Sinner, Wada, Itia, Iene. Che confusione. Massimiliano Ambesi prova a fare chiarezza: “Ricorso sorprendente. La sentenza? Difficilmente prima di febbraio”
Massimiliano Ambesi, analista, commentatore e opinionista per l'emittente televisiva Eurosport, intervistato da Il Dolomiti, cerca di fare il punto sul "caso Sinner", una vicenda sempre più intricata e complessa

TRENTO. Massimiliano Ambesi è una voce di rara capacità analitica nel tumultuoso e umorale mare in tempesta del giornalismo sportivo italiano: non sorprende quindi che l’opinionista di Eurosport anche su un caso come quello di Jannik Sinner arrivato, in maniera più o meno scomposta, all’opinione pubblica, sappia dare una prospettiva unica, fuori dal coro, razionale.
“Quello di Wada contro Sinner è un ricorso che trovo personalmente sorprendente”, racconta Massimiliano a Il Dolomiti. “Peraltro annunciato con una nota stampa scarna e contraddittoria”.
In attesa della sentenza del Cas, cioè la Corte Arbitrale di Losanna (e passeranno mesi), sembra che perdano tutti: Sinner dovrà giocare per mesi in una situazione particolarmente difficile e stressante con una spada di Damocle sopra la testa, il tennis deve fare i conti con il suo numero 1 al mondo in questa situazione. E la Wada?
Massimiliano, andiamo con ordine.
“Il compito della Wada non è certo quello di alimentare la cultura del sospetto dando vita a una sorta di caccia alle streghe. L’Agenzia nasce con l'obiettivo di promuovere e coordinare la lotta al doping combattendolo con tutti i mezzi a disposizione affinché i risultati non vengano alterati dall’utilizzo di sostanze non lecite. Un impegno volto a garantire al contempo la salute stessa degli atleti".
Nel caso di Sinner, la Wada ha chiesto l'applicazione di una squalifica che va da un anno a due anni: quindi ha di fatto accettato la ‘tesi’ della contaminazione.
“La tesi della contaminazione è stata chiaramente accettata perché in caso contrario la richiesta di squalifica sarebbe stata di quattro anni. Wada ha messo in discussione la valutazione dell’elemento soggettivo proposta dai giudici del tribunale di primo grado ritenendo che la condotta di Sinner non fosse esente da colpa e negligenza. Tuttavia, mi domando quale sia l’opportunità di un ricorso in appello quando è acclarato che la positività non intenzionale non abbia generato alcun tipo di vantaggio e non sia frutto della volontà di eludere le regole o volgarmente parlando 'di doparsi'. Quale obiettivo si è posta Wada con il ricorso in appello contro il proscioglimento di Sinner? Prima o poi, l’agenzia mondiale antidoping dovrà fornire delle risposte al riguardo, fermo restando che ricorrere in appello resta una sua facoltà".
Diciamo che la popolarità della Wada in questo momento storico non è proprio ai massimi termini.
“Di certo nell’ultimo periodo si sono verificate situazioni di contrasto con alcune agenzie antidoping nazionali e l’impressione è che non sempre Wada abbia seguito una linea di intervento univoca. Per quale motivo non è stato presentato ricorso in appello contro la positività accidentale di numerosi nuotatori cinesi, mentre per Sinner si è optato per la direzione inversa? Il compito di Wada resta complesso e tante critiche arrivate nel passato possono anche essere considerate ingenerose e pretestuose, ma credo sia arrivato il momento di intervenire con una sorta di 'rinfrescata' del quadro normativo proprio per cercare di garantire maggiore trasparenza e maggiore certezza".
Quello di Sinner sembra però un caso davvero particolare.
“Si tratta di una situazione con pochi precedenti perché, abitualmente, la notizia di positività comporta una sospensione cautelare immediata, che si protrae fino al giorno della sentenza di primo grado. Sinner, dopo essere stato sospeso, ha presentato entro i tempi tecnici un ricorso per la revoca della sospensione, che è stato accolto e, di fatto, ha potuto continuare a giocare. Tutto questo è però previsto a chiare lettere dal regolamento. Quindi, non si tratta in alcun modo di un trattamento di favore come qualcuno ha voluto far credere senza conoscere il quadro normativo vigente. Per quanto riguarda, invece, il non rendere pubblica la notizia fino alla conclusione del processo di primo grado, ritengo che si debba trattare della norma e non dell’eccezione".
In caso di condanna, da quando partirebbe la squalifica?
“Sinner ha potuto usufruire di due revoche immediate della sospensione proseguendo la sua attività agonistica. Quindi, qualora venisse accolto il ricorso di Wada, la squalifica non scatterebbe dal giorno della prima positività, ma dal giorno della sentenza di appello cui verranno sottratti quei giorni in cui Sinner è rimasto sospeso. Tuttavia, a differenza di quanto avviene nella normalità, non dovrebbero essere rimossi i risultati e i premi conseguiti. In questo caso, si fa riferimento all’articolo 10.10 del codice Wada, che prevede che si possa agire diversamente per ragioni di equità. La materia è, comunque, estremamente complessa".
I tempi della sentenza del Cas si prospettano lunghi.
“Esiste la possibilità di richiedere una procedura abbreviata, ma non credo si seguirà quella strada. Peraltro, prima di gennaio sarà difficile trovare spazio nel fitto calendario del Cas. La sensazione è che considerando l’abituale procedura e le lungaggini che potrebbero sopravvenire, difficilmente si arriverà a una conclusione prima degli Australian Open di fine gennaio (12-26 gennaio 2025), dove Jannik difenderà il titolo. Chiaramente, l’interesse di tutti, federazione internazionale del tennis in primis, resta quello che la vicenda possa chiudersi nel più breve tempo possibile".
Intanto la trasmissione “Le Iene” ha provato a costruire alcuni parallelismi tra il caso di Sinner e quello di altri sportivi che hanno passato qualche guaio all’antidoping.
“Onestamente, non tutti i casi di positività al Clostebol scomodati nell’analisi possono essere definiti pertinenti. Di fronte a questioni così delicate, non credo sia corretto fare di tutta l’erba un fascio. Gli unici precedenti di positività da prendere in considerazione sarebbero stati quelli in cui l’assunzione della sostanza è avvenuta per contaminazione per forza di cose accidentale, vedi i casi del cestita Moraschini, del calciatore Palomino, del nuotatore Gabriel Silva Santos e del tennista Battaglino. Ogni storia ha però le sue peculiarità e necessiterebbe di una corretta contestualizzazione in quanto differente dalle altre".
Il caso Schwazer c’entra qualcosa con tutto questo?
“No, nella maniera più assoluta. Scomodarlo per parlare della vicenda di Sinner lo trovo fuori luogo”.
Tornando a “Le Iene”, la tesi è che per Jannik ci sia stato in qualche modo un trattamento di favore.
“L’obiettivo era quello di dimostrare il ricorso a quanto viene definito 'due pesi, due misure', evidenziando come Sinner abbia potuto usufruire di un percorso privilegiato per ottenere la revoca della sospensione. In realtà, le cose non stanno proprio così. Lo staff di Sinner ha avuto la capacità di individuare rapidamente la provenienza della sostanza dopante e di fornire una ricostruzione plausibile affinché la sospensione venisse revocata. Altri atleti non si sono trovati nella stessa situazione e c’è voluto più tempo per ricostruire quanto avvenuto. In ogni caso, il mio augurio è che anche grazie alla vicenda che ha visto coinvolto Sinner, i casi di contaminazione accidentale, dopo le attente verifiche del caso, possano essere classificati per quello che in realtà sono: semplici incidenti di percorso, che nulla hanno a che vedere con il doping e quello che deve essere al lotta al doping”.