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Le alluvioni e la guerra di Zaia a nutrie, tassi, istrici e volpi? Mario Tozzi: "Non c'è alcuna correlazione con problemi agli argini: i fiumi vanno lasciati in pace"

Negli scorsi giorni Luca Zaia ha dichiarato guerra a nutrie, tassi, istrici e volpi ''che stanno distruggendo il patrimonio idraulico del Veneto". Il geologo, primo ricercatore al Cnr e divulgatore scientifico, Mario Tozzi a il Dolomiti: "Un fiume deve poter sfogare l'energia prima di una città o di una valle, più può esondare in un'area libera e meno danni provoca"

Di Luca Andreazza - 04 ottobre 2024 - 09:19

TRENTO. "Non c'è assolutamente una correlazione statistica tra la rottura degli argini e la presenza di nutrie, tassi, istrici e volpi". Queste le parole di Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore al Cnr e divulgatore scientifico. "Se così fosse sarebbe sufficiente prendere le necessarie contromisure, ma le esondazioni e le alluvioni avvengono ovunque, che ci siano o non ci siano questi animali".

 

Negli scorsi giorni il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha "dichiarato guerra a nutrie, tassi, istrici e volpi che stanno distruggendo il patrimonio idraulico del Veneto". Questi animali sarebbero la "causa" delle continue alluvioni che travolgono l'Italia. "Abbiamo 5 mila chilometri di argini. Sono il nostro vero punto di debolezza perché i nostri fiumi corrono tutti sopra il piano campagna. E siamo preoccupati perché sono come una groviera”. Per Zaia, ''magari il problema fosse solo l'acqua che sormonta gli argini. Il problema è che si spaccano'' (Qui articolo).

 

E' più facile trovare soluzioni facili o colpevoli ancor più immediati ma "il problema non sono questi animali. E' una dichiarazione un po' strana. Non c'è correlazione", evidenzia Tozzi. "Se così fosse basterebbe costruire delle reti che possano tenerli lontani dagli argini per risolvere la questione. I fiumi esondano un po' ovunque e non ci sono correlazioni tra le nutrie e questa situazione".

 

L'alluvione in Emilia Romagna, così come quello in Veneto, manda gli ennesimi segnali, anche sul fronte dei costi nel ripristinare intere zone devastate dalla furia dell'acqua. In un'epoca di crisi climatica con precipitazioni più intense in un arco temporale più ristretto, gli investimenti nella prevenzione diventano ancora più strategici.

 

"I nostri amministratori devono imparare a lasciare in pace i corsi d'acqua e le opere di contenimento devono essere costruite con attenzione e dove servono, come per esempio nelle città", prosegue Tozzi. "Si deve lasciare sfogo ai fiumi di poter esondare in aree dove si possono limitare i danni".

 

L'ambiente deve tronare centrale nell'agenda politica e bisogna ridare spazio alla natura e ai fiumi. E' impossibile poter regimentare un corso d'acqua dalla fonte alla foce, "oggi le precipitazioni sono più intense e più estreme: un fiume deve poter sfogare l'energia prima di una città o di una valle, più può esondare in un'area libera e meno danni provoca".

 

Se però "si è costruito un po' ovunque, questo è un problema l'acqua arriverà comunque nelle case e nelle attività perché un fiume si riprende il territorio e gli edifici probabilmente si trovano in un posto sbagliato", conclude Tozzi.

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