La Parabola dei vignaioli omicidi: perché la misericordia del Padre non è lassismo divino


Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
La liturgia della Chiesa cattolica prevede quest'oggi la lettura di un'altra parabola tratta dal Vangelo secondo Matteo, la cosiddetta parabola dei vignaioli omicidi. Questa parabola, in particolare, ricorda ai cristiani che la gratuità della misericordia è tutt'altro che “lassismo” divino, la misericordia è un dono che bisogna saper accogliere. Ecco il testo:
Mt 21,33-43
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «33ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? 43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Questa parabola, sostanzialmente, viene oggi attribuita dagli studiosi alla predicazione originale di Gesù. Come ci si ricorderà dalle scorse domeniche, Gesù è stato chiamato dai capi dei giudei a rispondere di ciò che faceva, di giustificare la provenienza dei suoi gesti e delle sue parole. Si va via via aprendo una frattura fra gli amministratori di uno stato teocratico e la libera predicazione gesuana, finché questa frattura risulterà insanabile. Il padrone della vigna è il Padre che, amorevolmente, si prende cura del suo campo affinché esso renda frutto.
Egli, infatti, non pianta solamente la vigna, ma la protegge con una siepe, si premura di preparare il torchio e la torre. La vigna viene poi affidata ai contadini, che avrebbero dovuto amministrarla al suo posto, come i sacerdoti e gli anziani avrebbero dovuto fare con il Suo popolo, Israele, Suo possedimento e Sua sposa. I contadini, però, approfittano di ciò che non è loro, e provano ad estromettere il Padrone dalla sua vigna e uccidendo i servi che Egli inviava. Allo stesso modo i capi dei giudei perseguitarono i profeti, voce sottomessa solamente alla volontà di Dio, poiché ricordavano loro il pericolo della libertà che si sperimenta solamente facendosi servi del Padre, non del potere umanamente costituito.
In ultimo, il padrone invia direttamente suo figlio – il parallelo con la vicenda di Gesù è lampante. Come fecero con Gesù, che venne crocefisso fuori dalle mura della Città Santa, anche il figlio del padrone della vigna venne condotto fuori dei possedimenti di suo padre e trucidato. Come ricorda lo stesso Gesù, però, traendo la citazione direttamente dal Salmo 118, "la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo". Vale a dire che la cosa meno importante a giudizio dell'uomo – una pietra che non era utilizzabile nemmeno per costruire un edificio – si è rivelata così importante per la volontà del Padre, da divenire addirittura pietra d'angolo, la pietra che regge l'intero edificio.
Sembra dirci proprio questo Gesù: ciò che è meno importante e viene rifiutato dagli uomini, nella giustizia – misericordia – di Dio assume un valore inestimabile. Una misericordia gratuita, che richiede però un atteggiamento esistenziale, un modo di vivere e di seguire la fede. Ognuno è portatore del “proprio” modo, ma non può mai essere confuso con nessun altro modo che non abbia come fine e principio il Padre. Uno dei più grandi insegnamenti che possiamo trarre dalla vita e dalla morte di Gesù è proprio questo: il non confondere mai le cose disumane con quelle divine, il potere umano con quello divino. A chi non compie questa rinascita esistenziale, questa risurrezione, "sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti".