Dall'Alto Adige alla nazionale brasiliana di biathlon, Gaia Brunello e un sogno olimpico a tinte verdeoro: "Un grande passo, ma era la cosa giusta da fare: mi sento libera"
Nata a Ortisei, cresciuta sulle nevi dell'Alto Adige, da quest'anno la biatleta classe 2002 Gaia Brunello ha scelto di lasciare la nazionale italiana e di gareggiare per il Brasile, cercando nuove strade per inseguire i suoi ambiziosi sogni con vista Giochi Olimpici 2026 nella "sua" Anterselva

TRENTO. A Obertilliach una tuta verdeoro sfreccia sulle piste innevate: siamo in Austria, è il pomeriggio del 19 dicembre, è in corso una gara sprint di Ibu Cup, la serie “cadetta” del biathlon internazionale. L’atleta con il pettorale 51, unica rappresentante nella tappa della nazionale brasiliana, si chiama Gaia Brunello. Anno di nascita 2002. Luogo di nascita, Ortisei. Ortisei?
Sì, perché a 22 anni Gaia Brunello, nata e cresciuta in Alto Adige, ha deciso di compiere una scelta audace e - senza mezzi termini - sorprendente: lasciare i colori azzurri e rappresentare il Brasile nel biathlon, sport invernale nordico che più nordico non si può. Una decisione che, oltre a segnare una svolta nella carriera sportiva della giovane gardenese, porta con sé diversi stimoli anche per riflettere sul sistema sportivo italiano e su quello (neonato o quasi, sul fronte "invernale") del Brasile, tra sogni, ostacoli e speranze.
GAIA BRUNELLO: SEGNI PARTICOLARI, PURO SPIRITO COMPETITIVO.
“Ho sempre amato lo sport in tutte le sue forme”, racconta Gaia a Il Dolomiti. “Da piccola ho praticato sci alpino, ginnastica artistica, pattinaggio. Un po' di tutto. Ho cominciato con lo sci di fondo e poi quando avevo circa 10-11 anni anche con il biathlon seguendo le orme di mia sorella Fabiana, di due anni più grande di me. Papà Fabio ci portava spesso a sciare, e da lì ho voluto provare anch’io: giorno dopo giorno però ho capito che il biathlon per me era più di un semplice sport, era una passione che col tempo mi ha travolto”.
E così sulle nevi dell’Alto Adige intorno a Ortisei la giovane Gaia comincia a competere. Poi a vincere. E quindi a sognare. “Da piccola ero spesso tra le prime, e questo mi ha motivata. Sono una ragazza molto competitiva, non sono nello sport: una mentalità che mi ha spinto anno dopo anno a mettermi alla prova e a crescere per raggiungere nuovi obiettivi”.
Per Gaia arrivano le prime soddisfazioni nelle gare giovanili nazionali azzurre, poi l’inserimento nel gruppo che disputa la Coppa del mondo junior: “Sono entrata nel Comitato Altoatesino e ci sono rimasta per alcuni anni, poi la scorsa stagione, l’ultima da junior, sono stata aggregata al gruppo sportivo dell’Esercito e ho anche ottenuto buoni piazzamenti, ma non sono riuscita a essere arruolata definitivamente. Questo ha reso il mio percorso più difficile: spesso mi sono trovata ad allenarmi da sola o con lo sci club della Val Gardena”.
Una stagione, insomma, in cui Gaia si rende conto che il suo sogno le sta scivolando dalle mani: d’altronde in Italia il "sistema" di questi sport è davvero spietato. Banalizzando un concetto un po’ più complesso di così, se dopo le “giovanili” non trovi il modo di entrare nei (pochi) posti messi a disposizione dai corpi sportivi militari, è game over. Troppo difficile logisticamente e troppo costoso “arrangiarsi” con allenamenti, materiali e organizzazione. E così in tanti si mettono il cuore in pace, tengono lo sport come hobby e passano a un nuovo capitolo della propria vita: un percorso che anche Gaia per un po’ ha pensato di dover intraprendere, volente o nolente. “Ho cominciato a lavorare nell’albergo dei miei genitori per far quadrare i conti e dare anche una mano alla mia famiglia, dando il mio contributo. Ma dentro di me sentivo che il capitolo biathlon non era ancora chiuso. Così mi sono detta che, se non riuscivo ad andare avanti in Italia, dovevo inventarmi qualcosa di diverso, trovare nuove strade per continuare ad inseguire i miei obiettivi. Mi sono detta che non mi sarei arresa tanto facilmente: non sarebbe stato qualche ostacolo lungo la strada a fermarmi dopo tutti i sacrifici e le emozioni di questi 12 anni di biathlon”.

IL BRASILE: LA NUOVA STRADA PER LA STORIA
Papà Fabio è un altoatesino “doc”, mamma Aurea invece è nata e cresciuta in Brasile, poi si è trasferita in Italia dove ha conosciuto e sposato "il signor Brunello". “Mamma è di Salvador de Bahia- riprende Gaia - abbiamo tanti parenti in Brasile e siamo andati spesso a trovarli. Per qualche anno, crescendo, in molti scherzavano sul fatto che avrei potuto cambiare nazionalità. All’inizio non ci pensavo, ma con il tempo quelle battute sono piano piano diventate un’idea concreta”. Anche perché proprio pochi mesi fa ha fatto “notizia” il cambio di nazionalità di uno dei migliori sciatori del mondo: “Sì, quando ho visto Lucas Braathen passare dalla Norvegia al Brasile nello sci alpino, ho capito che quella che avevo in mente poteva davvero essere una strada percorribile”.
“Ho iniziato a informarmi sul biathlon in Brasile e ho contattato la Federazione brasiliana degli sport invernali. Dopo aver parlato con loro, ho capito che sarebbe stata un’opportunità unica per continuare a praticare il mio sport e inseguire i miei sogni”.
Dire che il biathlon in Brasile sia ancora agli albori, è usare un eufemismo: tradizione zero, ma entusiasmo mille. “In generale sul fronte degli sport invernali nel Paese c’è poca ‘storia’ ma molto interesse nello sviluppo delle varie discipline. E l’entusiasmo che si percepisce nella federazione e nella ‘base’ mi ha impressionato: è una bellissima sfida e una grande opportunità poter contribuire allo sviluppo del biathlon in Brasile e in Sudamerica, anche solo portando visibilità a questo sport”.
La Federazione brasiliana degli sport invernali, grazie agli importanti contributi dell’Ibu (la federazione internazionale del biathlon) sostiene gli atleti sia economicamente che logisticamente, garantendo così a Gaia la possibilità di allenarsi in autonomia sulle sue nevi di casa e fare vita da atleta “professionista”. “Per ora – prosegue la diretta interessata – continuo ad allenarmi in Italia con i miei allenatori dello Sci Club Gardena, che mi seguono da quando ero piccola. Per il futuro, vedremo: è tutto in costruzione”. In Brasile montagne sostanzialmente non se ne vedono, figurarsi neve: eppure qualcuno pratica la versione “estiva” della disciplina sognando di potersi mettere alla prova sulle nevi di Europa e Nord America. “Stanno nascendo e stanno crescendo i primi centri di ski roll e i primi poligoni, non sono strutture comparabili a quelle delle nostre parti ma si percepisce la determinazione di questa piccola realtà di poter prendere parte alle competizioni internazionali”.
Anche perché l’Ibu, come detto, sta aprendo i rubinetti (tradotto, investendo cifre importanti) con l’ambizioso obiettivo di aiutare le federazioni più piccole a crescere e trasformare così il biathlon in uno sport davvero “mondiale”.

IL DEBUTTO, LE EMOZIONI, I SOGNI... ALTOATESINI
Certo il cambio di “colori” e passaporto sportivo di Gaia non dev’essere passato inosservato tra compagne di squadra, amici, amiche, allenatori e “addetti ai lavori”. “All’inizio avevo qualche timore, un po’ di paura su come sarebbe stata vista questa decisione, ma in realtà ho ricevuto tantissime reazioni positive, messaggi di incoraggiamento e attestati di stima. Tutti quelli che conoscono la mia storia sanno perché ho fatto questa scelta, sanno quanto sia motivata e determinata, e sono contenti per me. Certo, è stato un grande passo, ma sapevo che era la cosa giusta da fare per me, sia come atleta che come persona”.
Il debutto ufficiale ad Obertilliach in Ibu Cup non è stato facile, anche a causa di un piccolo infortunio e di un fastidioso malanno, ma le sensazioni di Brunello sono ottime: “Sono molto felice. Durante la mia prima gara non ho sentito alcuna pressione, mi sono sentita libera. Sapevo di essere in competizione con me stessa, di non dover dimostrare niente a nessuno, e credo che questa leggerezza mi abbia aiutato molto al poligono dove ho commesso un solo errore ed ho avuto ottime sensazioni. È stato un bellissimo debutto, anche se so di valere molto di più del mio risultato”.
Il 66esimo posto di Gaia non le ha permesso di qualificarsi per la mass start successiva, ma siamo solo all’inizio della stagione e come avrete intuito, la 22enne gardenese non nasconde le sue ambizioni: “Il mio primo obiettivo è riuscire a qualificarmi per partecipare ad una gara di Coppa del Mondo: al momento il Brasile non ha pettorali garantiti e quindi per guadagnarsi la partecipazione a tappe di Coppa del mondo occorre fare buoni risultati in Ibu Cup e conquistarsi il posto sul campo. Credo che per me sia un traguardo realistico, sarebbe stupendo riuscire a debuttare entro la fine della stagione”.
Ma il sogno a lungo termine è a cinque cerchi: d’altronde nel 2026 le Olimpiadi invernali saranno in Alto Adige, ad Anterselva. Sostanzialmente a un passo da casa per la classe 2002 di Ortisei: “Sarebbe incredibile partecipare alle Olimpiadi di casa con la nazionale brasiliana e scrivere la storia di questo Paese in un evento così importante. Ci metterò tutta me stessa, sarebbe un sogno che si avvera. Per amore di me stessa, di chi crede in me e di questo sport straordinario, il biathlon”.