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Bromio, un 'magazine concettuale' per parlare di-vino col piglio giusto e lo sguardo fresco di un team di trentenni

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 18 dicembre 2024

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Ha il fascino del nome mitologico, appena 6 lettere per una parola che evoca suggestioni enoiche, spinte libertarie, paradigmi istrionici e altrettanti sorsi di sapere. Perché Bromio è la rivista ‘cult’ che giustamente vuole divulgare una cultura vinosa che spazia oltre le banali suggestioni. Chiama in causa il rito del vino, le gioie e le contrapposizioni. Senza alcuna concessione allo standard della grammatica vinaria.

 

Bromio, nomea greca del dio Dioniso, figura che richiama pure l’anelito di libertà di quanti erano schiavi di nobili romani. Ma soprattutto Bromio è ora un ‘magazine concettuale’, varato da un team di giovani decisamente visionari animati da una progettualità altrettanto precisa. Indirizzata verso l’essenza stessa di una comunicazione - come si legge nel progetto editoriale - che non agisce a priori. ''Non ricerchiamo con ossessione l’autentico, il naturale, l’identitario. Bromio non asseconda la richiesta rassicurante di aderire a giudizi definiti e a paradigmi inscalfibili. Ma anche, dall’altra parte, abbandona quella sfida costante ad aprire la mente e a essere in continuo aggiornamento''.

E ancora, sul perché del nome Bromio - Βρόμος significa “furore”, “fremito” ed è un epiteto di Dioniso per due ragioni: fu generato dalla relazione tra Zeus e Semele la quale perse la vita folgorata dalla potenza splendida del padre degli dei; dall’ebbrezza del vino, inoltre, scaturiscono fremito e furore’.

 

Appena quattro edizioni, finora, se si conta un numero zero. L’ultima appena presentata, reperibile sul loro sito www.bromio.eu e in alcune librerie specializzate, nelle cantine più visionarie. In quelle dove il vino sprona pensieri, senza badare alla sapiente ebbrezza del sorso. Cantine con una filosofia enoica dunque, per affrontare percorsi sensoriali che non puntano prettamente alla mèta. Guardano oltre. Per capirlo basterebbe sfogliare il numero 3, testi rigorosamente bilingui, italiano e inglese, per far comprendere valori. Senza appunto badare alla griffe, specialmente quanto si parla di vino. Bottiglie rese anonime, degustazioni coperte, per riempire il bicchiere di fantasia. Ma anche storie per certi versi provocatorie: ‘Alla seconda bottiglia vengono idee formidabili’ - scrive Matteo Gallello, uno dei 5 curatori.

 

Con lui Michela Di Giuseppe, Francesco Mazzali e il trentino Theo Zierock, creativo, fotografo, pure cantiniere di Mezzolombardo nell’azienda di famiglia, quella di Elisabetta Foradori. Un legame d’assoluto rilievo. Ogni dettaglio - e la rivista è decisamente una summa di eleganza grafica, tra foto che rompono schemi e chiamano in causa il nuovo modo di sfruttare le immagini - parlando di viaggi, di nozioni viticole, di varietà d’uva e - come recita il rafforzativo della testata di ‘vino, simboli e periferie’. A proposito di testata: Bromio non compare in prima di copertina, ma sull’ultima, sul dorso finale. Sul retro, per essere davvero … davanti.

 

Un team editoriale con una dozzina di autori, rigorosamente trentenni, pronti a cimentarsi a sfidare consuetudini obsolete. Rompendo i canoni dell’effimero, del ‘già visto’. Senza tralasciare di rendere onore al lavoro e alla fatica di quanti hanno cadenzato l’evoluzione del gusto, in primis quello enologico. E ancora: il viaggio, la convivialità, la poesia di un acino d’uva ‘tal quale una parola’ - citando Nakomura Kusatao, poeta cino/giapponese del primo Novecento. Per ribadire come Bromio sia il boato del fulmine, il fragore dei tamburi e delle tremende urla delle Baccanti, nella celebre tragedia di Euripide.

 

Bromio rivela le possibili sfaccettature della realtà, l’incertezza della ragione, la fragilità di una visione precostituita, la provvisorietà di ogni conquista. È sospeso tra la vita e la morte, tra l’estrema gioia e la terrificante inquietudine dell’ebrezza. Bromio non è un dio amorevole, è un dio terreno che sostiene l’espressione libera e non comprensibile, fonde la contemporaneità e la memoria. Cercatelo, si compra a 30 euro, ma vale ben oltre il prezzo di una buona bottiglia di vino importante.

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