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Un dolce per la Siria. Biscotti tradizionali per raccogliere fondi per il popolo sotto assedio

Sono tutte ragazze e vendono dolcetti per aiutare il popolo siriano. Tanti i progetti sostenuti, dall'adozione a distanza dei profughi a forno per fare il pane 

Pubblicato il - 29 ottobre 2016 - 17:14

TRENTO. "Di dove siete?". "Siamo quasi tutti trentine", rispondono. "Io però sono di Genova", ci tiene a dire una delle ragazze presenti che sta cercando di appiccicare al muro del torrione di piazza Fiera la bandiera della Siria. Io volevo sapere se fossero tutte siriane ma è bello che abbiamo risposto così. Sono ragazze trentine, "Ma io sono di Genova!", insomma tutte si sentono "anche" italiane perché sono quasi tutte nate qui quelle che oggi hanno allestito un banchetto stracolmo di ogni sorta di dolcetti. "Dolci tipici siriani". Chi li ha fatti?, chiedo alle ragazze: "Le nostre mamme".

 

Ora capiamo perché si sono messe a vendere dolcetti, che fine fanno i soldi raccolti dai tanti passanti che contribuiscono all'iniziativa. "Siamo l'associazione Insieme per la Siria Libera e raccogliamo denaro per sostenere progetti umanitari". E di progetti, se si legge la pagina Facebook dell'associazione ce ne sono molti: "Adozione a distanza di bambini orfani, pacchi viveri per le famiglie, finanziamenti per il sostegno degli ambulatori presenti nelle città sotto assedio". Ma anche il progetto dei piccoli forni che se non saranno utilizzati per la produzione di dolci come quelli che sono apparecchiati oggi sul tavolino dell'associazione, perché c'è ben poco da festeggiare nella Siria di oggi, serviranno comunque a sfamare un popolo colpito dalla guerra. "Tanti piccoli forni sono molto meglio di uno grande - ci spiega un'attivista - perché il rischio che venga distrutto da un'incursione è alto". Se sono tanti è più facile che qualcuno si salvi, "e riesce comunque a sfamare centinaia di persone, un intero quartiere".

 

Al banchetto ci sono loro, le ragazze trentine con ascendenze siriane, comunque arabe. "Ma la religione non c'entra", e infatti al banchetto si fermano tutti indipendentemente dal credo religioso. "Come non c'entra la religione nella guerra in Siria", ci spiegano. La Siria è una realtà multi-religiosa. Tra le ragazze c'è Yaman: "La migliore amica di mia madre, quando mamma abitava in Siria, era cristiana. Molti arabi avevano come maestre di scuola delle insegnanti cristiane, lì la convivenza ha radici storiche, profonde". Yaman racconta una sua esperienza diretta: "Anni fa ci sono andata anch'io in Siria e ho incontrato padre Paolo Dall'Oglio (il sacerdote rapito nel 2013 da un gruppo di estremisti islamici vicino ad al-Qāʿida, ndr) e abbiamo dormito tutti insieme, arabi e cristiani, all'interno del monastero. E abbiamo pregato assieme, ciascuno con il suo rito e le sue usanze".

 

Per chi volesse, l'associazione sarà prossimamente con altri banchetti in altre città del Trentino. Sulla pagina Facebook il calendario delle iniziative e gli estremi per fare le eventuali donazioni. 

 

 

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