“Trento, modello alternativo vincente”. L’Academy di Marco Crespi, visionario leader di un basket giovanile d'avanguardia: “Idee e curiosità l'antidoto a un mondo superficiale”
Marco Crespi, uomo di basket con lunga esperienza tra le panchine di Serie A e nazionali, oggi è a capo della Dolomiti Energia Basketball Academy di Trento e racconta a Il Dolomiti il percorso che ha portato il club bianconero a diventare un esempio di eccellenza nel panorama giovanile italiano e internazionale. "Ma è tempo che l'Academy abbia una struttura che possa chiamare 'casa': anzi, due"

TRENTO. Quante volte si usano a sproposito parole come progetto, idee, visione? Nello sport giovanile, ahinoi, quasi sempre. Il “quasi” è garantito dalle eccezioni, e la Dolomiti Energia Basketball Academy è una di queste.
A capo di uno dei settori giovanili più innovativi e “vincenti” (nei modi, ancora prima che nei risultati) del panorama internazionale c’è Marco Crespi. Per gli appassionati di basket, un grande nome: ha allenato per decenni in Serie A anche in piazze prestigiose, è stato Ct della Nazionale femminile italiana e di quella svedese, è stato a lungo anche apprezzato telecronista Sky di Nba e basket internazionale. Tanto per limitarci solo ad alcuni capitoli di un curriculum a tutti gli effetti impressionante.
Ma cosa ci fa “uno così” a Trento, città di provincia della pallacanestro italiana? Beh, la vita è fatta di fortuna e di scelte. O di destini, se vogliamo. L’arrivo di Crespi all’ombra del Bondone è a tutti gli effetti una storia di coincidenze e fato: ma da quando Marco ha scelto di vivere a Trento e poi da quando nell’estate del 2022 ha cominciato a costruire il “suo” innovativo modello di basket giovanile targato Aquila Basket, tutto è cambiato. “Non è solo un modo di fare basket, è un modo di vivere: la nostra Academy è una comunità culturale”, la definisce con orgoglio paterno.
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Un percorso in costante evoluzione, fuori dai solchi ormai desueti del “così si è sempre fatto”; un percorso che unisce sport, scuola, cultura, volontariato e che accompagna i ragazzi alla ricerca di sé, dentro il campo e fuori, coinvolgendoli nella loro crescita come giocatori ma soprattutto come persone, come giovani uomini.
Obiettivo ambizioso e per certi versi utopico che però Crespi “sente” in maniera viscerale: gli brillano gli occhi quando parla delle esperienze dei “suoi” ragazzi da volontari con Trentino solidale, o delle verifiche superate a scuola con un buon voto dopo aver magari litigato con una materia o preso un debito. Certo poi c’è anche il campo, ma non solo il campo. “I ragazzi non ‘giocano’ a Trento. ‘Vivono’ a Trento”.
Non è un caso se Eurolega, che da questa parte dell’Oceano è la massima espressione del basket internazionale, ha scelto di inserire la Dolomiti Energia tra le partecipanti al prossimo Adidas Next Generation Tournament, prestigioso torneo per formazioni Under 19 a cui prendono parte le migliori squadre d’Europa e dove in passato sono sbocciati talenti del calibro di Luka Doncic, Victor Wembanyama o Bogdan Bogdanovic, oggi luminose stelle Nba.
"L’essere stati invitati dall'Eurolega a partecipare all’Angt è qualcosa di speciale”, ammette Crespi parlando a Il Dolomiti. “Un riconoscimento per il nostro club e per chi lo dirige, per aver voluto fortemente che il settore giovanile e il suo sviluppo fossero un’area fondamentale di Aquila. Andare a Belgrado ed essere in campo in quella competizione sarà occasione di motivazione per ogni ragazzo che gioca con noi e per quanti vorranno scegliere di farlo in futuro. Quando ho saputo la notizia mi sono emozionato: è stato premiato un lavoro di squadra. Di tutta Aquila Basket Trento, dal Cda alla dirigenza; di tutti gli allenatori, i preparatori, i collaboratori. E di tutti i giovani giocatori che alimentano questo progetto giorno dopo giorno con il loro entusiasmo, il loro talento, la loro voglia di uscire da ogni allenamento un po’ migliori rispetto a quando sono entrati in palestra. Quando abbiamo cominciato questo cammino insieme, pensare di poter prendere parte all’Angt era un piccolo sogno: oggi è un passaggio emozionante che diventa uno stimolo per continuare a crescere. Un punto di partenza verso nuovi ‘piccoli sogni’ da trasformare in realtà”.
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Al momento nella foresteria bianconera ci sono 11 giovani tra i 14 e i 18 anni di età: Trento nel giro di qualche anno è passata dalla “ricerca” di giocatori da reclutare alla “selezione”. Banalizzando, non è più l’Aquila che cerca i talenti, ma i talenti che cercano l’Aquila: da tutta Italia ragazzi e famiglie fanno la fila per poter entrare a far parte della Dolomiti Energia Basketball Academy.
"Viviamo – riprende Crespi - in un mondo dominato dall'apparenza e dalla superficialità, una tendenza che per forza di cose impregna anche il mondo dello sport e il basket: sembra una gara a chi posta più foto di tornei, esalta i punti segnati da questo o da quel ragazzo, con tanto di highlights sui social. Ecco, questo non è quello che vogliamo essere e che vogliamo trasmettere. Noi vogliamo provare a vivere il basket e la crescita dei ragazzi andando più in profondità: meno tornei, più qualità negli allenamenti. I nostri adolescenti non sono solo atleti, ma esseri umani da formare anche caratterialmente e culturalmente. Abbiamo un sistema di allenamenti diverso da quello abituale, raramente si lavora in palestra ‘di squadra’ ma divisi in piccoli gruppi, composti anche da ragazzi di annate differenti; si lavora con attenzione al dettaglio, sviluppando le competenze tecniche ed ‘emotive’ in percorsi altamente individualizzati che poi si intrecciano in una vita di squadra e di gruppo fatta anche di partite e competizioni, naturalmente. La routine è il nostro nemico: la combattiamo con lo sguardo alto, gli occhi aperti e una costante curiosità intellettuale. Trasmettendo il modo in cui vogliamo che i nostri ragazzi siano, in campo e fuori: attivi, curiosi, autonomi, responsabilizzati. Protagonisti".
Non è sempre facile o scontato rimanere “fedeli” ad una linea che non richiede solo di “fare canestri”, ma di impegnarsi in qualcosa di più grande giorno dopo giorno con costanza e determinazione. Parole belle che poi vanno rese concrete, sistemi che per forza di cose non sono per tutti, tant’è che qualche “pezzo” per strada lo si è perso tra giocatori e tecnici. Ma a due anni di distanza dal “giorno 1”, il progetto sta cominciando ad avere un impatto anche sul lavoro della prima squadra, quell’Aquila Basket capolista solitaria in Serie A.
“Saliou Niang è un ragazzo che qui a Trento è stato messo nella condizione di poter esprimere uno sviluppo tecnico e umano straordinario, vederlo con la maglia della Dolomiti Energia e quella della Nazionale maggiore è motivo di grande orgoglio. Ma vogliamo continuare a lavorare per creare i presupposti per un passaggio più costante e consistente di ragazzi dal settore giovanile alla prima squadra. Serve continuità, energia, ma anche capacità di evolversi: la visione di ieri non basta per oggi, quella di oggi non basta per domani".
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Insomma, in un contesto di basket giovanile nazionale che piange giorno dopo giorno l’assenza di giocatori di alto livello e di “nuovi campioni”, autoflagellandosi nella sua mediocrità al cospetto di una Nazionale sempre più debole sotto tutti i punti di vista, a Trento si cerca di far prevalere l’importanza del fare, non del lamentarsi.
"Spesso – prosegue Crespi - sento dire che la Federazione non fa abbastanza, o che la Legabasket non fa abbastanza. Ma lamentarsi di questo e quell’altro e continuare anno dopo anno a convincersi che la soluzione ai problemi debba arrivare dall’alto non serve a cambiare le cose. Chi vuole crescere deve agire: noi nel nostro piccolo, ci stiamo provando. E intorno a noi vedo tante realtà dinamiche, allenatori competenti, voglia di scuotersi”.
Ma non sarebbe ora che questa Academy a Trento, costretta ai salti mortali per giocare e allenarsi tra le palestre di Sanbapolis, Gardolo, PalaTrento e palestra del Liceo Galilei, avesse una casa tutta sua? Domanda retorica a cui Crespi non si sottrae. Anzi.
"Sì, certo. Sarebbe fantastico. Darebbe un cambio di passo e di forza straordinaria. E dirò di più, di ‘case’ che ci servono ne avrei due in mente. La prima, una struttura dedicata all’Academy, che ‘sogno’ come uno spazio sempre aperto ed accessibile per gli atleti: in questa città ci sono tante palestre, ma ancora più società sportive di tutti i tipi e non è facile avere gli spazi fisici in cui portare avanti tutte le attività. E poi vorrei una foresteria ‘vera’, più ampia e inclusiva. Abbiamo tante idee, continueremo a lavorare con il sorriso per metterle in campo giorno dopo giorno”.