Un Natale in Guatemala, dalle montagne trentine all'America Centrale zaino in spalla
La ragazza trentina è partita due mesi fa dal capoluogo per un viaggio in America Centrale. Messico, Cuba e Guatemala le sue tappe

TRENTO. Il sogno custodito nel cuore da anni. La frontiera considerata come un luogo mentale. Il Dolomiti ha intervistato la trentina Lara Noto, impegnata in un viaggio zaino in spalla in America Centrale. Oltre due mesi divisi fra Messico, Cuba e Guatemala dopo aver lasciato il posto di lavoro per lanciarsi in questa avventura.
Quest'anno festeggerà un Natale particolare: niente freddo pungente, nessun albero addobbato, ma tanta musica e solarità.
L'America centrale un mondo in costante cambiamento. Il Messico detiene la seconda economia dell'America Latina e si colloca fra i principali esportatori di petrolio, ma la prosperità resta un sogno e il gap socio-economico è forte. Le periferie e le aree rurali soffrono della presenza di baraccopoli e delle rotte della droga. Tanti i messicani coinvolti nelle battaglie fra gang e altrettanti che cercano di superare il confine con gli Stati Uniti d'America.
Il Guatemala invece cerca ancora di riprendersi dopo i 36 anni contraddistinti dalla guerra civile. Il conflitto, terminato nel 1996, avrebbe lasciato sul campo oltre 200 mila persone uccise oppure scomparse. Il Guatemala però è riconosciuto fra i paesi più attrattivi dell'America Centrale: la cultura Maya, laghi, vulcani, le orchidee e i volatili esotici. Le popolazioni Maya rappresentano circa metà della popolazione del paese, ma lamentano disparità di trattamento.
Cuba invece ha pianto recentemente il suo lìder dopo ormai diversi anni leggermente defilato. Ora, dopo aver chiuso un'era, cerca definitivamente la sua strada.
Lara, come nasce la passione per l'America Centrale e Latina?
"E' sempre stato un sogno, alimentato negli anni grazie al cinema, come le pellicole 'I diari della motocicletta' oppure 'Madeinusa', e alla letteratura come 'Le vene aperte dell'America Latina' e le opere di Isabel Allende e Gabriel Garcia Marquez.
Ho sempre sentito una vicinanza con questo continente: la storia, la lingua, i colori e la musica. Così lascio il lavoro e decido di realizzare questo sogno: attraversare l'America Centrale zaino in spalla, un budget ridotto e mezzi di trasporto solo terrestri".
Messico, Cuba e Guatemala le tappe lasciate alle spalle. Quasi due mesi in America Centrale. Un primo bilancio?
"Gli stereotipi esistono solo nella nostra testa. In realtà non si viaggia mai realmente da soli. Stringere amicizia e incontrare persone non è mai stato così semplice, senza però perdere il gusto della solitudine, un momento che invita all'introspezione: è bello prendersi cura di sé stessi ogni tanto.
Ho trascorso un mese in Messico che mi ha colpito per una varietà straordinaria di paesaggi, cultura e storia. Il Chiapas invece è un mondo a parte, avulso dal resto del paese.
A Cuba invece sono rimasta solo una settimana, in occasione dei funerali di Fidel Castro. Nonostante il poco tempo trascorso fra l'Avana e Santiago, sono rimasta colpita dalla dignità del popolo e dall'orgoglio nazionale per la Rivoluzione, ma anche dalle sue contraddizioni.
Ora mi trovo in Guatemala, il regno dei Maya, un paese vivo e pulsante".
Un viaggio in solitaria, ma le storie non mancano.
"I sorrisi de bambini del Chiapas ti rapiscono. Gli autisti messicani e guatemaltechi guidano come i pazzi, incuranti della strada piena di buche e dossi, ma allo stesso tempo sono un'ottima fonte di storie, leggende e suggerimenti giusti. In Messico il wifi è gratuito e copre qualunque zona del paese, poi però per una questione culturale di pudicizia si immergono in mare vestiti, mentre l'abbigliamento in Guatemala sembra uscito dai fumetti. Le sorprese e le scoperte insomma non mancano.
"A Cuba invece ho conosciuto il professore Antonio, che ha guadagnato tantissime medaglie a fianco di Fidel Castro in Africa. La Rivoluzione è ancora molto viva nell'anima cubana, soprattutto nelle generazioni più anziane, che hanno combattuto per gli ideali di uguaglianza, liberazione dei popoli oppressi".
Si tratta del tuo primo Natale lontano dall'Italia.
"E qui di natalizio non si trova proprio nulla. Le temperature invernali sono lontane e il fascino del Natale è molto diverso rispetto alle nostre abitudini. A dir la verità non sembra proprio di essere nel periodo delle festività natalizie".
Il futuro cosa riserva?
"Il biglietto di ritorno non è ancora prenotato. Dopo aver visitato l'America Centrale mi piacerebbe fermarmi ancora un mese per fare del volontariato. Ho imparato che le tappe del viaggio non vengono mai rispettate, in quanto un itinerario è costruito soprattutto dalle persone che incontri lungo il cammino e la deviazione è sempre dietro l'angolo. Si viaggia liberi dagli schemi e dalle convenzioni".