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Di Fusco da Nuovo Quarto calcio al Trento

Il nuovo acquisto del Calcio Trento di Giacca racconta la sua esperienza al Nuovo Quarto, società per la legalità confiscata nel 2012 al clan camorristico della famiglia Polverino. Di Fusco: "Ambiente eccezionale. Organizzazione e strutture da serie superiore"

Domenico Di Fusco, nuovo giocatore dell'AC Trento
Di Luca Andreazza - 13 settembre 2016 - 10:02

TRENTO. Domenico Di Fusco, classe 1990. Professione: esterno sinistro difensivo di origine napoletana. Si inizia dalla fine. L'approdo in gialloblù vestito di calcio Trento il 28 giugno, quindi pochi giorni dopo l'amichevole di lusso contro il suo Napoli: “Un'emozione fortissima. Appena arrivato in ritiro, ho avuto l'opportunità di giocare contro la squadra del mio cuore. Un momento indelebile”.

 

Mimmo Di Fusco lascia la Campania e il settore giovanile azzurro ben presto, già a 13 anni parte infatti da Napoli e si trasferisce a Padova. L'avventura fra i biancoscudati dura cinque anni, quindi appena maggiorenne compie il salto nella prima squadra del Belluno in Serie D.

 

“Una storia come tante. Sono andato in collegio molto presto – ci spiega –. Al nord l'organizzazione è migliore, così come le infrastrutture. Per proseguire la mia crescita calcistica e per sperare di raggiungere il sogno del professionismo in tanti sono costretti a lasciare la famiglia”.

 

Dopo il primo assaggio di calcio vero a Belluno, Di Fusco ha vestito inoltre i colori di Este, Matera, Mestre e Luparense, ma soprattutto il Nuovo Quarto Calcio, società alla periferia nord di Napoli e salita alla ribalta nel 2012.

 

“Nel 2015 scelsi Quarto per avvicinarmi a casa dopo tanti anni a girovagare nel nord Italia - dice Domenico -; inoltre sono stato convinto da alcuni amici che già militavano nella società campana. Un'esperienza difficile, ma comunque molto formativa”.

 

Correva appunto l'anno 2012, quando il sodalizio campano venne sequestrato dalle mani del clan di Polverino, un clan camorristico operante nella zona nord di Napoli ramificato principalmente nei centri di Chiaiano, Marano e la citata Quarto.

 

Disciplina. Preparazione. Hobby. Nonostante le difficoltà ambientali, nel primo anno di vita, la Nuova Quarto per la legalità raggiunge la promozione in Eccellenza, diventando il simbolo della lotta alla camorra.

 

All'indomani della confisca, gli allenamenti si svolgevano in forma blindata e il rettangolo verde circondato da telecamere, ma le intimidazioni non mancavano: palloni bucati, reti delle porte bruciati, la targa in ricordo della partita contro la rappresentativa dell'Associazione nazionale magistrati rubata e tanti altri episodi.

 

“La stagione trascorsa in Campania non è stata facile. Non tanto dal punto di vista dell'ambiente. Il tifo nel sud è sempre molto caldo e partecipato, ma in realtà il contesto circostante era molto tranquillo. Normale sentire la pressione quando si gioca in “casa”. I tifosi avversari e del Quarto sono comunque sempre stati corretti – afferma il terzino –. Non ricordo nessuna rappresaglia particolare. I problemi risedevano da altri parti, in ambito societario”.

 

Sono trascorsi appena quattro anni e il sogno infatti è già svanito. La retrocessione in Promozione prima, problemi economici poi, ma la squadra per la legalità, il primo caso di società sportiva sequestrata perchè proprietà di mafia, non esiste già più.

 

“Ho difeso i colori di Quarto proprio nella stagione del fallimento. Un'annata complicata: la società non ha mai mantenuto i patti, le condizioni di lavoro al limite dell'impossibile, ma soprattutto infrastrutture fatiscenti. Spesso mancava la corrente elettrica e l'acqua calda”.

 

Politica. Soldi. Potere. Una storia ancora poco chiara, la cui matassa probabilmente non si dipanerà mai. Accuse reciproche fra l'amministrazione comunale subentrata all'associazione antiracket e fra la società sportiva. Le intercettazioni raccontano una verità che lascia intravvedere rapporti oscuri tra camorra e istituzioni; l'amministrazione accusa invece il Nuovo Quarto per la legalità.

 

Il sospetto che chiuso il capitolo dell'anticamorra, il clan si sarebbe riappriopriato tramite la politica del principale strumento di consenso sul territorio, ovvero sua maestà il calcio.

 

La Ssd Quarto ha aperto una strada e in seguito non è stata l'unica società, nelle serie minori, ad essere sequestrata perchè “collusa”, il calcio rappresenta infatti un modo per rinsaldare il controllo culturale, ma non solo, del territorio.

 

“Trento rappresenta una fantastica opportunità. Qui si respira calcio. Le strutture sono da Lega Pro, se non addirittura da Serie B. L'ambiente inoltre è ottimo. Tutti ci aspettano, ma siamo nelle condizioni di rendere al meglio” - conclude Di Fusco

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