Vino e salute, è una questione di cultura. E comunque fa meno male del fumo
In che misura le nostre aspettative di vita sono influenzate da ciò che mangiamo e beviamo? È vero che il vino fa male alla salute?

TRENTO – "Anche bevendo 7 bicchieri di vino ogni giorno non si arriva ad un tasso di mortalità paragonabile ai danni causati dal fumo. E se parliamo di pure statistiche legate all’abuso di alcol, il vino provoca addirittura una riduzioni dei rischi mortali". L’esordio di Larry Coia - in un’aula Kessler gremita come ai tempi dell’occupazione studentesca di Sociologia – è stato quantomeno eclatante. Perché il tema era apparentemente protezionistico: il vino e la salute. Con aspettative di vita. Bere meno per bere meglio? Le risposte non sono state subitanee.
Ma il luminare americano sulle ricerche e correlazioni tra cibo, alcol e qualità della vita ha fornito dati, citato fonti, spiegato correlazioni. "Abbiamo fatto dei test su oltre un milione di persone e possiamo tranquillamente dire che il fumo è più letale del vino". E ancora: la demonizzazione dell’alcol in USA è partita negli Anni ’20 causando principalmente il "mercato nero", impedendo momenti di cultura alcolica. Comunque il bere deve essere responsabile. E se si evitano certe ubriacature, bevendo in modo moderato (non più di 3 bicchieri quotidiani per gli uomini, almeno la metà per il gentil sesso…) il rischio di malattie cardiovascolari cala del 30%. Bere con oculatezza, evitando di "strafarsi" nei fine settimana, proprio per non vanificare i benefici del "vino di tutti i giorni".
Vino benefico? Per gli scienziati americani in contatto con l’ospite del Festival, i polifenoli ( sostanze presenti prevalentemente nei vini a buccia rossa ) migliorano la quantità di colesterolo buono e dunque riducono il diabete di tipo 2. Non solo, il vino combatte pure la demenza, pure l’alzheimer. Il vino però non deve essere paragonato meramente all’alcol. Larry Coia lo ribadisce più volte, al "parterre" sistemato in due sale, tanti giovani, nessun cantiniere o vignaiolo del Trentino, a parte Davide Semenzato, il ‘brand ambassador’ del Gruppo Mezzacorona.
"L’alcol non ha storia, il vino l’ha resa fenomeno culturale" spiega l’oncologo a margine del convegno, visibilmente soddisfatto di aver potuto visitare la cantina della Fondazione Mach, citando vini trentini come Marzemino e Teroldego. Consiglia ovviamente un’alimentazione che preveda uno stile corretto. Chi beve vino rischia molto meno di diventare etilista. Per una questione di cultura, perché – e questo lo ribadiamo noi - il vino è convivialità, un bene da condividere, da consumare per il piacere del palato, ma anche per stimolare giusti pensieri. Vino rosso meglio del bianco? Comunque è doveroso evitare bevande zuccherate e con le bollicine. Che causano pure obesità.
Argomento, quello del sovrappeso, trattato dall’altra relatrice al consegno di Sociologia, Kirsten Strombotne. Che ha ribadito ancora una volta come il vino possa far bene. Basta berne poco e buono.
Due esperti, due scienziati. Che hanno stimolato scientifiche considerazioni. Come dire: prosit!