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Tadej Pogacar compie un altro capolavoro: lo sloveno trionfa anche al Giro dell'Emilia con la maglia di campione del mondo. Vince dopo 38 chilometri di fuga solitaria

Sotto una pioggia battente lo sloveno scappa sulla prima ascesa al San Luca: alcuni avversari, tra cui Evenepoel, provano a far saltare il banco, ma lo sloveno rompe gli indugi. Se ne va in solitaria e vince con un margine incredibile su tutti gli altri. E il pubblico lo osanna: è l'idolo incontrastato ad ogni angolo del pianeta

Di Daniele Loss - 05 ottobre 2024 - 16:41

BOLOGNA. "Bologna è una regola" canta Luca Carboni. Quella di Tadej Pogacar. E la regola è semplice: se c'è lui in corsa, non ce n'è per nessuno.

 

Gli aggettivi sono finiti, i superlativi assoluti pure, lo stupore aumenta invece giorno dopo giorno. Non c'è più niente da dire: è sempre più "l'era di Tadej", di un marziano sceso dal pianeta "Ciclismo" per dettare legge, forse per il prossimo decennio.

 

Solamente sei giorni fa Pogacar si è laureato campione del mondo a Zurigo con una fuga di 100 chilometri, gli ultimi 50 percorsi in solitaria, ma quel successo fa già parte del passato del fuoriclasse di Komenda. E non solamente a parole perché, in una giornata all'insegna del "tempo da lupi", con pioggia battente per tutta la gara e freddo, il "Cannibale" del ventunesimo secolo ha trionfato anche al Giro dell'Emilia.

 

Dimostrando, con i fatti, che la vittoria più importante è sempre la prossima. E, allora, aggiorniamo l'elenco del 2024: Strade Bianche, Vuelta Catalana (con 4 tappe), la Liegi - Bastogne - Liegi, il Giro d'Italia (6 tappe), il Tour de France (6 tappe), il Grand Prix di Montreal, il Mondiale e, adesso, per l'appunto, il Giro dell'Emilia. In tutto fanno 24 successi. Roba, per l'appunto, da alieni.

 

Sotto una pioggia battente si parte da Vignola e, dopo alcune "fughine", l'ultima delle quali tentata da Thomas, Ganzabal e Martinelli, a 40 chilometri circa dall'arrivo il gruppo si ricompatta, a poche centinaia di metri dall'imbocco della prima ascesa al Santuario di San Luca, da ripetere per ben cinque volte.

 

La corsa s'infiamma sin dal primo attacco alla salita e succede quello che non ti aspetti. In tutti i sensi. Remco Evenepoel prova a far saltare il banco con una rasoiata, Pogacar si piazza a ruota e il gruppo si "spacca". Un Astana cerca il contropiede ma poi, a 37,8 chilometri dall'arrivo, "Sua Maestà" decide che si è "stufato" della compagnia.

 

Nel tratto delle Orfanelle, il più duro della salita, il campione del mondo piazza la rasoiata, l'americano Jorgenson resta con lui per qualche decina di metri e poi deve arrendersi, come tutti gli altri, all'ineluttabile.

 

"Poga" se ne va, gli avversari lo vedono scomparire inesorabilmente e, al primo scollinamento, sono già più di 20 i secondi di margine. Che poi diventano 44, mentre al terzo passaggio, dopo due discese controllate, il vantaggio del fuoriclasse di Komenda raggiunge il minuto e 10 secondi su Jay Hindley, fuoriuscito dal gruppo e 1'36" sul plotone.

 

Non ce n'è più per nessuno, gli altri finiscono alla deriva, con il vantaggio che vola oltre i due minuti. Un uomo solo al comando, sino alla fine, in passerella sull'ultimo passaggio sul San Luca.

 

Trionfa, a braccia alzate, con la maglia di campione del mondo all'ombra di San Luca. La sua divisa con i colori dell'iride brilla dappertutto. E, ovunque, tutti lo amano.

 

Secondo giunge Tom Pidcock, terzo un eccellente Davide Piganzoli.

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