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"Salviamo il biologico", il Wwf dice "No" al decreto "contaminazioni" da pesticidi e altre sostanze: "Si colpiscono i piccoli produttori e si favoriscono le grandi industrie"

Il Wwf chiede la cancellazione di due articoli che appaiono tra loro contraddittori nel decreto "contaminazioni". Il responsabile agricoltura dell'associazione Franco Ferroni: "C'è l'urgenza anche di redigere un piano d'azione nazionale sull'uso dei fitosanitari sulla base della direttiva dell'Unione europea: in Italia è scaduto nel 2019 e ancora non è stato rinnovato"

Di Luca Andreazza - 03 novembre 2024 - 21:49

TRENTO. "Una proposta di legge contraddittoria". Queste le parole di Franco Ferroni, responsabile Agricoltura Wwf Italia, sul decreto "contaminazioni". "Una norma che colpisce in particolare i piccoli produttori".

 

A Roma si discute dell'adozione di misure per "evitare la presenza involontaria di sostanze non ammesse nella produzione biologica". Se la FederBio è preoccupata ma non boccia totalmente la bozza di decreto (Qui articolo), il parere del Wwf è negativo. Sono soprattutto due i punti critici per l'associazione che è preoccupata per le posizioni considerate ambigue dalle maggiori sigle del biologico.

 

L'articolo 3 che definisce i parametri e le procedure della presenza accidentale di un pesticida. Se il valore è sotto il cosiddetto zero tecnico (0,01 mg/kg) il prodotto è considerato conforme ma viene avviata un'indagine per certificare come la contaminazione sia accidentale e ci sia una garanzia che non si ripeta. Si stabilisce poi che in presenza di due tracce di pesticidi il prodotto non possa più essere venduto come biologico. 

 

L'articolo 5 spiega poi che se la presenza accidentale di pesticidi è in quantità maggiori allo zero tecnico (superiori quindi a 0,01 mg/kg) il prodotto non viene declassato immediatamente come da procedura attuale ma ci deve essere un'indagine: il prodotto può essere certificato come biologico purché la traccia non superi l’1% del limite massimo di residuo.

 

"Questi articoli sono in palese contraddizione e la richiesta è quella che vengano cancellati", aggiunge Ferroni. "Questa norma favorisce l'agricoltura tradizionale e le grandi industrie biologiche. In caso di contaminazione accidentale il piccolo produttore rischia di dover bloccare la merce e di non poter adempiere ai contratti: il tracollo potrebbe essere concreto per un'azienda familiare".

 

Una richiesta di dimostrare la non contaminazione che è considerata bizzarra: "La contaminazione accidentale è involontaria e causata da fattori esterni. In Trentino e Alto Adige questa dinamica potrebbe avvenire nelle zone della coltivazione delle mele, per esempio. La norma come ideata rischia di allontanare molti agricoltori dall’agricoltura biologica".

 

L'associazione chiede il riconoscimento del ruolo strategico per la transizione ecologica di tutta l'agricoltura. "Questo ultimo decreto del Ministero agricoltura si aggiunge a precedenti provvedimenti che insieme definiscono un quadro di norme incoerenti, vessatorie e penalizzanti per gli agricoltori virtuosi che hanno deciso di praticare l’agricoltura biologica, cioè produrre senza l’utilizzo di pesticidi e altre sostanze chimiche di sintesi", aggiunge il responsabile Agricoltura Wwf Italia. "A questi agricoltori si chiede di rispettare limiti inverosimili, subendo i danni da parte degli agricoltori che utilizzano veleni. Questo in assenza di regole efficaci per la prevenzione delle contaminazioni accidentali".

 

Non si tratta solo di garantire il diritto del consumatore per avere un prodotto sicuro senza contaminanti, "la questione riguarda anche la riduzione complessiva del rischio di esposizione ai pesticidi, la tutela della salute e dell'ambiente secondo l’approccio One Health. Il decreto ignora che l’agricoltura biologica presta attenzione a tutto il processo produttivo. Il testo avvantaggia il residuo zero e non interferisce sull'agricoltura convenzionale. C'è l'urgenza invece di redigere un piano d'azione nazionale sull'uso dei fitosanitari sulla base della direttiva dell'Unione europea: in Italia è scaduto nel 2019 e ancora non è stato rinnovato".

 

Il Wwf rilancia poi la richiesta di introdurre misure fiscali utili per incentivare il consumo di prodotti biologici certificati. "La crescita della superficie agricola certificata in biologico deve infatti essere accompagnata da misure che incentivino i consumi interni di prodotti biologici, oggi destinati in prevalenza all’esportazione del Made in Italy", conclude Ferroni.

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