Agricoltura, produzione integrata e biologica. Qual è la differenza? Possono coesistere?


Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
Produzione integrata significa gestire il campo coltivato (frutteto, vigneto, impianto di fragole e piccoli frutti, appezzamento coltivato ad ortaggi, ecc.) creando fin dal momento costitutivo le condizioni ottimali per assicurare alla pianta una sufficiente capacità di autodifesa. L’obiettivo si raggiunge realizzando una serie di opzioni complementari: scelta del terreno adatto, messa a dimora di seme o di piante da vivaio selezionate e sane, adozione di tecniche e di interventi agronomici conformi alla fisiologia delle piante coltivate, ricorso all’impiego di prodotti fitosanitari rispettosi delle varie componenti dell’agro-ecosistema. Solo in questo modo si può realizzare un tipo di agricoltura ecocompatibile.
La direttiva CE 128/2009 sull’utilizzo ecosostenibile dei prodotti fitosanitari è stata recepita dall’Italia con la messa a punto di un Piano di azione nazionale (PAN) che ha richiesto un lungo e impegnativo lavoro da parte di un comitato di esperti nazionali e regionali ed un confronto con le categorie sindacali e professionali interessate. Esso prevede la coesistenza di due tipi di produzione agricola: integrata e biologica. La prima può essere esercitata a due livelli: obbligatorio, ma limitato al rispetto di linee guida minimali e volontario, più restrittivo e complesso.
La produzione biologica esclude l’utilizzo di mezzi chimici di sintesi, concimi minerali e di qualsiasi pratica di forzatura e mette al primo posto il ripristino e il mantenimento della vitalità microbica del terreno. All’attualità solo i prodotti provenienti da agricoltura biologica, per essere messi in commercio, devono essere certificati da un organismo tecnico autorizzato. Per quelli da agricoltura integrata la certificazione è prevista ma non è stata ancora codificata. Per quanto riguarda le mele da produzione integrata, è previsto un incentivo finanziario da parte dell’Unione Europea, purché l’applicazione del disciplinare sia inclusa nel piano operativo dell’organizzazione di produttori.
L’entrata in vigore dal 1° gennaio 2014 della difesa integrata obbligatoria sull’intero territorio italiano per tutte le coltivazioni agricole e della difesa integrata volontaria non comporta sostanziali modifiche per l’agricoltura trentina. Il contenuto del Piano di azione nazionale è stato già anticipato ampiamente dagli agricoltori trentini non solo per quanto riguarda la frutticoltura e viticoltura, ma anche per altri tipi di coltivazione intensiva. Si può affermare che l’adeguamento anticipato alle nuove norme nell’ambito dell’agricoltura trentina è iniziato già negli anni Settanta, come risulta dalla documentazione bibliografica citata in precedenza. Anche la produzione biologica, che attualmente trova applicazione da parte di circa 600 aziende agricole trentine e sottende tutti i tipi di coltivazione, continuerà il suo corso senza modifiche sostanziali.
E’ legittimo ritenere che la produzione integrata attualmente praticata in Trentino possa essere identificata con la difesa integrata prevista dal Piano di azione nazionale. Si può semmai ipotizzare la richiesta di una certificazione ministeriale di quanto è stato fatto in più rispetto alla normativa nazionale. Importante è far capire alla gente che tra produzione integrata e agricoltura biologica non c’è contrapposizione. Sono due modi diversi di interpretare il concetto di eco-sostenibilità. Adottando il linguaggio della politica degli anni Settanta, si potrebbe parlare di convergenze parallele. L’acquirente può scegliere prodotti dell’una o dell’altra provenienza, ma deve essere messo nelle condizioni di fare una scelta consapevole. Serve in altri termini una informazione puntuale e diffusa per far capire che la produzione integrata si avvale di molti mezzi e metodi validati in precedenza da chi pratica l’agricoltura biologica.
* Pt12 dell'inchiesta "Cento anni di difesa delle piante in Trentino"
dedicata alla memoria del dr. Mario Del Dot. L’iniziativa nasce da due considerazioni: il pubblico dei non addetti all’agricoltura deve essere messo in grado di farsi un’opinione personale sulle questioni che riguardano fitofarmaci e salute; ripercorrere un secolo di interventi di difesa fitosanitaria, consente di cogliere i cambiamenti migliorativi ottenuti anche per merito di persone preparate e coraggiose. Tra queste merita un posto di rilievo il dr. Mario Del Dot scomparso qualche mese fa. Ha iniziato la sua attività come medico condotto a Tuenno occupandosi in prima persona di fitofarmaci e di prevenzione dei pericoli che derivavano dal loro impiego. Nella sua operosa carriera di medico pubblico e di docente universitario si è poi occupato anche di malattie legate al lavoro agricolo.