Televisioni, per i contributi provinciali basteranno tre dipendenti (e Trentino Tv se ne tiene giusto tre). Le opposizioni si indignano ma la legge era passata all'unanimità
L'editore della rete ha lasciato a casa il 50% della redazione (Alessio Kaisermann, Francesca Quattromani e Daniele Benfanti). L'ordine dei giornalisti pronto a impugnare il licenziamento. M5S, Agire, Civica e Lega contro la Giunta e il sistema di finanziamento pubblico alla Tv di Angeli. Intanto la Cgil rescinde i contratti e Dorigatti "ci pensa"

TRENTO. E se nel regolamento attuativo della legge sulla promozione dell'informazione locale (che verrà presentato venerdì) ci fosse la clausola che per accedere ai contributi della Provincia alle televisioni provinciali o di valle basterebbe avere "un minimo di tre giornalisti al momento della presentazione della domanda"? Voi che pensereste del licenziamento in tronco di tre dei sei giornalisti di Trentino Tv avvenuto ieri, senza un preavviso, con le domande di contributo ancora da depositare? Probabilmente quello che stiamo pensando noi e che sta pensando anche il presidente dell'ordine dei giornalisti Fabrizio Franchi che aggiunge: "Dorigatti invece di dire che incontrerà il segretario del sindacato giornalisti Trentino Alto Adige Stefan Wallisch per esaminare la situazione pensi a farci avere i documenti, i regolamenti attuativi della norma. E invece ad oggi non c'ha fatto avere nulla. Per fortuna sono riuscito a recuperarli lo stesso e all'interno c'è questa clausola del minimo di tre giornalisti per le Tv. Una voce quanto meno sospetta, per usare un eufemismo". Sospetta anche alla luce dell'articolo 4 comma a) della stessa legge provinciale (la 18/2016) che prevede che una volta ricevuto il contributo le imprese "si impegnino, per il periodo determinato dalla deliberazione al mantenimento dei livelli occupazionali del personale dipendente, indicati nella domanda di concessione del contributo".
Nel caso di Trentino Tv, a questo punto, tre sono e tre basterebbe rimanessero per la durata del contributo. Un comma, quello citato, al quale partiti e consiglieri provinciali, anche delle minoranze, hanno brindato, quando è stata votata la legge, come se si fossero, in questo modo, assicurati i livelli occupazionali delle diverse aziende. Un comma che, invece, al presidente dell'ordine e ai sindacati (e nel nostro piccolo anche a noi de il Dolomiti.it) non sembrava bastare e a più riprese, infatti, è stato chiesto di legare i contributi a piani industriali o, quanto meno, a garanzie sul mantenimento degli organici in essere (ovviamente non in essere alla presentazione della domanda ma almeno all'anno precedente). Invece questa clausola (fondamentale in qualsiasi altro settore dell'industria o dell'artigianato) non è stata recepita. E va detto, per onestà, che anche chi solidarizza, oggi, con i giornalisti licenziati e grida alla "legge sbagliata o inutile" aveva votato a favore visto che la norma è stata approvata all'unanimità in consiglio provinciale. Ma, d'altronde, quale politico poteva mettersi di traverso (per davvero) a una legge "salvagente" per gli organi di stampa? Quegli stessi organi di stampa che, in un modo o nell'altro, prima o dopo, bene o male, finiranno per parlare anche di lui?
Fa discutere il licenziamento dei tre giornalisti di Trentino Tv (l'ex Tca) Alessio Kaisermann, Francesca Quattromani e Daniele Benfanti avvenuto ieri mattina senza preavviso da parte del loro editore, Graziano Angeli, con effetti immediati. Fa discutere, non sta lasciando indifferente l'opinione pubblica (anche sul nostro profilo Facebook sono stati oltre un centinaio gli attestati di solidarietà nei loro confronti) e sta causando anche le prime reazioni pratiche. La Cgil ha già annunciato che rescinderà i suoi contratti (che valgono 15.000 euro all'anno) con Trentino Tv (con la quale collaborava per la trasmissione Lavoro 7) e il consiglio provinciale si dichiara pronto "a prendere dei provvedimenti". Il presidente dell'ordine dei giornalisti Fabrizio Franchi spiega che "Ordine e sindacato non abbandoneranno i colleghi a cominciare dal fatto che il licenziamento sarà impugnato in tribunale" e anche la politica, con Filippo Degasperi, Claudio Cia e Rodolfo Borga e la Lega Nord hanno espresso la loro preoccupazione.
Il presidente del consiglio provinciale Dorigatti, con una nota (quella alla quale faceva riferimento Franchi a inizio pezzo) comunica che: "A nome dell'intero Consiglio provinciale esprimo una grande preoccupazione per il futuro del sistema dell'informazione locale, nonché la totale solidarietà ai giornalisti colpiti dal licenziamento come già comunicato la settimana scorsa all'amministratore della società proprietaria dell'emittente i contratti stipulati dal Consiglio per l'affido dei servizi di diffusione dei notiziari consiliari (contratti con scadenza annuale), sono contratti dai quali il Consiglio provinciale può recedere (e sospendere o interrompere l'incarico) in qualsiasi momento e a proprio insindacabile giudizio. Valuteremo dunque - aggiunge - assieme ai colleghi dell'ufficio di presidenza, a fronte di questa drastica e unilaterale decisione dell'editore, quali provvedimenti adottare. Inoltre nei prossimi giorni incontrerò, su sua richiesta, il Segretario del Sindacato Giornalisti Trentino Alto Adige, dott. Stefan Wallisch, per esaminare la situazione".
Sembrerebbe, quindi, rimasto spiazzato il presidente del consiglio Dorigatti (marito della direttrice della rete Marilena Guerra) dalla decisione di Angeli di rinunciare al 50% della redazione della rete. E sembrerebbe rimasta spiazzata anche la politica. Le opposizioni, in particolare, si sono scagliate contro la Giunta e il sistema di finanziamento pubblico che per anni ha, di fatto, sostenuto la televisione di Angeli. Soldi provenienti direttamente dalla Provincia. Soldi che, abbiamo visto, paradossalmente, l'editore potrebbe ancora ottenere con la nuova legge provinciale di sostegno all'editoria.
"Trentino Tv, o meglio il suo editore, Graziano Angeli, ha deciso di licenziare tre giornalisti. Ora ripeterò quello che dissi esattamente un mese fa - commenta sulla sua pagina Facebook il presidente dell'ordine Fabrizio Franchi e noi gli mettiamo un simbolico 'like' - e che il Governatore Ugo Rossi finse di non sentire (peraltro come gran parte della politica provinciale trentina): gli enti pubblici non possono dare contributi a chi non rispetta i vincoli occupazionali. Ed è inutile fingersi di offendersi per la denuncia fatta dal sindacato dei giornalisti di conflitti di interesse presenti tra politica e tv. Inutile piangere merenda, ora. Tre colleghi sono stati licenziati. E comunque sia la battaglia comincia ora, perché Ordine e sindacato non abbandoneranno i colleghi a cominciare dal fatto che il licenziamento sarà impugnato in tribunale, visto che è stato fatto in sfregio della legge senza tenere conto delle discriminanti della 223 sui licenziamenti collettivi. Questo è l'inizio. Poi si vedrà".
Molto critico il consigliere dei 5 Stelle Filippo Degasperi che però, come lui stesso sottolinea, ha poi finito per votare la legge in questione: "Ci troviamo di fronte a un fatto molto grave - il commento di Filippo Degasperi -. Non solo perché tre professionisti si ritrovano da un giorno all'altro senza lavoro, ma anche perché questo episodio mette in luce una volta di più la miopia e la scarsa attenzione con cui la Giunta provinciale in questi mesi ha affrontato il tema dei contributi pubblici agli organi di informazione locale. La notizia dimostra in maniera lampante che la legge provinciale n. 18/2016 a sostegno della piccola editoria trentina, recentemente votata all'unanimità, è del tutto inutile, perché non ha raggiunto uno dei suoi obiettivi fondamentali (ragione per cui era stata votata anche dal M5S), vale a dire garantire almeno i livelli occupazionali. L'ordine del giorno che avevamo proposto, mirava proprio a questo: a verificare la coerenza tra gli impegni occupazionali e gli obiettivi indicati nelle domande di contributo delle imprese che operano nel settore dell'informazione. Se un'emittente pensa di fare informazione al giorno d'oggi con una redazione ridotta ai minimi termini deve dimostrarlo, per evitare di trasformarsi semplicemente nel megafono di chi è in grado di confezionargli comunicati stampa e video da rilanciare. Ora - conclude Degasperi - ci aspettiamo quantomeno che, come già richiesto dal M5S, il Consiglio revochi gli incarichi assegnati per via diretta. Prendiamo, infine spunto da questo grave episodio per sollecitare il presidente Rossi a rispondere alla nostra interrogazione dello scorso ottobre e rendere noti gli importi che la Provincia assegna ogni anno alle televisioni locali. Ai giornalisti oggetto di questa drastica decisione – conclude Degasperi – va ovviamente tutta la nostra solidarietà: con la certezza che la loro professionalità (sempre dimostrata sul campo) possa presto tornare al servizio dell'informazione trentina".
Gli fa eco il consigliere provinciale di Agire Claudio Cia: "Mi chiedo con quali criteri e con quali verifiche la Provincia ha elargito a piene mani denaro pubblico all'emittente Trentino TV, in cambio di servizi, se oggi questa licenzia tre dei suoi sei giornalisti. Mi chiedo anche come possa ora questa emittente soddisfare con professionalità ai tanti impegni assunti con la Provincia e le Agenzie ad essa riconducibili. La crisi di questa azienda, oltre a creare nuovi disoccupati con quanto ne consegue, pone una preoccupante ipoteca sulla pluralità dell'informazione. Il mio auspicio è che il presidente della Giunta provinciale Rossi e il presidente del Consiglio provinciale Dorigatti sappiano aprire un confronto franco e leale con Trentino TV al fine di individuare come poter restituire opportunità lavorative ai tre giornalisti e su quali basi instaurare futuri rapporti di collaborazione improntata sulla trasparenza. Le aziende di maggior successo solitamente fanno due cose: risolvere un problema, soddisfare un bisogno. Vi sono due tipi di aziende: quelle che cambiano e quelle che scompaiono: mi auguro che Trentino Tv rimanga un'espressione viva del nostro territorio".
"Civica Trentina - prosegue il consigliere provinciale Rodolfo Borga - valuta con particolare attenzione le vicende che hanno interessato alcuni operatori dell’informazione televisiva. Al di là della condivisibile preoccupazione per la sorte di alcuni posti di lavoro, ciò che rileva in primo luogo è il futuro dell’informazione in Trentino. Pare chiaro che il drastico taglio operato alla redazione di Trentino TV non potrà non avere ripercussioni negative sulla qualità del servizio reso, che per poter garantire livelli decorosi non può prescindere dall’impiego di un adeguato numero di professionisti. In tale contesto Civica Trentina, ferma restando ovviamente la libertà di scelta dell’impresa, ribadisce che debba aver luogo al più presto un approfondimento sulle copiose risorse finanziarie che l’apparato pubblico investe nel settore. Risorse che sono destinate non a finanziare, almeno direttamente, le imprese, né a garantire i posti di lavoro, ma a sostenere il sistema dell’informazione nel suo complesso favorendone professionalità e pluralismo".
Last but not least, il gruppo consiliare della Lega Nord Trentino del Comune di Trento: "Giornata nefasta oggi per il mondo del lavoro, che ha visto fioccare i licenziamenti in più di una azienda, in alcuni contesti anche inaspettati. A sorprendere sono i licenziamenti dei tre giornalisti (il 50% della redazione) dell'emittente televisiva Trentino Tv, i quali si sono trovati davanti la lettera che chiudeva il loro rapporto di lavoro. Nell'inviare la nostra massima solidarietà con coloro che hanno visto cessare il lavoro, vorremmo sottolineare come questa volta siano stati falciati proprio coloro che da sempre hanno mostrato massima professionalità nel seguire le vicende della città, con equità e imparzialità verso le forze politiche anche di minoranza. Dispiace,tra l'altro, che abbiano perso il lavoro anche persone con figli piccoli, mettendo in difficoltà le loro famiglie. Le motivazioni all'origine dei licenziamenti sarebbero legate alla mancanza di finanziamenti provinciali a sostegno dell'informazione. Siamo ancora una volta davanti agli effetti della “democrazia” in provincia di Trento, che tutela sempre di meno la libertà di informazione. E ci chiediamo se sia proprio per la libertà di informazione mostrata da Trentino Tv che viene ora così penalizzata".