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"Gli avversari soffrono la sola presenza di Jannik, una sorta di sudditanza psicologica. E' una macchina perfetta". Stefano Pescosolido, voce di Sky Sport, a Il Dolomiti

Inviato a Malaga, oggi Pescosolido commenterà la semifinale di Coppa Davis che vedrà gli azzurri opposti all'Australia. "Chiudere in due partite altrimenti il doppio "Aussie" è fuori portata? Non sono d'accordo: quando ti trovi dall'altra parte due come Sinner e Berrettini che tirano dall'altra parte palle velocissime e pesantissime, diventa dura anche per gli specialisti"

Di Daniele Loss - 22 novembre 2024 - 19:14

MALAGA. Fuori una (l'Argentina), adesso sotto con l'Australia. Alle 13 di oggi - sabato 23 novembre - l'ItalTennis andrà a caccia del lasciapassare per la finale di Coppa Davis. Nella testa del Ct Volandri e dei cinque "moschettieri" azzurri convocati per Malaga c'è un solo obiettivo: realizzare quello che sarebbe un "bis" memorabile.

 

Jannik e i suoi "fratelli" sono i favoriti numero 1 delle Finals a Malaga, a maggior ragione dopo l'eliminazione di Spagna e Stati Uniti per mano, rispettivamente di Paesi Bassi e Australia. L'Italia è campione in carica, fortissima e poi può contare sul numero 1 dei numeri 1: il fuoriclasse di Sesto, oltre ad essere una "sentenza" sul campo, è il leader indiscusso della squadra azzurra e la sua sola presenza funge da stimolo per i compagni di squadra.

 

Parola di Stefano Pescosolido, ottimo tennista azzurro degli anni '90 (42esimo al mondo come "best" in tempi ben diversi da quelli attuali) e da oltre dieci anni una delle voci più competenti e apprezzate di Sky Sport, inviato a Malaga come commentatore tecnico in occasione della Coppa Davis.

 

Oggi sarà lui uno dei commentatori tecnici delle sfide degli azzurri. Con Sinner, ovviamente, capofila.

 

"La squadra è forte e ben assortita dal nostro Ct - esordisce Pescosolido, tra una diretta e l'altra - ma è ovvio che Jannik sia il leader del team. E' normale, è una cosa che non è in discussione ed è accettata da tutti quanti che sono ben felici di avere questo clamoroso "valore aggiunto". E, quando si ha la fortuna di avere all'interno della propria formazione un campione di tale livello, tutti migliorano. Pensate solamente agli stimoli che possono arrivare dagli incitamenti, i consigli e i confronti con il tennista più forte del mondo che, in questo caso, è anche un amico. Si è visto lo scorso anno ed è stata la stessa cosa contro l'Argentina".

 

E' presuntuoso affermare che, anche contro l'Australia, l'Italia - di fatto - partirà da 1 a 0, visto che de Minaur non sembra in grado d'impensierire Sinner?

"A dire la verità, in questo momento sono molto pochi gli avversari in grado di dare fastidio a Jannik. Io, tra l'altro, non sono convinto giocherà lui. Hewitt potrebbe scegliere Popyrin, per provare a mettere in difficoltà Sinner con il servizio. A quel punto, "persa per persa", l'Australia potrebbe provare a sparigliare le carte. Detto che sì, in questo momento, schierare il nostro fuoriclasse equivale ad avere un punto praticamente sicuro. E si è visto anche in occasione della sfida a Baez. Eravamo sotto 1 a 0, eppure c'era una grande serenità, perché si sapeva che in campo c'era il numero 1 al mondo. In forma, tra l'altro, strepitosa".

 

Possiamo dire che gli avversari subiscono una sorta di "sudditanza psicologica" nei confronti di Jannik?

"Senza ombra di dubbio sì. E, di riflesso, la sua sola presenza è motivo di tranquillità per i compagni di squadra. Ripeto: contro l'Argentina, dopo la sconfitta di Musetti, non c'era nervosismo o paura nell'entourage italiano, perché si era certi della vittoria di Sinner e che, quindi, sarebbe stata ristabilita la parità. E gli avversari, ovviamente, sono condizionati, perché scendono in campo sapendo che anche una prestazione perfetta potrebbe non bastare per vincere, perché dall'altra parte c'è una macchina dal motore perfetto".

 

Contro l'Australia sarà fondamentale chiudere in due partite, visto che il "doppio" degli "Aussie" è di primissimo livello anche per una super coppia come quella formata da Sinner e Berrettini?

"E' vero che il doppio australiano è molto forte, ma è altrettanto innegabile che Jannik e Matteo hanno qualità e caratteristiche in grado di mettere in difficoltà qualsiasi "duo". Sapete, quando dall'altra parte ci sono due che ti tirano addosso palle "pesantissime", che viaggiano a velocità nettamente superiori rispetto a quelle dei doppisti "puri", diventa durissimo anche per gli specialisti. Io sono convinto che anche Ebden e Thompson avrebbero grossi problemi con i "nostri", come li hanno avuti Molteni e Gonzales, che non sono mica gli ultimi arrivati. Anzi".

 

E' incredibile che, appena quattro giorni dopo aver vinto le Finals, dopo una stagione esaltante, Sinner sia entrato in campo con la "fame" di sempre e abbia giocato due partite una dietro l'altra. Vincendole da "Cannibale".

"Ah beh, ma non c'è da stupirsi. I grandi campioni festeggiano qualche giorno, i fuoriclasse, come Nadal, Federer, Djokovic e, adesso, Sinner, se la godono per qualche ora, forse al massimo mezza giornata e poi pensano già all'impegno successivo. Per i "goat" la partita più importante è sempre "la prossima". La differenza è questa. E poi la Coppa Davis è unica".

 

E lei parla con cognizione di causa, visto che ha vestito tante volte la maglia azzurra.

"Ed è così anche per il numero 1 al mondo, ve lo posso assicurare. La Coppa Davis è una manifestazione stupenda, a cui Sinner ha sempre tenuto tanto, anche se magari qualche volta non l'ha dato a vedere. Però basti pensare a cosa ha fatto lo scorso anno a Malaga per capire quanto conti per lui vestire la maglia della Nazionale. Le sensazioni che si provano in Davis, il "fare squadra" con  i compagni e l'orgoglio di vestire la maglia della propria nazione trasmettono sensazioni uniche, che nessun tennista prova - abitualmente - nei tornei, nemmeno in quelli del Grande Slam. E poi l'inno e l'entrata in campo: io sono qui a Malaga e il boato che è arrivato al momento dell'ingresso in campo di Sinner è stato incredibile, da brividi. A Parigi, Wimbledon, ma anche a Torino, ti conoscono, ti ammirano, ti supportano, ma con la Nazionale è tutto diverso e amplificato. E Jannik lo sa bene e sta dimostrando, ancora una volta, di quanto ci tiene ad essere qui. Per vincere ancora".

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