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Parla Peppe Poeta, il coach del momento del basket italiano: "Con la mia Brescia sfido Trento per la vetta, ma quanto mi piace quest'Aquila dell'eterno Forray"

Nel 2016 Peppe Poeta, da giocatore, trascinava la Dolomiti Energia alla semifinale di EuroCup, oggi alla prima stagione da capo allenatore è in vetta alla classifica della Serie A. E sabato si gioca Brescia-Trento, sfida dai mille significati per il classe '85 di Battipaglia che pur da avversario non nasconde la stima per il progetto bianconero: "Trento riesce a far coesistere quello che per le altre squadre sembra impossibile: giocare bene, lanciare i giovani e vincere, tutto contemporaneamente. Ma la mia Germani è un gruppo incredibile: non potrei essere più felice di questo inizio di stagione"

Di Marcello Oberosler - 08 gennaio 2025 - 20:21

TRENTO. Sabato 11 gennaio alle 20 si gioca Germani Brescia - Dolomiti Energia Trentino: una partita densa di significati e risvolti, tra presente, passato e futuro

 

Intanto perché si affrontano le due squadre che guidano la classifica della Serie A di basket con 11 vittorie e 3 sconfitte, e chi vince sabato di fatto chiuderà in vetta il girone di andata oltre ad assicurarsi il seed numero 1 per le Final Eight di Coppa Italia a Torino di metà febbraio.

 

E poi perché sulla panchina della Germani siede un eterno ragazzo che compirà 40 anni a settembre ma che, alla prima stagione da capo allenatore, sta sorprendendo tutti per leadership, qualità e impatto: è quel Peppe Poeta che i tifosi di Trento ricorderanno, da giocatore, splendido protagonista della stagione 2015-16 con la maglia dell'Aquila.

 

Un personaggio tra i più amati del panorama italiano per la sua personalità travolgente, il suo sorriso contagioso e onnipresente e la sua capacità di far stare bene le persone intorno a lui. In pochi, nel campanilistico mondo del basket italiano, sono amati e apprezzati trasversalmente come il classe '85 di Battipaglia, uno che da giocatore rubava l'occhio per la sua intelligenza cestistica e il suo intuito per il basket, e che oggi si racconta a Il Dolomiti proprio a pochi giorni dal big match del PalaLeonessa che chiuderà un girone di andata comunque memorabile. 

 

Allora Peppe, com’è la vita da capo allenatore?
“Bellissima, e i risultati stanno aiutando: ma lo ammetto, sto assaporando ogni giorno e mi sto godendo ogni momento di questo percorso professionale e personale".

 

Anche perché le soddisfazioni non stanno mancando: 11 vittorie in 14 partite, a un certo punto 7 successi di fila. Niente male.

“Sì, è stato un inizio davvero andato oltre ad ogni più rosea aspettativa. A fare la differenza c’è stata una società che mi ha supportato, l'amministratore delegato Mauro Ferrari in primis ma anche lo staff e le persone che lavorano nel club dando tutto, ogni giorno, per questi colori. E poi sul parquet, nel lavoro quotidiano e il fine settimana in campo, posso contare su una squadra semplicemente incredibile per valori umani ancora prima che tecnici”.

 

Di cosa si sente più orgoglioso del lavoro svolto finora? 

“I ragazzi si divertono, stanno bene insieme sul campo e fuori. L’obiettivo che ci eravamo posti all'inizio dell'estate era quello, ecco perché oggi sono così soddisfatto e orgoglioso: poi è chiaro, la stagione è ancora lunga, ma vedere tutti i giocatori determinati, coinvolti, consapevoli della loro importanza nel disegno complessivo della squadra mi dà grande ottimismo e carica per la seconda metà della stagione, quella più importante”.

 

Ed era tutt'altro che scontato cominciare in una maniera così brillante al primo anno da head coach. 
“Ho trovato una piazza che mi ha accolto con grande entusiasmo, nonostante fossi alla prima esperienza da capo allenatore: a Brescia non mancano ambizione e voglia di far bene, ma c’è anche grande passione per questi colori e grande coinvolgimento del pubblico, della città, delle sue varie anime. Mi sto trovando davvero molto bene, merito anche come mi piace ricordare di uno staff tecnico di altissimo livello che ha resto più semplice il mio approccio in questa nuova veste, e in una nuova realtà”.

 

Di fronte sabato si troverà una Trento che ha cominciato la stagione con 10 vittorie consecutive esprimendo un basket spettacolare e vincente: quest'Aquila, da avversario, la preoccupa? 
“Quest'Aquila mi sta davvero piacendo tantissimo, lo ammetto. Giù il cappello davanti al lavoro della società e di coach Paolo Galbiati. È raro vedere una squadra che gioca una bellissima pallacanestro, divertente e coinvolgente; che lancia e dà responsabilità importanti a tanti giovani talenti emergenti; e che allo stesso tempo fa risultati buoni, tanto da essere stata in vetta alla classifica dall’inizio della stagione fino a oggi. Qualcuno riesce a fare una sola di queste tre cose, qualcuno arriva a 2 su 3: farle tutte e tre è da applausi, sono davvero una bellissima realtà del nostro basket. Non ce ne accorgiamo certo oggi, ma va sottolineato”.

 

A proposito di coach Paolo Galbiati, a Torino e Cremona lo ha avuto da allenatore. Oggi lo affronta da collega in un incontro al vertice della Serie A.

“Abbiamo vissuto insieme dei periodi davvero emozionanti, penso alla Coppa Italia vinta con Torino o a quella stagione a Cremona in cui sfiorammo i playoff con uno dei budget più bassi della Serie A. Lui in quegli anni mi ha accompagnato nel mio finale di carriera da giocatore, e io ho accompagnato lui nell’inizio della sua carriera da allenatore: un bel percorso condiviso fatto di bei momenti vissuti insieme. Affrontarlo sabato sarà un piacere”.

 

Trento per Peppe Poeta significa anche quella pazzesca stagione 2015-16: Julian Wright, la semifinale di EuroCup, una Dolomiti Energia che entra definitivamente nel “giro” del basket italiano ed europeo da protagonista.
“Fu una stagione assolutamente fantastica, che ricordo sempre con emozione e trasporto: la doppia vittoria in coppa contro Milano, la semifinale raggiunta in Coppa Italia, quella rimonta incredibile da -33 a Cremona… Chissà cosa sarebbe successo senza gli infortuni in serie che patimmo nel finale di stagione: sfortune che ci tolsero un po’ di soddisfazione negli ultimi mesi di un’annata comunque memorabile”.

 

 

E Trento non ha mai smesso di seguirla anche a distanza.

“Trento per me come ho detto rimane una società speciale, un progetto che prosegue con identità e idee in costante evoluzione anno dopo anno. Non è un caso vederla lì davanti". 

 

A maggior ragione in una Serie A in cui storicamente dominano altre piazze. 

“È una Serie A di livello veramente, veramente alto. In cui tante squadre finora sono state brave ad approfittare del dispendio clamoroso di energie di Milano e Virtus Bologna in Eurolega. Ne sta venendo fuori un campionato equilibrato, con tante squadre protagoniste, risultati a sorpresa e nuovi talenti lanciati su palcoscenici importanti. Quando le neopromosse sono del livello di Trapani e Trieste si capisce che per forza di cose il livello di competitività è di valore. Restiamo uno dei campionati migliori d’Europa”.

 

Al di là della sfida diretta di sabato, per restare davanti cosa bisognerà fare ancora meglio?
“Io affronto un giorno alla volta, una partita alla volta. È un campionato troppo equilibrato e impronosticabile per guardare in avanti. Restiamo concentrati e diamo il massimo, un allenamento dopo l’altro”.

 

In questo avvio di stagione in Serie A si sta forse parlando troppo di arbitri e arbitraggi, e troppo poco di basket giocato? 
“Io penso agli errori miei e dei miei giocatori: ho giocato le coppe europee, ho giocato all’estero, ritengo che la classe arbitrale in Italia sia di buonissimo livello, sbagliano come sbagliano giocatori e allenatori".

 

Una domanda su Toto Forray, unico "sopravvissuto" dell'Aquila dove ha giocato anche Lei, non si può non fare. 
“Per Toto si sprecano gli aggettivi, e direi giustamente perché i complimenti per l'eterno capitano di Trento sono sempre troppo pochi. Un grande giocatore e una grande persona: ha carisma, qualità, 'attributi'. Toto rappresenta davvero il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero in squadra, e che tutti i giocatori vorrebbero come compagni: è un leader totale e non mi stupisce che anche quest'anno stia spesso facendo la differenza. Poi con lui ho un rapporto di amicizia e di stima veramente profondo. E i tifosi bianconero possono stare tranquilli perché mi sembra che Pecchia, un altro che conosco bene, possa essere un suo degno erede...". 

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