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"Arbitro, non è espulsione". Il meraviglioso gesto del tecnico Marco Bee, che fa togliere un "rosso" all'avversario. Poi perde la partita: "Nel calcio non conta solo il risultato"

Il fatto risale ad ottobre: durante la sfida contro il Borgo un avversario viene espulso per un colpo involontario ad un suo giocatore e Bee, allenatore dell'Under 17 del Levico Terme, si reca dall'arbitro e gli fa cambiare la decisione. "Non era giusto, non mi sarei sentito "a posto" con me stesso e i ragazzi se non mi fossi comportato così: siamo in ambito giovanile e i giocatori hanno bisogno di esempi positivi"

Foto Federico Roat/Us Levico Terme
Di Daniele Loss - 19 dicembre 2024 - 19:07

LEVICO TERME. Quando un gesto vale più di una vittoria e anche della qualificazione alla fase successiva del campionato.

 

Quanto fatto da Marco Bee, bellunese di Lamon e da quest'anno allenatore della formazione Under 17 del Levico Terme, è di quelli che meritano di essere segnati con il "circolino rosso". E di essere raccontati a tutti.

 

Sì, perché quanto accaduto risale addirittura al mese di ottobre, ma il diretto interessato non ne aveva fatto pubblicità e chiesto alla società di non far trapelare la cosa.

 

In occasione, però, della festa di Natale del club gialloblù, il presidente del sodalizio termale Sandro Beretta, da sempre molto attento ai valori dello sport e all'aspetto educativo, ha deciso di fare una grande sorpresa al tecnico e a tutti i presenti, consegnando una targa ed elogiando pubblicamente il gesto compiuto da Bee, allenatore assai quotato in provincia di Belluno (dove ha guidato anche prime squadre), durante il derby d'andata contro il Borgo, nel match valevole per il girone di qualificazione alla fase finale del campionato Elite trentino.

Cosa è accaduto lo racconta direttamente a Il Dolomiti lo stesso Marco Bee, quasi stupito dal clamore suscitato da quello che lui considera un gesto "assolutamente normale".

 

"Se ne sta parlando tanto e  molte persone mi stanno chiamando - spiega al telefono l'allenatore di Lamon - e questo mi lascia stupito. Io, prima di tutto, posso dire che rifarei quel gesto 100 volte. Cosa è successo? Eravamo ad inizio ripresa, giocavamo contro il Borgo una partita molto importante per la classifica e molto sentita dai ragazzi, anche se tra le due società c'è un'ottima collaborazione. Un attaccante avversario ha perso il pallone e ha allargato le braccia, colpendo in maniera assolutamente involontaria un mio giocatore. L'arbitro ha interpretato quel gesto come una reazione ed estratto il cartellino rosso all'indirizzo del calciatore borghigiano. Io mi sono subito prodigato affinché rivedesse la propria decisione e glielo ho detto. Lui è stato bravo, molto bravo, a tornare sui propri passi, mi ha chiesto se fossi sicuro e, al mio "sì", ha modificato la propria decisione, ammonendo e basta il giocatore. Ho fatto quello che andava fatto in quella circostanza, visto che stiamo parlando di calcio giovanile, un ambito nel quale è fondamentale trasmettere i giusti valori ai ragazzi. Noi allenatori siamo troppo spesso, per non dire sempre, concentrati sul risultato e perdiamo di vista tutto il resto. Non sono un eroe, sono semplicemente stato lucido ed è stato giusto così. Il presidente ha poi voluto omaggiarmi con una targa: è stato un bellissimo gesto, che non mi aspettavo e l'ho ringraziato tantissimo".

 

Certo, ma con la squadra sotto di un gol, restare in superiorità numerica, con un tempo ancora da giocare, avrebbe potuto cambiare le sorti dell'incontro. Il risultato, che in quel momento vedeva il Levico Terme in svantaggio, non è più cambiato sino al triplice fischio e i punti lasciati per strada alla fine hanno "pesato", visto che i gialloblù non sono riusciti, proprio per due punti, a qualificarsi per la fase finale.

 

"Dispiace, ovviamente - prosegue Bee - non essere riusciti a raggiungere il girone finale: abbiamo espresso un buon calcio e i ragazzi l'avrebbero meritato, ma non mi faccio "ingannare" dai risultati e, dunque, ribadisco, che oggi adotterei il medesimo comportamento. Sono sincero: fossi stato l'allenatore di una prima squadra e la partita fosse stata uno spareggio promozione non so come mi sarei comportato, ma trattandosi di una partita giovanile non ho avuto e non ho dubbi. Come l'hanno presa i ragazzi? Beh, al momento qualcuno non era d'accordo, qualcun altro mi ha detto "mister, ma cosa stai facendo", ma poi tutti hanno capito e sono stati d'accordo con me. Era ciò che andava fatto, punto e basta. Non sarei stato "a posto" con me stesso se non avessi fatto qualcosa per riparare a quella che, evidentemente, era un'ingiustizia nei confronti di un altro ragazzo giovane".

 

Sulla targa, che il presidente Sandro Beretta gli ha consegnato, è scritto "A mister Marco Bee per il gesto di sportività che lo eleva ai vertici dei valori gialloblù". E, poco importa, se alla fine la qualificazione non è arrivata. A proposito: all'ultima giornata il tecnico bellunese non era in panchina, perché aveva deciso di volare a Valencia, dove risiedono alcuni suoi amici.

 

"Erano i giorni dopo il terribile alluvione - conclude - ed è stata anche l'occasione per dar loro una mano dopo quanto accaduto. Ma non voglio si enfatizzi troppo la cosa. Peccato per il pareggio all'ultima giornata contro il Fiemme: il successo ci avrebbe dato la certezza della qualificazione, visto che saremmo arrivati a pari punti proprio con il Borgo, che abbiamo sconfitto per 2 a 0 al ritorno. E' stato un bel girone, equilibrato e combattuto sino alla fine. Adesso affrontiamo il campionato provinciale con l'obiettivo di fare bene: sono sette partite, tra prima e seconda fase, che non perdiamo e la squadra gioca bene. E i ragazzi sono bravi, educati e si comportano nel modo giusto. Aspetti questi, fondamentali. Anzi, i più importanti".

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