Il Natale in Ucraina, tra colpi d'artiglieria e regali ai bambini: "Per le strade alberi e addobbi, la popolazione non vuole farsi portare via le feste"
La testimonianza di Giovanni Kessler, presidente dell'associazione EUcraina: "L'Ucraina continua a resistere e non vuole perdere il suo diritto ad esistere come Paese, come comunità libera. Allo stesso modo i cittadini non vogliono però perdere la possibilità di vivere la loro vita di tutti i giorni, comprese le festività legate al Natale e al Capodanno" (Qui il Natale sull'altro fronte a Mosca)

ODESSA. In Ucraina non c'è solo la guerra. Nonostante i continui attacchi, nonostante i combattimenti, nonostante i lutti, la resistenza degli ucraini nel terzo inverno dall'avvio dell'invasione su larga scala delle forze russe sta, tra le tantissime cose, anche nelle luminarie appese per le strade, negli abeti nelle piazze delle città, nei regali ai bimbi che festeggiano San Nicola e il Natale ('spostato' lo scorso anno dal 7 gennaio, la data nella quale si celebra secondo il rito ortodosso, al 25 dicembre, un passo che per molti ucraini rappresenta un ulteriore avvicinamento all'Occidente e un ulteriore allontanamento da Mosca).

L'albero di Natale a Odessa (foto Giovanni Kessler)
In Ucraina la resistenza è anche questo. È dire con orgoglio, mentre si lotta da anni per non perdere il proprio diritto ad esistere come comunità libera: “Non ci faremo portare via il Natale”. Un'attitudine diffusa oggi tra gli ucraini, dice a il Dolomiti il presidente dell'associazione EUcraina Giovanni Kessler: “La voglia di pace è tanta, ma nessuno vuole rinunciare alla resistenza. Così si vive il Natale qua: chi tra gli allarmi aerei, chi tra gli echi dei colpi d'artiglieria”. Da una decina di giorni l'ex presidente del Consiglio provinciale e direttore dell'ufficio europeo anti-frode è tornato in Ucraina, per un viaggio da ovest a est, verso la linea del fronte, per fornire generatori e materiale medico.

Natale a Druzhkivka, al fronte di Donetsk (foto Giovanni Kessler)
“Putin – racconta – ha preso di mira la popolazione civile di tutta l'Ucraina. Bombarda tutto il Paese, con particolare attenzione alle infrastrutture energetiche: il vero problema della popolazione anche in questo terzo inverno di guerra sono i blackout, più o meno programmati”. E la notte, nell'inverno ucraino, scende presto. Ma la mancanza di energia ha effetti che vanno ben al di là dell'illuminazione pubblica, mettendo in crisi la fornitura di acqua nelle case e, soprattutto, del riscaldamento. “Da questo punto di vista – continua Kessler – la situazione è meno negativa che negli scorsi anni. Da quando siamo arrivati in Ucraina i momenti di blackout sono stati per la maggior parte molto brevi e le temperature relativamente miti, mantenendosi circa sugli zero gradi centigradi”.

Alberi di Natale al segno d'ingresso nella regione di Donetsk, divenuto un memoriale dei caduti (foto Giovanni Kessler)
Non certo un valore confortevole, ma ben lontano dai -20 che si possono facilmente registrare in molte zone del Paese: “Se manca il riscaldamento in condizioni simili la situazione può diventare tragica. In campagna si ovvia al problema con l'uso della legna, ma in città è diverso. In questo momento però, fortunatamente, la situazione sembra essere migliore rispetto agli scorsi anni”. Nonostante le forze armate russe bombardino senza sosta le centrali e gli impianti di trasformazione dell'energia, gli ucraini sono stati infatti in grado di adattarsi, velocizzando le riparazioni e la riorganizzazione dei sistemi. Non a caso però, EUcraina è intervenuta proprio per portare generatori nei paesi e nei villaggi più isolati, dove le infrastrutture energetiche sono più fragili, negli orfanotrofi, nelle scuole.

Alberi di Natale al segno d'ingresso nella regione di Donetsk, divenuto un memoriale dei caduti (foto Giovanni Kessler)
“La popolazione – continua Kessler – è ovviamente stanca della guerra. Tutti i giorni gli allarmi risuonano, in molte aree le scuole sono chiuse per evitare assembramenti di persone, considerati pericolosi, e gli studenti devono ricorrere alla didattica online. Negli istituti aperti, gli allarmi possono suonare anche due, tre volte al giorno, con ragazzi e insegnanti costretti a uscire dalle aule per scappare nei rifugi sotterranei”. Una triste normalità per le famiglie ucraine: “Tutti contano almeno un lutto nella propria cerchia di conoscenze, ma alla voglia di pace si accompagna la volontà di resistere. La gente sostiene quelli che chiama 'i nostri difensori', i soldati al fronte, in tutti i modi: sanno bene che la loro stessa esistenza come comunità libera è in gioco. Ma dopo tre anni di guerra il peso di questa situazione si fa sentire sempre di più”.

"Grazie alle forze armate dell'Ucraina per Natale e Capodanno" (foto Giovanni Kessler)
Ma pur di fronte alla violenza e alla paura, nelle città ucraine si vuole vivere il Natale. “Per le strade ci sono dappertutto addobbi – spiega Kessler – un po' come da noi. La settimana scorsa come associazione EUcraina siamo stati a Chornobaivka, un sobborgo di Kherson, per la festa di San Nicola. L'iniziativa era organizzata dai volontari della comunità per i circa 100 studenti rimasti (prima dell'invasione erano oltre 500) e abbiamo deciso di portare a ognuno di loro un piccolo regalo. Attorno a Kherson però si combatte ancora, si è a circa 2 chilometri dalle linee russe: la festa c'è stata, ma i bambini sono potuti stare insieme a turno, non più di 50 alla volta, e si sono scambiati i regali al suono dell'artiglieria e delle armi da fuoco al di là del fiume. I combattimenti si sono sentiti distintamente per tutto il tempo, ma avevamo più paura noi di loro”. Il viaggio di Kessler è poi continuato verso est, verso Dnipro, dove i membri di EUcraina hanno festeggiato la vigilia insieme a centinaia di soldati feriti in un ospedale militare. Il giorno dopo i volontari si sono spostati nella regione del Donetsk, dove hanno consegnato generatori e altro materiale.

"Buon Natale! Vi auguriamo la forza del Signore per la vittoria" (foto Giovanni Kessler)
“L'Ucraina vive la sua vita anche al di là della guerra – conclude il presidente dell'associazione – continua a resistere e non vuole perdere il suo diritto ad esistere come Paese, come comunità libera. Allo stesso modo i cittadini non vogliono però perdere la possibilità di vivere la loro vita di tutti i giorni, comprese le festività legate al Natale e al Capodanno. Naturalmente le celebrazioni sono ben diverse da quelle che si avevano prima della guerra: le feste oggi sono occasione per ricordare i caduti e i 'difensori' che combattono al fronte. 'E' grazie a loro se oggi possiamo festeggiare' dicono gli ucraini, e così, in qualche modo, festeggiano con maggior orgoglio. Senza farsi portare via anche il Natale”.