"Trentino trasporti mi ha lasciato solo. Io non ho voluto chiedere i danni". Parla il controllore che era stato picchiato sul treno della Valsugana. Condannato a 4 mesi l'aggressore
Martedì la sentenza di condanna per l'aggressione che in agosto era costata diciotto giorni di prognosi una divisa strappata e il cellulare rotto al capotreno che aveva chiesto il ticket a un giovane di Caldonazzo. Vitlacil: "E' solo un ragazzo per questo non ho voluto infierire in fase processuale"

BORGO VALSUGANA. Condannato a 4 mesi il ragazzo che l'11 agosto scorso aveva malmenato il capotreno sulla linea Trento-Bassano delle 13.30. Il giudice, visti i numerosi precedenti dell'aggressore, ha rifiutato la richiesta presentata dalla difesa per l'affidamento ai servizi sociali, mentre il capotreno non ha voluto avanzare la richiesta di danni per non aggravare la posizione del denunciato: "Mi dispiace che un ragazzo così giovane si stia rovinando la vita - dice Roland Vitlacil, il capotreno aggredito - per questo ho preso la decisione di non infierire ulteriormente".
I fatti hanno visto il capotreno avvicinarsi al passeggero per controllare il biglietto. La risposta fu tanto improvvisa, quanto inaspettata: aggressione verbale e sputi nel primo momento, quindi un pugno alla nuca e successivamente alla bocca.
"L'autore dell'aggressione è un abitudinario del viaggio senza biglietto e avevamo avuto altre occasioni di verifica, senza però atti violenti - ricorda il capotreno - al momento di salire sul convoglio avevo chiesto al passeggero residente a Caldonazzo se almeno questa volta avesse regolarmente acquistato il ticket. La sua risposta è stata di aggredirmi verbalmente e sputarmi addosso. Quando si è accorto che stavo per chiamare i carabinieri, ha ulteriormente reagito con un pugno alla nuca; quando mi sono girato mi colpito alla bocca e ha concluso calpestando il cellulare scivolato a terra".
Risultato finale: diciotto giorni di prognosi certificati dall'ospedale di Borgo Valsugana, divisa strappata e cellulare rotto per il capotreno; denuncia da parte dei carabinieri per oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e querela per lesioni per il passeggero di Caldonazzo. Oltre all'episodio, l'aggressione ha infatti portato al ritardo del treno interessato ed alla soppressione di quello in partenza da Trento.
"Desidero ringraziare - conclude Vitlacil - la Procura e il pubblico ministero Alessia Silvi, che si è completamente sostituita al mio datore di lavoro, Trentino Trasporti Esercizio, che in questa vicenda mi ha abbandonato". E le premesse da parte dell'azienda di costituirsi parte civile ci sarebbero state tutte: danno d'immagine, il ritardo del convoglio e la sospensione di pubblico di esercizio, ma Trentino Trasporti Esercizio si è sfilata abbandonando il proprio dipendente, senza dare un segnale forte per scoraggiare episodi simili.
Un'estate bollente per le ferrovie trentine e per i tanti casi aggressione che hanno rifocillato la statistica di episodi violenti sui treni e sulle linee gestite da Trentino Trasporti, senza contare quanto accade ai capotreni griffati Trenitalia. "Si dice - commenta Andrea Moscon della Fit Cisl - costituirsi parte civile quando la persona offesa o danneggiata da un reato interviene nel processo penale contro l'autore dell'illecito, per chiedere che quest'ultimo sia condannato anche al risarcimento dei danni subiti in conseguenza del reato. O quando si ha un danno d'immagine dell'azienda".
"Premetto - prosegue il sindacalista - che conosco il capotreno avendo lavorato con lui molti anni sul servizio urbano di Trento e voglio rinnovargli la mia personale vicinanza. Purtroppo nelle sue dichiarazioni colgo molta amarezza per l’assenza nell’iter processuale da parte di Trentino Trasporti, un atteggiamento questo già riscontrato per altre vicende analoghe, in passato. In questa caso il danno all’immagine dell’azienda c’è stato? Vi sono stati disagi sulla tratta? Vi sono stati disagi ai passeggeri? Vi sono stati disagi al personale? Certamente e allora ci si costituisce parte civile".
"La mia convinzione è che in questo atteggiamento aziendale di rimanere sempre sull’Aventino - conclude Moscon - si rafforzi il messaggio distorto che tutto è consentito. Si tratta solo dell'ultimo esempio. Nel passato ho avuto modo di denunciare altri casi simili. Il controllo a vista trasformato nell'ordine di servizio aziendale in intercettazione del passeggero è di difficile attuazione e soggetta a creare situazioni di scontro che potrebbero sfociare in violenza e aggressioni verso l’autista. Dieci giorni fa siamo stati invitati dalla Giunta del comune di Lavis per parlare delle criticità della linea 17 proprio per episodi di risse e danneggiamenti a bordo dei mezzi e nelle pensiline per questo motivo".