Vi racconto Tadej. Il manager del fuoriclasse sloveno Alex Carera sul neo campione del mondo: "Un ragazzo d'oro, unico che vive per la bicicletta e la sua compagna Urska"
Il trittico Giro, Tour, Vuelta? "Impossibile, assolutamente impossibile. Andare a caccia di questo tris significherebbe rischiare d'inceppare un "motore" meraviglioso e compromettere la stagione successiva. Che senso ha provare a vincere tutto un anno e, quello successivo, restare a secco? Nessuno. Che poi la Vuelta sia un obiettivo per il futuro, questo sì, perché Tadej vuole conquistare, almeno una volta, tutta le corse più importanti del calendario"

BRESCIA. Alle spalle ogni grande atleta c'è un grande team. Non solamente quello ufficiale che, nel caso di "Sua Maestà" Tadej Pogacar, è il migliore del mondo perché l'Uae è la "corazzata" del ciclismo moderno.
Dietro i successi del fuoriclasse sloveno che, dopo aver dominato il Giro d'Italia e il Tour de France, domenica scorsa si è laureato campione del mondo, stravincendo la prova disputata a Zurigo al termine di una gara in cui ha ribadito, ruggendo sul percorso e sul traguardo, che il più forte del pianeta è lui, c'è anche un manager preparato, attento ed esperto.
Ecco, allora, che nella carriera e nel percorso del 26enne di Komenda, un ruolo fondamentale lo ha ormai da sei anni il manager lombardo - milanese di nascita ma bresciano d'adozione - anche se si divide tra Borgosatollo e Chiasso, Alex Carera che, assieme al fratello Jonnhy, cura praticamente da sempre gli interessi di Tadej
Il rapporto tra le parti è solidissimo ed è iniziato già diversi anni or sono. A segnalarlo ai fratelli Carera è stato lo sloveno Andrej Hauptmann, ex assistito dalla coppia di procuratori più famosi al mondo. "Poga" vinse il "Lunigiana" da juniores, praticamente da solo (un po' come ha fatto domenica scorsa a Zurigo) e i due manager capirono subito che quello non era un corridore come tutti gli altri. Da lì nacque il rapporto professionale con Tadej.
E, piccola curiosità, Alex Carera conserva ancora in ufficio la maglia di leader che Pogacar indossò al Tour de l'Avenir nel 2018 e che lo lanciò nel mondo dei "grandi". Dove, in pochi anni, è diventato "il più grande".
Partiamo da domenica. Lei era a Zurigo, ovviamente. Sì e emozionato?
"Tantissimo e non poteva essere altrimenti. Anche se, lo confesso, dai meno 20 ai meno 15 dal traguardo qualche preoccupazione l'ho avuta, visto che il vantaggio calava e dietro sembravano essersi organizzati. Poi, però è tornato a guadagnare ed è stata apoteosi. I due momenti più intensi sono stati quando è partito all'attacco e, ovviamente, al momento dell'arrivo".
E' più emozionante la vittoria in un Grande Giro o al Mondiale?
"Il Mondiale, senza dubbio, perché è la più importante corsa di un giorno e, dunque, le emozioni e le sensazioni sono tutte concentrate nell'arco di poche ore. I Grandi Giri sono, invece, "spalmati" su più settimane e, dunque, anche le emozioni sono un po' più diluite".
Scatto a 100 chilometri dal traguardo, gli ultimi 51 di fuga solitaria. Qualcuno direbbe una vittoria "senza senso".
"Tatticamente è stata una scelta perfetta la sua, magari sorprendente ai più, ma la scelta di partire ai meno 100 dal traguardo è stata impeccabile. Roglic aveva già fatto il suo, Novak e i giovani erano stanchi dopo aver lavorato duramente e Tratnik era davanti e, infatti, l'ha atteso per aiutarlo a rientrare sui fuggitivi. Tadej è partito con l'obiettivo di portare con sé altri 5-6 tra i "big" e "spaccare" la corsa. Nessuno l'ha seguito e, allora, è andato da solo, facendo un "numero" pazzesco".
Torniamo al Giro d'Italia e alla 21esima tappa, quella in cui Tadej, oltre a trionfare sul traguardo di Bassano del Grappa, durante l'ultima salita regala la borraccia ad un giovane tifoso che gli corre a fianco. Il video ha fatto il giro del mondo.
"Quello è esattamente Tadej, che non ci ha pensato su due volte. E, dopo le corse, sia che vince che perda, è disponibile e gentile con tutti, tifosi, avversari, giornalisti. Indipendentemente dal risultato, perché è una persona d'oro prima che essere un campione con la C maiuscola. Anzi, come ho detto prima, è più di un campione".
In tanti sperano che, un giorno, Pogacar possa realizzare il "trittico" Giro - Tour - Vuelta. Fantaciclismo o è un obiettivo realistico?
"Impossibile, assolutamente impossibile. Andare a caccia di questo tris significherebbe rischiare d'inceppare un "motore" meraviglioso e compromettere la stagione successiva. Che senso ha provare a vincere tutto un anno e, quello successivo, restare a secco? Nessuno: meglio puntare sempre ad un grande Giro, ad alcune classiche "monumento" e ad altre corse. Che poi la Vuelta sia un obiettivo per il futuro, questo sì, perché Tadej vuole conquistare, almeno una volta, tutta le corse più importanti del calendario. Ed è a buon punto".
La scorsa estate lei aveva dichiarato in un'intervista che all'appello mancavano la Vuelta, la Parigi - Roubaix e il Mondiale. Beh, "fuori uno".
"E il Mondiale, vi posso assicurare, nella testa di Tadej fa già parte del "passato". La corsa più importante, per lui, è sempre la prossima, a cominciare dal Giro dell'Emilia di sabato prossimo".
Al di fuori delle corse che ragazzo è Tadej Pogacar?
"Utilizzo una metafora, magari abusata, ma che rende perfettamente l'idea: Tadej è il perfetto ragazzo della porta accanto. Semplice, umile, solare, tranquillo, con due priorità nella vita: la bicicletta e Urska, con cui vive in simbiosi, condividendo tutto. E' una persona eccezionale, oltre a essere più di un campione. Un fuoriclasse, destinato a scrivere pagine indelebili della storia del ciclismo".
E' vero che martedì, due giorni dopo aver vinto il Mondiale, è andato a farsi un giro in bici con la compagna Urska e Carlos Sainz, il pilota della Ferrari?
"Certo, sono andati in bici a mangiarsi la focaccia. Un'uscita in bici, in amicizia, per sgranchirsi un po' le gambe e godersi il successo di Zurigo. Tadej ha tanti sinceri ammiratori tra gli sportivi di alto livello e, infatti, sono stati in moltissimi a complimentarsi con lui dopo la vittoria del Mondiale. Proprio perché è un ragazzo d'oro e sa farsi voler bene"
La parola "appagamento" non esiste nel vocabolario di Pogacar. Dopo il Mondiale sarebbe "normale" pensare a riposarsi e, invece, lo vedremo per tre volte in una settimana sulle strade italiane, visto che parteciperà al Giro dell'Emilia, alla Tre Valli Varesine e al Giro di Lombardia. Tadej non corre mai "per partecipare": dunque lo aspettiamo combattivo, soprattutto al "Lombardia".
"Beh dopo il Tour ha fatto due gare in Canada e corso al Mondiale e, dunque, ci sta assolutamente che corra ancora. Tutti parlano del Giro di Lombardia, ma prima c'è l' "Emilia" dove, tra l'altro, non ha ancora vinto. Lui corre sempre per vincere".
Chi era abituato a vederlo in rosa e il giallo, adesso dovrà fare l'occhio alla maglia con i colori dell'iride. La più bella di tutte.
"Quella nuova, con gli sponsor, non l'ha ancora vista nemmeno lui e sarà pronta per il Giro dell'Emilia. Domenica ha indossato quella "tradizionale" dell'Uci e vederlo con addosso quei colori è stata una grande emozione che, ancora una volta, lo ha ripagato dei tantissimi sforzi che ha fatto da quando ha iniziato a pedalare".