"L'argento alle Olimpiadi e i titoli Europei, ma non solo. Nel 2024 ho sbloccato il livello successivo di me stessa. E le parole di mamma sono magiche". "StraordiNadia" Battocletti si racconta a Il Dolomiti
"Chi corre, con il dolore deve fare i conti ad ogni passo: ogni "step" - inevitabilmente - te lo ricorda. Ma alle Olimpiadi di Parigi c'era qualcosa di più importante: avevo voglia di gareggiare, di raggiungere un traguardo che mi ero prefissata e niente, nemmeno un malanno fisico, poteva mettersi "in mezzo". Io ho sempre avuto difficoltà a gestire il dolore: quando accusavo un problema mi buttavo giù e vedevo tutto nero. Ho lavorato molto anche su questo aspetto, ho stupito completamente me stessa e tutto il team, facendo grandi miglioramenti"

TRENTO. La sensazione - per non dire la certezza - è che la parete dei trofei dovrà allagarsi e diventare una stanza. E non servirà ancora molto tempo, perché il futuro è tutto suo.
Nadia Battocletti è tornata dalla Turchia con la valigia molto più pesante rispetto a quando era partita dall'Italia alla volta di Antalya. Dentro, ben custodite e avvolte nei vestiti affinché non si rovinassero, c'erano le due medaglie d'oro conquistate agli Europei di cross (o corsa campestre, che dir si voglia), una nella gara individuale, l'altra nella prova a squadre.
Una chiusura in grande stile per l'indiscussa "regina" italiana della regina degli sport, che nel 2024 ha scritto pagine che resteranno scolpite per sempre nella storia dell'atletica leggera. Non solamente quella a tinte tricolori, ma mondiali. L'anno si era aperto con lo stop imposto dall'infortunio patito agli Europei di cross 2023 di Bruxelles, ma poi è filato via scandito dalle imponenti note di una marcia trionfale.
Doppio titolo Europeo su pista nei 5mila e 10mila a Roma e l'incredibile, sensazionale (abbiamo finito gli aggettivi) medaglia d'argento conquistata nei 10mila metri alle Olimpiadi di Parigi, alcuni giorni dopo aver sfiorato il podio nei 5mila metri, con annesso doppio record nazionale. Nel mezzo anche un titolo italiano e altri successi che, ormai (ed erroneamente), vengono considerati quasi "di routine" per una fuoriclasse del suo calibro.
Sì, perché la 24enne di Cavareno è una campionessa di livello assoluto, una di quelle che nascono una volta ogni 50 anni (se va bene), in grado di cambiare la storia del mezzofondo.
Nadia, dica la verità: si aspettava un anno così... pazzesco? A fare l'elenco dei suoi successi si rischia veramente di dimenticarne qualcuno.
"Sono molto contenta e no, sinceramente, non avrei pensato potesse andare tutto così bene. I focus erano gli Europei su pista di Roma, ovviamente le Olimpiadi di Parigi e gli Europei di cross di dicembre di Antalya, in Turchia, ma c'è stato anche tanto, tanto altro. Allenamenti su allenamenti, ritiri, altre gare che sono servite come test e per alzare i giri del motore. E poi, ovviamente, i tempi di recupero, fondamentali quando ci sono tanti impegni importanti e ravvicinati. Assieme al team abbiamo fatto un percorso pazzesco e sì, posso dirlo, alle Olimpiadi sono arrivata in super forma, a parte gli inevitabili problemi fisici che derivano dal tanto lavoro e dai carichi molto pesanti. Gli infortuni e gli acciacchi fanno parte del gioco, vanno accettati e gestiti. E su quello devo dire siamo stati bravi: io, ma anche il mio team, composto da professionisti eccezionali, anche sotto l'aspetto umano: non hanno sbagliato nulla. Sono stati incredibili".
A Parigi è arrivata in super forma, ma non stava benissimo. Il problema al piede avrebbe potuto "rovinare" tutto.
"E' vero, ma l'obiettivo che inseguivo era più grande di tutto il resto, anche del dolore. Chi corre, con il "male" deve farci i conti ad ogni passo, perché ogni "step" - inevitabilmente - te lo ricorda. Ma in quel momento c'era qualcosa di più importante, avevo voglia di gareggiare, di raggiungere un traguardo che mi ero prefissata e niente, nemmeno un malanno fisico, poteva mettersi "in mezzo". Io ho sempre avuto difficoltà a gestire il dolore: quando accusavo un problema mi buttavo giù e vedevo tutto nero. Ho lavorato molto anche su questo aspetto, ho stupito completamente me stessa e tutto il team, facendo grandi miglioramenti. Ecco, il 2024 non è stato solamente l'anno della medaglia d'argento olimpico, ma è l'anno in cui ho compiuto un salto di qualità: ho sbloccato il "livello successivo" di Nadia".
Come si passa dall'ammirare le fuoriclasse, le campionesse che hanno scritto e scrivono la storia ad essere una di loro?
"Si fa un po' fatica a rendersene conto. Ho sempre visto le prime e i primi cinque - sei del mondo, perché i campioni non sono solamente quelli che arrivano sul podio, come degli "dei" del mezzofondo e adesso tra questi c'è anche il mio nome. E' strano, ogni tanto ancora difficile da realizzare, ma motivo di enorme orgoglio. I successi, però, non mi hanno cambiata e non accadrà nemmeno in futuro (lo confermiamo. Assolutamente, ndr)".
E' molto esigente con se stessa? E non parliamo solamente dell'ambito sportivo?
"Tantissimo, troppo. Io sono un giudice terribile nei miei confronti. Pretendo sempre il massimo e, sinceramente, non avrei mai immaginato di poter reagire così. Ai campionati europei di cross dello scorso anno mi ero infortunata e l'anno era cominciato con tante difficoltà e il bisogno di recuperare. E, invece, l'epilogo è stato straordinario".
A questo punto glielo dobbiamo chiedere: c'è un'istantanea che fotografa alla perfezione il suo anno straordinario?
"Più che un'immagine è un flash. Gara dei 10mila a Parigi, mancano 200 metri al traguardo, lo "vedo", voglio passare all'interno un'atleta keniana che non mi dà corda, mi rendo conto che sta stringendo verso l'interno, io butto giù le braccia per evitare di urtarla e penso che devo inventarmi qualcosa. Poi mi dico "vai, attaccati, non mollare" e poi è successo quel che è successo. Dei 5mila, invece, ho pochi ricordi, quasi nessuno: l'unica cosa che ho in mente è il vento e io che penso "devo andare più forte di lui"".
Ha colpito molto una sua recente affermazione: "L'ultimo consiglio prima di una gara è della mia mamma".
"Io ho un amore folle per la mia mamma e le sue parole sono di enorme conforto. Mi parla con cognizione di causa, essendo stata lei una mezzofondista e avendo vissuto anche la carriera del mio papà, e le sue frasi mi fanno stare meglio. E' molto oggettiva, prima e dopo la gara: quello che mi dice "è legge" e rappresenta sempre un enorme aiuto. E quando mi parla lo fa sempre con calma e tranquillità. E non è poco, anzi".
Beh, più che parole, si tratta di "parole magiche" visti poi i risultati.
"Direi di sì - risponde ridendo - perché veramente mi tranquillizzano e aiutano a rendere di più. Mentre corro, sembrerà incredibile, io non penso al fatto di essere davanti o al secondo posto, ma m'interrogo su come mamma sta vivendo quel momento, visto che si agita parecchio durante le mie gare. E lei che mi dice: "Nadia ma ti rendi conto di quanta fatica hai fatto? Tu non ne hai idea" E, a quel punto, ci penso mi dico: ok, ha ragione, me lo sono meritato".
E la stagione non è ancora finita.
"No, anzi. Io staccherò la spina a marzo e lì mi concederò un po' di riposo. Il prossimo impegno sarà il 31 dicembre a Bolzano con la "BoClassic": è sempre bello ed emozionante correre a casa propria, mi piace e voglio difendere il titolo conquistato lo scorso anno. Poi ci saranno le gare di cross, Insomma non è ancora il momento di tirare il fiato".
Come è riuscita a conciliare gli studi universitari con gli impegni sportivi in un anno decisamente "full"?
"Ammetto che è stata tosta e, per la prima volta, quest'anno ho "staccato" da giugno a settembre per potermi concentrare sugli allenamenti e le gare. Dopo i due esami sostenuti a giugno (dopo due medaglie d'oro europee...) mamma e papà mi hanno detto "metti via i libri per qualche mese". E, devo dire, che ne ho beneficiato: io sono sempre stata abituata, sin da piccolina, a fare cento cose durante una giornata, riuscendo ad incastrare tutto. Anche se, per la disperazione di papà, agli allenamenti, di norma, arrivo con 5 - 10 minuti di ritardo, perché l'imprevisto è dietro l'angolo. Non mi è sembrato vero di poter fare tutto con maggior calma: addirittura ero in anticipo alle sedute. Però sono già tornata a regime. Infatti il giorno prima di partire per la Turchia ho sostenuto un esame".
E come è andato?
"Bene, ho preso 28. Giovedì ero in università, venerdì sono partita alla volta di Antalya. La settimana è stata, insomma, perfetta".
Al suo fianco, nei momenti importanti, c'è anche il fidanzato Gianluca. Anche lui uno "sportivone".
"Mi capisce in tutto e per tutto. Faceva sci alpino, capisce cosa vuol dire allenarsi, gareggiare, fare sacrifici e lottare per un obiettivo. E anche la sua famiglia, che mi ha accolto splendidamente e mi supporta alla grande. Quando ho vinto gli Europei e la medaglia olimpica prima di essere felice per me stessa ero contenta per loro. Vederli felici è stata una gioia immensa, indescrivibile".
Obiettivi per il 2025? A trecentosessanta gradi.
"A settembre ci saranno i Mondiali su pista a Tokyo e il focus sarà certamente sull'appuntamento iridato. E, nel mio percorso di crescita, dopo la medaglia olimpica, adesso c'è anche il pensiero: "ok, è possibile". Per il resto il primo obiettivo è quello di riuscire a restare in salute: molto spesso lo diamo per scontato, ma non è così e io lo metto al primo posto. E poi spero di riuscire ad allenarmi ancora con tranquillità e con il sorriso, come sono riuscita a fare quest'anno".
Ormai il suo soprannome è "StraordiNadia". Le piace?
"Sinceramente? Un sacco. Così come "FenomeNadia". Tranquilli, usateli pure: non mi sono stufata di sentirli".