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''Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli'', l'alleanza dall'eterno bisogno di rinascita

Il brano letto questa domenica proviene, essendo l'anno liturgico a lui dedicato, dal vangelo secondo Matteo ed è certamente uno dei più noti. Inoltre, dal punto di vista dottrinale, assume un valore centrale per la Chiesa, conferendo a Pietro «le chiavi del regno dei cieli», designando così ciò che verrà chiamato “primato petrino”, un primato fra i pari
Statua di San Pietro realizzata da Giuseppe De Fabris - Piazza di San Pietro. Foto di Raffale Pagani - Wikipedia
DAL BLOG
Di Alessandro Anderle - 22 agosto 2020

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Mt 16,13-20 [In quel tempo] Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

Il brano letto questa domenica proviene, essendo l'anno liturgico a lui dedicato, dal vangelo secondo Matteo ed è certamente uno dei più noti. Inoltre, dal punto di vista dottrinale, assume un valore centrale per la Chiesa, conferendo a Pietro «le chiavi del regno dei cieli», designando così ciò che verrà chiamato “primato petrino”, un primato fra i pari. Non ci si vuole, però, addentrare in questioni che sono state – e sono tuttora – fonte di un animato dibattito.

 

Risulta piuttosto interessante vedere come la narrazione si svolge, quale è il suo movimento. Gesù arriva in un luogo geografico imprecisato ma molto preciso: nei dintorni di Cesarea di Filippo. Dal punto di vista geografico Cesarea si trova nell'estremo nord d'Israele, quasi agli antipodi di Gerusalemme. Inoltre, come si intuisce facilmente dal nome, Cesarea era città romana, città imperiale. Questo è il punto in cui la narrazione evangelica colloca il primo riconoscimento del Cristo nella persona di Gesù.

 

Il Rabbì interroga i suoi discepoli, e lo fa partendo da una domanda molto generale: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». A tale domanda, le risposte fioccheranno ricche e confuse, generalissime come «la gente», cioè tutti e nessuno. A questo punto, però, Gesù guarda dritto negli occhi: «Ma voi, chi dite che io sia?». Ad una domanda così non si può rispondere in modo generico, è rivolta alla singolarità della percezione di ognuno, alla singolarità dell'esperienza, alla singolarità della riflessione; è piantata nel mezzo della tua vita. Ed infatti le risposte saranno scarsine, solamente Pietro ne azzarderà una (si ricorda qui di sfuggita il fatto che Pietro non sia nuovo a questo tipo di “prove”, con alterne fortune, poiché appena tre versetti dopo il nostro brano, Gesù chiamerà Pietro «Satana»).

 

«La via, la verità e la vita» che Gesù ci ha mostrato, che Gesù è stato, diventa tangibile nella rivelazione dell'Amore che è Dio. Ed è proprio questo Amore, che è verità, vita e via, ad interrogarci singolarmente ogni giorno, a chiamare, ad invocare il riconoscimento. E a questo domanda, a questo riconoscimento, un solo «sì» non basta, perché chiederà: «tu, mi ami?» almeno tante volte quante quelle che è stato, che viene rinnegato. Questo sì è alleanza dall'eterno bisogno di rinascita.

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