella Penisola (+39 unità rispetto all’anno scorso), di cui 85 in Appennino, 93 gli impianti aperti a singhiozzo (+9 rispetto al report precedente), di cui, anche in questo caso, ben 55 sugli Appennini. In crescita anche il numero delle strutture dismesse che raggiungono quota 260, rispetto alle 249 nel 2023, di cui 176 sulle Alpi, così come quello degli impianti sottoposti a quello che da qualche anno l’associazione definisce “accanimento terapeutico”, tenuti in vita solo dalle forti iniezioni di fondi pubblici, censiti in 241 di cui circa la metà sugli Appennini.

 


Fonte: Legambiente - Rapporto Neve Diversa 2024

 

Parte delle risorse pubbliche che definiscono questi casi “patologici” sono legate alla produzione di neve artificiale, che è stata massicciamente utilizzata sulla maggior parte del territorio nel corso della stagione e che ha costituito elemento necessario all’apertura di numerosi impianti. Il tema della neve programmata è legato a doppio filo a quello dei bacini idrici, utilizzati per la raccolta di acqua per la sua produzione, che sono aumentati di 16 unità rispetto all’anno scorso, arrivando a 158, di cui la stragrande maggioranza (141) sulla catena alpina.

 

Il rapporto evidenzia come i finanziamenti pubblici destinati all’ammodernamento degli impianti di risalita e degli impianti per l’innevamento artificiale non accennano a diminuire a livello regionale, e a livello nazionale mostrano chiaramente la scala di priorità del Ministero del Turismo: infatti se a queste pratiche sono stati destinati 148 milioni di euro nella stagione che avvia a concludersi, per la promozione dell’eco-turismo invece ne sono stati stanziati solo 4.

 

Il tema dei finanziamenti pubblici è particolarmente approfondito nell’ultima edizione del dossier, che comprende anche dei focus specifici sulle regioni Piemonte, Emilia Romagna e Toscana, particolarmente colpite dal surriscaldamento atmosferico e dalle sue conseguenze sulla materia prima neve. In particolare, in Piemonte, dove l’inverno che si appresta a terminare è stato il più caldo degli ultimi settant’anni, con una anomalia di più di 3°C rispetto al trentennio 1991-2020, i fondi per lo sci ammontano a 32.339.873 euro per il biennio 2023-2025 (in crescita rispetto a quello precedente). Un caso simile in Appennino è dato dall’Emilia Romagna, dove la stagione 2023-24 è iniziata con 4.067.000 euro stanziati per indennizzare le imprese del turismo invernale danneggiate dalla scarsità di neve.

 


Fonte: Legambiente - Rapporto Neve Diversa 2024

 

E’ una strada da fare insieme, dialogando e venendosi incontro; non vogliamo demonizzare queste pratiche, vogliamo lavorare insieme sui prossimi passi e sulla montagna del futuro” con questa parole Vanda Bonardo, presidente di Cipra Italia e della sezione alpina di Legambiente, nonché responsabile del Dossier Neve Diversa, ha commentato i grafici riassuntivi da lei mostrati alla platea curiosa. Bonardo ha sottolineato il desiderio di Legambiente di mantenere il dialogo aperto e disponibile all’ascolto e all’inclusione dei diversi attori coinvolti e in particolare all’inclusione di punti di vista diversi da quelli dell’associazionismo che mira alla tutela ambientale. Per questo motivo “abbiamo incluso nel rapporto diverse voci, tra cui quella di Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Funivia, presente anche all’evento, Nicola Bosticco, che da diciotto anni gestisce gli impianti di Bardonecchia in Alta Val Susa, Bruno Felicetti, direttore generale delle funivie diMadonna di Campiglio, Riccardo Beltramo, docente di eco-management dello sci e Monja Caiolo, che ha fornito il punto di vista dei sindacati.

 

Anche l’intervento della presidenza del Club Alpino Italiano, nella persona di Antonio Montani, è stato dedicato alla necessità di un approccio moderno alle tematiche ambientali: “L’ambientalismo della pura contestazione è un retaggio del passato, ora è importante dare spazio al ragionamento e al dialogo, senza aver paura di contaminarci e dando particolare attenzione a chi la montagna la vive 365 giorni l’anno”.

 

Tra le diverse statistiche presentate, spicca quella degli impianti temporaneamente chiusi, per diversi motivi. Tra quelli identificati da Legambiente come casi simbolo di questa categoria troviamo la Panarotta 2002, in Valsugana (TN), “in attesa di una nuova gestione e di un nuovo futuro”, Enego 2000, ad Asiago (VI), in attesa di finanziamenti per l’ammodernamento, la pista Schwandel a Tarvisio (UD), “non utilizzata in quanto isolata dai poli sciistici”, Pian Giasset a Crissolo (CN), chiusi per mancanza di neve e Campocatino a Guarcino (FR), “in una condizione di assenza totale di neve”.

 

Le piccole stazioni di bassa quota sono oggetto dell’intervento di Marco Albino Ferrari, che racconta la loro chiusura “a discapito delle super-stazioni e dei maxi-comprensori sciistici”. Infatti, “se le piccole stazioni chiudono, i grandi comprensori invece chiedono di aumentare il proprio dominio sciabile, aumentando l’offerta non in risposta a un aumento della domanda, ma per vincere la concorrenza, strappando clienti agli altri resort e rivolgendosi ad un mercato internazionale”. Un rapporto già poco lineare tra la domanda e l’offerta, che viene ulteriormente “inquinato dalla mano pubblica, da una parte con finanziamenti mirati ad aumentare le capacità dei grandi comprensori, dall’altra per i citati casi di accanimento terapeutico”.

 

La mattinata dedicata al Dossier si è svolta un continuo oscillare tra dati spaventosi che parlano di un’era, quello d’oro per lo sci da discesa, che ormai appartiene al passato, e spunti di speranza e lungimiranza da chi sta ragionando sulla montagna che verrà, come coloro lavorano al progetto Beyond Snow,  raccontato da Andrea Omizzolo di Eurac Research e Maurizio Dematteis che ha condiviso con la platea una riflessione sulle comunità che vivono il cambiamento in atto.

 

“Come ogni anno, il rapporto contiene anche le sezioni dedicate alle brutte idee e alle buone pratiche” ha raccontato Vanda Bonardo. Tra le “brutte idee e brutti progetti” troviamo le piste scavate sul ghiacciaio del Teodulo tra Zermatt e Cervinia per le gare di Coppa del mondo di sci, l’anacronistico progetto di riqualificazione degli impianti a bassa quota sul monte San Primo (LC) e il progetto del Kaberlaba Skidome ad Asiago (VI).  Per mantenere alta la speranza nei tempi futuri, il dossier si chiude con le buone pratiche, in cui figurano “l’inconfutabile modello di successo della Valle Maira” nel cuneese che “libera, verde e incontaminata, è riuscita a preservarsi dal cemento e dagli impianti di risalita per diventare il paradiso di chi ama il turismo slow e per gli amanti dell’outdoor” e la “nuova vita” di Recoaro 1000 (VI) dove, citando Pietro Lacasella “da un paio di anni soffia un vento di rinnovamento grazie allo spirito di iniziativa di alcuni imprenditori e cittadini, capaci di guardare oltre i cavi d’acciaio e i piloni” che ha portato alla riapertura del rifugio Gingerino, che si può raggiungere con le proprie gambe percorrendo 600 metri di dislivello una volta coperti da una funivia, dismessa a causa dello scarso innevamento e delle temperature elevate.  
 
Anche la mattinata di oggi, con la presentazione dei risultati e le tavole rotonde, si è conclusa con l’auspicio per un futuro migliore da parte di Giorgio Zampetti: “Continuiamo e continueremo a lavorare su questi temi sperando che piano piano goccia dopo goccia, o meglio, fiocco dopo fiocco riusciremo a cambiare qualcosa”.

 

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