Venezuela, 12 morti solo in una notte. Il preside di Giurisprudenza Nesi: "Maduro è al capolinea, controlla il Paese solo grazie alle forze armate". Il video esclusivo dei maltrattamenti dell'esercito
Ancora migliaia di persone sono scese in strada a Caracas per chiedere le dimissioni del presidente Nicolas Maduro e indire nuove elezioni. L'ex consigliere dell'Onu dal 2002 al 2011: "Le differenze tra Chavez e Maduro? Solo il carisma. Le istanze popolari vincono sempre". Pubblichiamo un video (molto forte) arrivato dal Venezuela

CARACAS. Siamo a 20 morti in tre settimane, 12 solo nella scorsa notte. Ormai la situazione è fuori controllo in Venezuela e al presidente Maduro, ormai osteggiato dalla popolazione, non resta che ripararsi dietro i blindati e i soprusi. Noi stiamo seguendo da vicino la questione e, come forse ormai saprete, abbiamo in territorio Venezuelano una persona (che stiamo mantenendo anonimo per questioni di ovvia sicurezza) che ci sta tenendo aggiornati sul dramma quotidiano che sta vivendo la popolazione (purtroppo in un silenzio quasi assordante dei media italiani). E quello che pubblichiamo qui di seguito è un video girato con un cellulare, inviatoci proprio dal nostro contatto a Caracas. E' molto violento, ve lo anticipiamo (e va ingrandito per guardarlo), e racconta dei maltrattamenti dell'esercito ai danni di due ragazzi. Noi non sappiamo se siano semplici studenti o pericolosi narcotrafficanti. Sappiamo che, in ogni caso, i soldati si accaniscono contro con una violenza non degna di qualsiasi stato di diritto. Immagini forti che mostrano come i soprusi e la sopraffazione, ormai, siano all'ordine del giorno. Un video inviatoci dal nostro contatto italiano che ha aggiunto "questi comportamenti sono all'ordine del giorno".
Non si tratta di un'esclatation, ma di una situazione in continua evoluzione che affonda le proprie radici negli ultimi anni e intensificatasi in particolare in questi mesi caratterizzati da persone che scompaiono, violenze e soprusi, coprifuoco, telefoni intercettati, mail costantemente controllate, mercato nero e paura.
E tutto è degenerato dall'inizio di aprile, quando la Corte Suprema venezuelana con una sentenza aveva esautorato il parlamento da ogni funzione. Il parlamento, eletto nel 2015, è composto a larga maggioranza all'opposizione e aveva votato la messa in stato di accusa di Maduro, il presidente, responsabile, secondo i parlamentari, della enorme crisi economica, umanitaria e della carestia che sta sconvolgendo il Paese. E allora la Corte Suprema, controllata da Maduro, ha condannato il Parlamento per oltraggio al presidente, consegnando di fatto pieni poteri allo stesso Maduro.
"Il caso venezuelano - spiega il professore Giuseppe Nesi, preside della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Trento e già consigliere dell'Onu dal 2002 al 2011, prima come consigliere giuridico per l'Italia e quindi come consigliere giuridico del presidente dell'assemblea generale - sta facendo scuola. Sono anni che si vive questa tensione all'interno del Paese. Prima Chavez e ora Maduro, personalità che cercano di governare e mantenere il potere a qualsiasi costo. La differenza? Chavez aveva carisma e riusciva ad esercitare il proprio potere in modo disinvolto. Maduro al contrario non riesce a raggiungere alti tassi di gradimento nell'opinione pubblica e cerca di imporre la sua volontà con la forza".
Le manifestazioni pacifiche sono state infatti attaccate dalla polizia con abbondante uso di lacrimogeni, ma le vittime sono responsabilità dei 'colectivos', le bande armate, che si spostano in motocicletta, e che sono il nocciolo duro della 'milizia popolare' del regime chavista. I paladini armati della rivoluzione bolivariana.
E intanto il Venezuela è al collasso e le opposizioni cercano di aumentare la pressione popolare contro il governo, considerato prossimo alla bancarotta. E se l'intenzione è quella di scendere in piazza a oltranza per spingere Maduro a uscire di scena in modo democratico (attraverso le elezioni), iniziano a registrarsi morti e feriti negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
"I problemi - aggiunge il professore - sono la mancanza dei diritti civili e che i governanti cercano di imporre il proprio potere, invece di capire la propria incapacità e farsi da parte. Il Venezuela potrebbe essere tra i paesi più ricchi dell'America Latina, possiede importanti risorse naturali e giacimenti di petrolio, ma si trova sull'orlo della crisi finanziaria. Non è ancora chiaro come e quando, ma l'esperienza di governo di Maduro è al capolinea e rischia di essere circondato dal deserto: l'opinione pubblica è contraria e lui riesce a controllare il paese esclusivamente grazie alle forze armate. Ma il fronte è destinato a cedere con il passare del tempo e con l'esaurimento delle risorse economiche per pagare i militari".

La repressione governativa contro le manifestazioni dell'opposizione è stata condannata da molti paesi sudamericani. Undici paesi dell'Osa, l'organizzazione degli Stati americani, hanno lanciato un appello congiunto per chiedere alle parti di mantenere la calma e hanno chiesto al governo di Maduro di convocare nuove elezioni. Il segretario di Stato a stelle e strisce manifesta preoccupazione per la violazione della stessa costituzione venezuelana e per il tentativo di soffocare le voci di protesta.
Il presidente Maduro dall'altra parte sostiene che queste ribellioni sarebbero fomentate proprio da Washington per rovesciare un governo legittimo. "Le condizioni oggettive - commenta Nesi - sono cambiate. Oggi l'America latina presenta alcune zone di instabilità, ma l'intervento delle organizzazioni internazionali cerca di aiutare la crescita dell'area. L'Onu può ispirare i comportamenti, ma deve evitare interferenze. Il regime venezuelano deve tenere conto delle istanze popolari, in quanto vincono sempre".
"Non credo inoltre che gli Stati Uniti interferiscano sulle vicende sudamericane - conclude Nesi -. Non c'è più quella disinvoltura, come avvenuto a cavallo degli anni '80 e '90, dell'ingerenza americana, quando Washington concepiva quelle zone come il giardino di casa. In quegli anni la CIA non aveva esitazioni a promuovere e armare i colpi di stato, un po' quello che avviene invece oggi in Africa, dove molti Paesi vedono le Grandi potenze muovere fili e intessere trame, Cina in testa. Maduro cerca un nemico, un pretesto per compattare la società e distrarre l'opinione dalle criticità attuali. Oggi hanno la responsabilità del loro futuro".