Biathlon, Giacomel sale di colpi, Uldal ci regala un poligono storico e i francesi concedono il bis. Tannheimer & Grotian, il futuro è adesso: 5 spunti da Snow-filzen
Il trentino classe 2000 dà segnali confortanti in una settimana complessa per i colori azzurri, ma ad Hochfilzen non è mancato lo spettacolo: ora tutti (o quasi, viste le tante assenze) in Francia per la tappa che chiude il 2024

HOCHFILZEN. Gli sport invernali sotto la neve hanno un'altra anima e un altro fascino: ce lo hanno ricordato - anche televisivamente - le giornate entusiasmanti di Hochfilzen, che d'altronde è soprannominata "Snowfilzen" per un motivo.
1. Tommy Giacomel all'assalto
In una settimana complessa per i colori azzurri, a dare un segnale confortante di crescita in termini di velocità sugli sci, efficienza al poligono e consapevolezza dei propri mezzi è stato il classe 2000 di Imer, Tommaso Giacomel: che nella sprint ha sfiorato la top 10 nonostante i 2 errori al poligono, e nella prima inseguimento della stagione ha regalato spettacolo chiudendo al settimo posto (con il sesto miglior tempo di giornata) e un irreale 17.1 di shooting time al quarto e ultimo poligono in piedi, chiuso senza errori.
Insomma, prove tecniche di assalto ai top del circuito dopo un avvio lento in Finlandia: a Le Grand-Bornand questa settimana - se ritrovasse definitivamente feeling con le sue percentuali al poligono - non sarebbe impensabile sognare un podio. Anzi, sarebbe il modo perfetto per risalire in classifica generale e chiudere col botto un 2024 estremamente convincente.
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2. Julia e Selina, 39 anni in due
Si mormorava da un po' di tempo della "generazione dorata" della Germania femminile, una nidiata di atlete complete, forti sugli sci, precise al poligono, dominanti nelle categorie giovanili. Obiettivo, arrivare alle Olimpiadi 2030 da squadra da battere. Beh, cancellate tutto: il futuro è già oggi. Nella staffetta femminile tedesca che ha vinto a Hochfilzen oltre alle veterane Preuss e Voigt c'erano due ragazze che fanno 39 anni di età in due, Julia Tannheimer (classe 2005) e Selina Grotian (2004).
Le donne tedesche non vincevano una staffetta dal 2021, tanto per capirsi: a Hochfilzen è stato un tripudio tra il pettorale giallo di Preuss e questo successo storico. Occhio perché le sempre sorridenti Julia e Selina promettono spettacolo anche nelle prossime tappe: nessuna donna nata dopo il 2000 è mai riuscita ancora ad andare a podio in una gara individuale di Coppa del mondo, potrebbe essere proprio una di loro due a infrangere questo particolare "tabù".
Un centesimo ce lo giochiamo su una Grotian che per ora in questo avvio di stagione ha reso meno del "previsto" al poligono, soprattutto a terra. In piedi invece, per percentuali ed efficienza, non è lontana dalle migliori del circuito.
3. Jacquelin e Bø, guerra e pace
La guerra dei mondi (Francia-Norvegia) prosegue e anzi, assume contorni sempre più hollywoodiani: fra trash talking, dichiarazioni spavalde, battaglie in pista e al poligono. Una sfida che poi nel merito sportivo è forse ancora più appassionante di quanto si potesse pronosticare: certo, JTB si è ripreso il pettorale giallo (probabilmente per non toglierselo più) ma intanto ha dovuto prima sudarsi l'inseguimento all'ultimo giro con Jacquelin in una gara tra le più belle che si ricordino in tempi recenti.
Rovinata, o se vogliamo consegnata alla storia, da quel contatto tra gli sci dei due contendenti nelle battute finali in cui Emilien si è ritrovato per terra: "Giovannino" ha effettivamente pestato uno sci al francese in salita, ma si è trattato di una dinamica assolutamente incidentale. Non c’è stata nessuna volontarietà nell’azione, tanto per capirsi. E dopo una prima "incazzatura", se ne è reso conto anche lo stesso Jacquelin: in zona podio, baci e abbracci tra i due.
Una bella scena di sport, anche perché poi è arrivata la vendetta (sportiva) transalpina in una staffetta maschile vinta per la seconda volta su due. La Francia fa sul serio e noi ci stiamo tutti divertendo un mondo.
4. Martin Uldal: effetto WOW
Avevamo visto tutto, ma non avevamo visto ancora niente. In una inseguimento maschile con tempi folli al poligono, battaglie spalla a spalla in pista e finali thrilling, ci siamo concessi anche un piccolo pezzo di "history in the making".
Perché oggettivamente chiudere un poligono in piedi in 12.9 secondi è una cosa da fantascienza. Forse di più. Martin Uldal ha ridefinito il concetto stesso di "velocità al poligono" con una modalità di apertura innovativa (non improvvisata, anzi, ben studiata) e un intervallo tra un colpo e l'altro da "top" del circuito.
Tempi che ormai sono quasi necessari, a un certo livello, per restare al vertice: sugli sci vanno tutti così forti che rosicchiare secondi nelle sessioni di tiro è diventata una necessità. E questo ragazzo classe 2001 della Norvegia che si è permesso di fare fuori Tarjei Bø guadagnandosi il pettorale anche per le gare in Francia ha alzato mostruosamente un'asticella che si credeva essere già vicina al massimo dell'altezza possibile: se fosse uscito da quel poligono con lo "zero"...
5. A Le Grand-Bo vincono... le assenze
Lisa Vittozzi, Ingrid Tandrevold, Tarjei Bø, Hanna Öberg, Marketa Davidova, Juni Arnekleiv: per un motivo o per l'altro, questo folto gruppo di atleti di primissimo livello del biathlon internazionale non sarà presente nella settimana di Coppa del mondo di Le Grand-Bornand. Specialmente in campo femminile, una mattanza che toglie un po' di sale a una tappa chiave nella corsa alla Sfera di cristallo che a questo punto sembra destinata ad un'appassionante corsa a tre.
Franziska Preuss, Lou Jeanmonnot ed Elvira Öberg, in rigoroso ordine di classifica generale. Con buona pace di Julia Simon e Justine Braisaz-Bouchet, che per rientrare nella bagarre lì davanti dovranno inventarsi qualcosa di davvero speciale sulle nevi di casa tra giovedì e domenica.
Non ci resta che goderci lo spettacolo: chi c'è, c'è...