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Tsunami Università, 18 indagati. Ci sono 4 professori e il direttore di ingegneria civile oltre al responsabile del patrimonio immobiliare

L'inchiesta ha già portato l'interdizione dai pubblici uffici per un anno del professor Mosè ma sono coinvolti anche Cacciaguerra, Scaglione, Battaino e il direttore Tubino. Si parla di appalti ''pilotati'' ma anche di doppie professioni, di laboratori e dottorandi usati a scopi ''privati'' con danni erariali di svariate centinaia di migliaia di euro (QUI LA SECONDA PARTE DELL'INDAGINE) (QUI gli sviluppi della vicenda giudiziaria di Giorgio Cacciaguerra)

Di Luca Pianesi - 28 giugno 2018 - 18:50

TRENTO. Diciotto indagati per una sfilza interminabile di reati. L'Università di Trento e in particolare il dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica è stato travolto da uno Tsunami giudiziario. Nell'inchiesta condotta dalla Procura di Trento sono coinvolti docenti, il direttore di dipartimento, la responsabile della segreteria, il dirigente della direzione patrimonio immobiliare appalti dell'Università, uno studio di geometri, giovani architetti e ricercatori. Le accuse sono delle più varie: si va dai bandi che sarebbero stati pilotati agli scambi di favori tra privati e dipendenti dell'Università, dall'esercitare altre professioni nonostante si fosse professori regolarmente a contratto, all'utilizzo per fini privati di un modernissimo laboratorio e dei dottorandi. Il tutto con danni patrimoniali per l'Università calcolati, in totale, in svariate centinaia di migliaia di euro. Ma andiamo con ordine.

 

A finire nel mirino degli inquirenti c'è prima di tutto il professor Mosè Ricci ordinario del dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale, architetto e coordinatore scientifico del tavolo di lavoro del Prg del Comune di Trento. Per lui è già arrivata l'interdizione dai pubblici uffici per un anno perché, secondo l'accusa, "si accordavano (la commissione formata da lui e dagli altri professori Giorgio Cacciaguerra, ora in pensione, e Claudia Battaino, professore associato) al fine di turbare la selezione pubblica per il conferimento di 4 contratti di prestazione d'opera intellettuale presso il Dicam dell'Università di Trento dell'ammontare complessivo di 18 mila euro". I quattro giovani architetti che avrebbero, per gli inquirenti, ottenuto i contratti ''pilotati'' sarebbero Luca Zecchin (37 anni di Padova), Mark Sonego (41 anni di Trento), Alberto Birindelli (38 anni di Bologna) e Ermelinda Cosenza (32 anni di Cosenza) tutti indagati e ai quali il giudice La Ganga ha già disposto il sequestro preventivo di un totale di 18 mila euro. E i quattro appalti riguarderebbero la progettazione della nuova mensa universitaria.

 

Per questo filone d'inchiesta è indagato anche il direttore del dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica dell'Università di Trento (Dicam) Marco Tubino perché "attestava - si legge nelle carte della procura - di aver riscontrato la regolarità degli atti della commissione giudicatrice e la disponibilità finanziaria sul fondo Lab Design Dicam, fatti falsi in quanto nel fondo non erano appostate somme sufficienti alla copertura finanziaria degli incarichi'' e perché in qualità di direttore ''attestava falsamente di aver visionato dichiarazioni rilasciate dai contraenti ma in realtà tali documenti venivano sottoscritti il giorno successivo alla sottoscrizione del contratto. Inoltre lo stesso direttore indicava che Birindelli, Sonego, Cosenza e Zecchin avrebbero dovuto rendere le proprie prestazioni dall'8/11/2016 al 7/1/2017 pur consapevole che il progetto definitivo era stato ultimato e consegnato agli enti preposti". 

 

Ma non è tutto anzi. Mosè Ricci è indagato anche per molti altri capi d'accusa. Uno è quello che ''avendo la disponibilità del laboratorio Ddl (sempre dell'Università di Trento) lo distoglieva dall'utilizzo per fini istituzionali facendo in modo che i suddetti locali, i personal computer e le stampanti ivi contenute, nonché le borse di studio dei dottorati venissero utilizzate per la redazione del progetto nuovo Polo Sanitario del Trentino cui partecipava a titolo privato". Insomma, quel laboratorio, sempre secondo l'impianto accusatorio, veniva usato dal professor Ricci a scopi privati come a scopi privati venivano impiegati due dottorandi (il già citato Mark Sonego e un altro ragazzo non indagato). A loro "chiedeva di lavorare su un progetto che stava seguendo come libero professionista e in questo modo procurava a sé stesso l'ingiusto profitto costituito dall'avere al proprio servizio due persone a spese dell'Università degli studi di Trento''.

 

Mosè Ricci è quindi indagato perché mentre era professore a tempo pieno svolgeva attività di libera professione "presso lo studio di architettura RicciSpaini - si legge, ancora, nei documenti degli inquirenti - (...) nonché svolgendo attività privata di curatore dell'organizzazione di mostre ed eventi, aventi carattere continuativo, nonché si dedicava a titolo privato alla progettazione del nuovo Polo Sanitario del Trentino". In cinque anni il danno quantificato sarebbe di 131 mila euro durante la docenza all'Università di Genova e 46.578 euro durante quella a Trento.

 

Ma quello dell'impiegare il proprio tempo a fini privati, nonostante si fosse professori regolarmente stipendiati dall'Università, pare non fosse un'abitudine solo del professor Ricci. Tra gli indagati in questa mega inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e dal pm Russo ci sono anche altri docenti sempre del Dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica dell'Università di Trento (Dicam).

 

Giuseppe Scaglione, per l'accusa, ''svolgeva le pubbliche funzioni di docente in regime di impegno a tempo pieno'' ma ''contemporaneamente svolgeva sia attività di libera professione che è vietata ai docenti a tempo pieno, sia attività imprenditoriale, vietata anche ai docenti a tempo parziale''. In questo senso avrebbe procurato a se stesso un ingiusto vantaggio patrimoniale e un danno all'Ateneo quantificato in 295.796 euro in 5 anni. Per Giorgio Cacciaguerra vi è la stessa accusa con la specifica che mentre era professore ''svolgeva attività di libera professione dedicandosi, tra l'altro, alla progettazione dell'arredo urbano del piazzale del porto nel comune di Sirmione, alla direzione dei lavori per il restauro di Palazzo Gorgo-Maniago nel comune di Udine". Per lui il danno quantificato è di circa 145 mila euro.

 

E poi ci sono decine e decine di appalti che vedono indagati il dirigente della direzione patrimonio immobiliare appalti dell'Università di Trento Rinaldo Maffei e Lucilla Giuri in qualità di responsabile della segreteria tecnica. Per gli inquirenti ''affidavano a professionisti esterni all'amministrazione pubblica, mediante sottoscrizione delle cosiddette determinazioni del dirigente una serie di incarichi quali: progetti esecutivi, coordinamento della sicurezza, direzione lavori ed altri mansioni remunerate senza la doverosa verifica delle disponibilità interne alla pubblica amministrazione (...) procuravano un indebito vantaggio patrimoniale all'assegnatario (...) e un ingiusto danno patrimoniale all'Università di Trento quantificato in un importo non inferiore a 346.429,42 euro''.

 

Tra coloro che ricevevano questi appalti vi era il geometra Matteo Bertuol dello Studio Tecnico Bertuol anch'egli indagato. Per l'accusa, avrebbe ricevuto anche affidamenti diretti (10 per un totale di 70.408 euro) di appalti pubblici ''in cambio del pagamento di attività professionale che Beruol aveva eseguito per la ristrutturazione di un immobile di sua (di Lucilla Giuri ndr) proprietà privata del valore approssimativo di 1.700 euro''. Ma l'inchiesta è molto più ampia e i dettagli si scopriranno già a partire dai prossimi giorni. Gli altri indagati sono Walter Boller ingegnere e project manager (tra le altre cose coordinatore del “Progetto Piano” per l'area delle Albere), Davide Geneletti, Bruno Zanon e Sara Favargiotti (membri della commissione per il progetto di ricerca per la revisione del Prg del Comune) e Chiara Cortinovis dottoranda.

 

E’ bene chiarire che, come ripetuto più volte, questa è la ricostruzione degli inquirenti e ora, concluse le indagini preliminari, gli indagati avranno modo di chiarire e difendersi.

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