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Una ong trentina tra i profughi del Sud Sudan. L'Onu: "Rischio genocidio". Acav a lavoro per pozzi e cibo

Boneccher (presidente di Acav) è appena tornato dall'Uganda, dove sono già arrivati 500 mila profughi sud sudanesi, e ha incontrato i rappresentanti del governo: "Situazione drammatica. Interverremo con le nostre macchine e la squadra di perforazione per realizzare al più presto alcuni pozzi"

Di Luca Pianesi - 20 dicembre 2016 - 11:42

TRENTO. Non si ferma l'apocalisse in Sud Sudan. Sono centinaia di migliaia i sud sudanesi che stanno scappando dal loro Paese per colpa della guerra civile, che negli ultimi mesi è ripresa con violenza. In cinquecentomila hanno varcato il confine con l’Uganda dove, con l’aiuto delle agenzie internazionali, vengono allestiti i campi profughi. E oltre il confine c'è anche una ong trentina, Acav, impegnata da anni in Uganda con progetti di cooperazione allo sviluppo, che sta dando assistenza come può.

 

E il primo ottobre ilDolomiti.it si era occupato proprio della crisi sud sudanese. Avevamo sentito il direttore regionale di Acav che fino a pochi mesi fa si trovava proprio in Sud Sudan "però - ci aveva detto - purtroppo abbiamo dovuto sospendere le nostre attività a partire dalla seconda settimana di luglio, quando un improvviso e inaspettato deterioramento delle condizioni di sicurezza ha costretto l’associazione a evacuare uomini e mezzi dal Paese". In Sud Sudan, infatti, è in atto da tre anni una sanguinosa guerra civile. Il presidente Salva Kiir è in lotta con i ribelli del vicepresidente Riek Machar. Nonostante un fragile accordo di pace siglato nell'agosto 2015, i combattimenti sono ripresi questa estate nella capitale Juba e hanno già fatto migliaia di morti. Inoltre tutto il Paese è una polveriera perché si rischia anche il conflitto etnico come era accaduto in Ruanda negli anni '90. Là c'erano gli Hutu e i Tutsi, qui i Dinka e i Nuer e solo la presenza di oltre 12 mila Caschi blu, finora, sembra aver scongiurato la catastrofe. Se così si può dire, visto che in realtà il conflitto ha già causato più di due milioni di profughi, diverse decine di migliaia di morti e ha costretto alla fuga nei paesi vicini 900 mila persone. Ed è di pochi giorni fa la dichiarazione del senegalese Adama Dieng, consigliere speciale Onu per la prevenzione dei genocidi che ha detto: "Le violenze potrebbero aumentare attraverso un’ottica etnica in vista di un possibile genocidio".

 

Il presidente di Acav Giorgio Boneccher, nel suo recente viaggio in Uganda, ha incontrato i rappresentanti locali del governo ugandese e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) per concordare un intervento dell’associazione presso uno dei campi profughi. "La situazione è davvero drammatica, c’è bisogno di tutto. Acav interverrà con le proprie macchine e la squadra di perforazione per realizzare al più presto alcuni pozzi: la scarsa disponibilità di acqua potabile è infatti il problema più urgente”, ha dichiarato il presidente.

 

C’è bisogno anche di molto altro: mancano ad esempio quasi del tutto l’assistenza sanitaria per i molti malati e un sistema scolastico per i tanti bambini ospitati. È necessario inoltre far ripartire l’agricoltura, avviando piccole coltivazioni nei terreni messi a disposizione dei profughi: proprio in questo settore il direttore di Acav in Africa, Pierluigi Floretta, sta programmando un ulteriore filone di intervento. Saranno gli agronomi di Acav a fornire attrezzi, sementi, formazione e assistenza tecnica per un proficuo avvio delle attività agricole. In questo modo una parte almeno dei profughi potrà avere un’occupazione, contribuire al proprio sostentamento e acquisire anche qualche nuova competenza. Anche in questo momento drammatico la solidarietà trentina sa essere presente ed efficace. 

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