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Decreto "contaminazioni" da pesticidi e altre sostanze, l'agricoltura bio a rischio? La Federazione del Trentino: "Si riconosce l'involontarietà ma preoccupa l'attuazione"

Il ministero lavora al decreto "containazioni" per l'adozione di misure per "evitare la presenza involontaria di sostanze non ammesse nella produzione biologica". Il presidente di FederBio del Trentino, Stefano Delugan: "C'è timore che le modifiche alla norma non tengano conto della grande diversità che c'è sul territorio, così come le differenze intercolturali"

Di Luca Andreazza - 29 ottobre 2024 - 05:01

TRENTO. "Siamo preoccupati, c'è timore che le modifiche alla norma non tengano conto della grande diversità che c'è sul territorio, così come le differenze intercolturali". Queste le parole di Stefano Delugan, presidente di Federazione trentina biologico e biodinamico del Trentino. "La questione deve essere analizzata nel complesso".

 

Il ministero dell'agricoltura lavora al decreto "contaminazioni" per l'adozione di misure per "evitare la presenza involontaria di sostanze non ammesse nella produzione biologica". Una norma definita da alcuni produttori come una "polpetta avvelenata" mentre per il Wwf il rischio concreto è che l'agricoltura bio venga penalizzata. La posizione di FederBio, che ha inviato delle osservazioni alla bozza di testo, è di preoccupazione ma anche di apertura a rivalutare la norma.

 

In Italia il 19,8% di superficie agricola è certificata biologica, una percentuale molto vicina all’obiettivo del 25% entro il 2030, fissato dalle strategie europee "Farm to Fork" e "Biodiversità 2030". Siamo invece al 13% in Trentino

 

Sono principalmente due i punti critici della bozza di decreto. L'articolo 3 che definisce i parametri e le procedure della presenza accidentale di un pesticida. Se il valore è sotto il cosiddetto zero tecnico (0,01 mg/kg) il prodotto è considerato conforme ma viene avviata un'indagine per certificare come la contaminazione sia accidentale e ci sia una garanzia che non si ripeta.

 

La norma stabilisce poi che in presenza di due tracce di pesticidi il prodotto non possa più essere venduto come biologico. 

 

L'articolo 5 spiega poi che se la presenza accidentale di pesticidi è in quantità maggiori allo zero tecnico (superiori quindi a 0,01 mg/kg) il prodotto non viene declassato immediatamente come da procedura attuale ma ci deve essere un'indagine: il prodotto può essere certificato come biologico purché la traccia non superi l’1% del limite massimo di residuo.

 

"A livello provinciale c'è un ottimo dialogo e un confronto costante tra tutti gli attori del territorio per trovare le soluzioni più idonee", dice Delugan. "Questo approccio non sembra esserci invece tra gli interlocutori nazionali, anche se rispetto al decreto 'controlli' c'è stato un maggior coinvolgimento degli stakeholder. Ci possono, infatti, essere dei paradossi tra le coltivazioni stesse".

 

Le osservazioni di FederBio riguardano la metodologia in caso di residui sotto lo zero tecnico, un chiarimento per escludere l'avvio di un'indagine con la stessa finalità di quella per un campione con residui sopra questo limite, quanto un audit per comprendere la provenienza della contaminazione e per rivedere le misure di prevenzione. E' stato fatto poi presente che in un formulato possono essere presenti più sostanze non ammesse e che occorre rivedere la questione della non conformità del prodotto con due tracce di residui rilevate.

 

"Il decreto può essere utile per chiarire il metodo e c'è il riconoscimento della possibilità di contaminazione accidentale e il limite dell'1% garantisce comunque la distinzione del prodotto", prosegue il presidente di Federazione trentina biologico e biodinamico del Trentino. "Oggi, per esempio, il declassamento è praticamente immediato. Certo, non è comunque semplice l'attuazione delle regole perché anche all'interno del Trentino stesso ci sono differenze territoriali, coltivazioni più sensibili di altre e molti altri aspetti. I Distretti bio possono essere un sistema di salvaguardia ma è un processo che richiede comunque tempo".

 

Per FederBio è importante lavorare sulla semplificazione delle procedure e sulla burocrazia. Una semplificazione di un mercato sempre più centrale, forte di un consumatore più informato, più consapevole e più sensibile verso una produzione sostenibile. In Trentino il numero delle aziende agricole biologiche risulta in calo negli ultimi anni ma questo trend non preoccupa l'associazione di categoria. 

 

"Il settore è ancora piuttosto dinamico: crescite e contrazioni sono un andamento fisiologico", evidenzia Delugan. "Inoltre ci sono spese di certificazione e burocrazia che impegnano molto le aziende, spesso a conduzione familiare. Resistono solo i più motivati nel confermare le certificazioni, altri rinunciano pur continuando la produzione bio. E' infatti importante trasmettere il messaggio che la produzione bio non è solo un marchio ma dietro c'è lavoro, fatica e passione storie. Un settore nel quale il consumatore partecipa con gruppi d'acquisto e perché crede in una certa filosofia".

 

La produzione biologica è molto più complessa rispetto a quanto si può intendere con l'assenza di un ricorso ai pesticidi. "L'alleggerimento della norma non deve essere un alibi ma il produttore bio autentico crede nella forma e nella filosofia del metodo come scelta di coerente coltivazione. Oggi spesso viene riconosciuta questa virtù di salubrità dalle Coop agricole di conferimento e viene anzi remunerata con minime differenze o addirittura equivalente alla agricoltura tradizionale. Non tutte le organizzazioni di conferimento sono sperequative ma la maggior parte degli enti applica queste condizioni", conclude Delugan.

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