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Inchiesta Università, Collini difende l'Ateneo: ''E' un'eccellenza. Una struttura sana. Stiamo collaborando con la magistratura dal 2016''

Il rettore e il direttore generale Pellacani hanno spiegato la posizione dell'Università spiegando le difficoltà di operare in un contesto normativo che, tra nazionale e provinciale, spesso cambia e ha diverse chiavi interpretative. Ecco la lettera scritta alla comunità universitaria

Di Luca Pianesi - 02 luglio 2018 - 19:29

TRENTO. "Abbiamo collaborato con la magistratura sin dal giugno del 2016 quando è cominciata questa inchiesta. L'Università di Trento è un'università sana, nella quale si lavora con eccezionale serietà e dedizione ed è per questo che siamo ritenuti uno degli Atenei migliori d'Italia''. Così il rettore Paolo Collini in difesa dell'Università di Trento al centro in questi giorni di una maxi inchiesta che ha visto coinvolti docenti del Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica, dottorandi, il dirigente della direzione patrimonio immobiliare appalti e la responsabile della segreteria tecnica. Il tutto per un totale di 18 indagati con accuse delle più varie (ve le abbiamo raccontate qui Parte1 e Parte2).

 

Accuse che ad oggi sia il rettore che il direttore generale dell'Università di Trento Alex Pellacani non intendono commentare nel dettaglio ("al momento non abbiamo ancora accesso agli atti'', spiega quest'ultimo) ma che in qualche modo respingono, almeno nell'impianto generale. Il frazionamento degli appalti per procedere agli affidamenti diretti? "Ci sono giurisprudenze e interpretazioni diverse in merito alla questione - spiega Pellacani - e comunque noi in quel lasso di tempo che riguarda l'inchiesta della magistratura abbiamo mobilitato qualcosa come 90 milioni di euro di volume complessivo di affari. Qui stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di euro. Questo per dare le giuste proporzioni e farle comprendere a tutti".

 

"La nostra università resta un esempio per il resto del Paese - prosegue Collini - ma anche in una struttura come questa, che è tra le leader nella valutazione della ricerca, nella competizione per i dipartimenti di eccellenza, nella vincita di finanziamenti competitivi, possono esserci delle ombre. E' bene che venga fatta chiarezza e da parte nostra possiamo dire che alzeremo ancora di più il livello di guardia che è già molto alto avendo sempre adottato regolamenti interni, nel dubbio più stringenti di quelli nazionali. Certo resta la difficoltà, in qualche caso, di coordinare norme nazionali e norme provinciali con i cambiamenti legislativi che regolarmente arrivano, anno dopo anno, e che, spesso, danno luogo a diverse chiavi interpretative delle stesse normative".

 

Il rettore ha quindi spiegato che è dal 2 giugno 2016 che l'Università era a conoscenza delle indagini e che ha tutta la struttura amministrativa ha collaborato, per quanto è stato loro chiesto, con gli inquirenti. Insomma una giusta difesa d'ufficio della serietà dell'Università. Serietà e produttività scientifica dell'Ateneo, che, però non sono messe in dubbio nemmeno dall'inchiesta. L'Università di Trento è e resta un'indiscussa eccellenza che porta prestigio e lustro a tutto il territorio. E anzi, semmai dovessero essere provate le accuse, soprattutto quelle che riguardano il Dicam e i docenti in causa, chi sarebbe parte lesa sarebbe proprio l'Università. Come scrive anche la procura in diversi passaggi si verificherebbe "un ingiusto danno patrimoniale all'Università di Trento".

 

"Nel caso si dovesse prospettare un danno erariale, ovviamente, lo faremo valere in giudizio - conclude Collini - affidandoci anche alla procura della Corte dei Conti per la quantificazione economica. Al momento, però, non avendo avuto accesso alle carte, non abbiamo elementi per procedere in questo senso. Siamo anzi garantisti e convinti che molte cose si spiegheranno in sede dibattimentale". 

 

Massimo garantismo, come è giusto che sia. Spetterà alla magistratura e alle parti in causa fare chiarezza e appurare se i reati ci sono stati o se si è tratto, effettivamente, di errori o diverse interpretazioni delle norme. Intanto il rettore Collini ha scritto alla comunità universitaria una lettera che pubblichiamo integralmente.

 

 

 

 

 

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