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"A Piné faremo la storia del pattinaggio". Tito Giovannini sulle opere olimpiche trentine: "In Val di Fiemme non c'è un minuto da perdere, ma siamo a buon punto"

Ad un anno e mezzo dalle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, il punto della situazione sull'avanzamento lavori delle sedi trentine tra Val di Fiemme e Baselga di Piné, dove si lavora al "post-2026". Tito Giovannini, responsabile del Coordinamento provinciale olimpico: "Ospitare eventi di questa portata dev’essere un’occasione per progettare e realizzare un Trentino più accessibile per tutti, sbarrierato, accogliente. Un Trentino migliore"

Di Marcello Oberosler - 30 ottobre 2024 - 05:01

TRENTO. Le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali 2026 sono dell’Italia, del Trentino, della gente, di tutti.

 

Ma sono anche di chi le fa. Non solo gli atleti in pista, ma anche chi coordina e conduce le complesse operazioni e i lavori che precedono un evento di portata globale come i giochi a cinque cerchi.

 

Tra questi protagonisti della lunga corsa verso il febbraio 2026 c’è Tito Giovannini, il responsabile del Coordinamento provinciale olimpico nonché rappresentante della Pat nel consiglio di amministrazione della Fondazione Milano-Cortina 2026, che è il Comitato organizzatore vero e proprio. Nato a Trento nel 1960, Giovannini vanta una lunga esperienza nel settore dell'industria dello sport e oggi è una figura in primissima linea sul fronte olimpico.

 

“Siamo a buon punto”, risponde a Il Dolomiti quando gli chiediamo lumi sullo stato dell’arte dei lavori verso le Olimpiadi. “Ma siamo anche consci del fatto che non c’è un minuto da perdere”.

 

A meno di due anni dall’inizio dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026, il momento è buono per tracciare un punto della situazione sui cantieri, le sfide e la visione futura del territorio.

 

Il Trentino in effetti si trova a un punto cruciale per la realizzazione delle Opere olimpiche e paralimpiche. Val di Fiemme (Predazzo e Tesero) e Baselga di Piné. Sì, anche Piné: certo, sull’Altopiano le Olimpiadi non le vedremo, ma tutte le opere “pinaitre” rientrano a pieno titolo nell’intricato piano di azione delle Opere olimpiche.

 

Perché le Olimpiadi, da che mondo è mondo, non sono “solo” Olimpiadi. Sono un’occasione per assicurare un'eredità duratura per il territorio che le ospita, in termini di strutture sportive, infrastrutture, mobilità. Storicamente, c’è chi ci è riuscito meglio, chi un po’ peggio. Il Trentino sa perfettamente da che parte di questa classifica vorrebbe vedersi schierato tra qualche anno.

 

Giovannini, i lavori proseguono serenamente o qualche allarme si è acceso?
"Non dico che siamo ‘tranquilli’, perché darebbe un’idea sbagliata: siamo concentrati, operativi, determinati a proseguire con buon ritmo la nostra tabella di marcia. Rispettando il ‘cronoprogramma’ di avvicinamento all’evento: ogni minuto conta, stiamo facendo un buon lavoro ma rimaniamo prudenti anche perché sappiamo di avere a che fare con cantieri non facili, penso per esempio a quello dei trampolini di Predazzo”.

 

Cosa rappresentano questi Giochi per il Trentino?
“Di orgoglio parleremo ad evento finito, quando guardandoci indietro vedremo il risultato dei nostri grandi sforzi. Per ora limitiamoci ad andare avanti con l’obiettivo di lasciare un Trentino migliore. A febbraio e marzo 2026, Olimpiadi e Paralimpiadi saranno un importantissimo punto di arrivo e di partenza: ospitare eventi di questa portata dev’essere un’occasione per progettare e realizzare un Trentino più accessibile per tutti, sbarrierato, accogliente. Come dicevo, un Trentino migliore”.

 

Insomma, in una parola la famosa “legacy”.
“Sì, l’eredità che le Olimpiadi lasceranno sul territorio: quello è il vero valore aggiunto, quello è il vero tesoro nascosto”.

 

Torniamo alle Opere olimpiche: la scelta di abbattere e ricostruire i trampolini di Predazzo anziché “limitarsi” ad alcuni interventi di modernizzazione dell’impianto ha complicato un po’ il percorso della Val di Fiemme verso l’appuntamento olimpico?
“Beh, in questo caso si è trattata di una scelta condivisa e necessaria, assolutamente centrata. La struttura dei trampolini per il salto con gli sci costruita nel 1990 era arrivata a fine vita, non ci sono altri modi per dirlo. E anche qui, l’orizzonte dell’intervento è lungo: non si tratta di disputare un paio di gare che assegneranno medaglie a febbraio 2026, quello della Val di Fiemme è un territorio che si è sempre dimostrato capace di organizzare e gestire innumerevoli grandi appuntamenti tra gare di coppa del Mondo e manifestazioni internazionali, parliamo di centinaia di eventi. E allora ha perfettamente senso quindi investire per costruire il futuro di queste strutture, per confermare il Trentino come sede attrattiva per competizioni di valore mondiale. Siamo già proiettati al post-Olimpiadi, al dopo 2026; lo dimostra la nostra candidatura alle Olimpiadi giovanili invernali del 2028”.

 

Il Villaggio Olimpico di Predazzo e la struttura per le gare di sci di fondo al lago di Tesero destano qualche preoccupazione?
“Per quanto riguarda Tesero, assolutamente no. Anzi, lo stadio del fondo tutto sommato è una delle venue di gara su cui bisogna mettere meno mano, anche perché in questi anni è stato costantemente teatro di grandi eventi e di continui ammodernamenti e sistemazioni. Il Villaggio di Predazzo alle ex caserme? Una sfida impegnativa, ma anche in questo caso parliamo di “pre-occupazioni”, cioè di situazioni gestite con senso di urgenza ma anche con serietà e senso della misura. Stiamo progredendo nei tempi stabiliti”.

 

Capitolo Piné: qui siamo scivolati un po’ oltre alle “pre-occupazioni”…
“Premessa. Sono dell’idea che rinunciare a Baselga di Piné come sede di gara olimpica sia stata una scelta giusta, e tutto sommato lungimirante. Perché dopo il 2026 a Piné faremo la storia del pattinaggio: è vero, complice il fatto che le priorità e le situazioni più impellenti sono chiaramente quelle legate alle competizioni dei Giochi, i lavori dell’Ice Rink non sono stati attenzionati come avrei voluto. Ma al di là dei rallentamenti, delle difficoltà burocratiche e - ahinoi - anche dei disagi provocati per questo inverno alle società sportive dell’Altopiano, i progetti per Piné sono importanti, di respiro internazionale. Recupereremo il tempo perduto: l’eredità del ghiaccio olimpico sarà l’Ice Rink, e sarà un’eredità significativa e arricchente per tutto il territorio”.

 

Insomma, avanti con fiducia.
"La nostra priorità è mantenere alta l’attenzione sulle strutture sportive: non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Anche se gli impianti principali sono in fase avanzata, le criticità ci sono e gli imprevisti anche, quindi restiamo vigili e pronti".

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