Senza governo per due anni, meta italiana per i bacini carboniferi, Matteo Kirchner si trova in Belgio: "Le aziende ti pagano per andare in bici"
Il trentino si trova a Leuven nelle fiandre per un progetto di ricerca europeo. Il Belgio si divide in tre cuori pulsanti: vallonia, fiandre e Bruxelles: "Dopo gli eventi di Parigi l'attenzione è già scesa e tutto è rientrato nella normalità"

TRENTO. Belgio e Ruhr, aree legate a doppio filo con il Trentino. Dal 1946 al 1961 oltre 200 mila italiani, tra i quali diverse centinaia di trentini, presero la via dei bacini carboniferi. Oggi invece la nuova frontiera è soprattutto il percorso di studio universitario e la ricerca.
“I centri storici - spiega Matteo Kirchner - sono vissuti dagli studenti. I residenti hanno preferito trasferirsi nei sobborghi e affittare i propri appartamenti agli universitari. La sera non mancano così le opportunità per divertirsi: alla mattina però tutto è pulito e non si trovano bottiglie rotte per strada. Un diverso modo di vivere la dimensione universitaria, mentre a Bochum è stata creata una cittadella universitaria collegata in dieci minuti al centro con la metropolitana. Un ambiente separato e integrato allo stesso tempo”.
Matteo Kirchner, classe 1985, è di stanza in quel di Leuven. Laureato in ingegneria all’Università di Trento ha colto al volo la possibilità di svolgere il dottorato in Belgio e una parentesi in Austria, nell’ambito di un progetto europeo. Il Belgio è salito diverse volte agli onori della cronaca, come tra il 2010 e il 2013, quando il Paese è andato avanti con il pilota automatico.
Una nazione in stato di crisi latente e senza un governo centrale per oltre 500 giorni che è però riuscita a mantenere gli elevati standard economici e di qualità della vita: “Il Belgio ha un’economia sana - continua -. E’ vero, il presidente è mancato per oltre due anni, ma il sistema federale e i governi locali hanno portato avanti il Paese senza difficoltà. Le regioni godono di grande autonomia, il Paese è all’avanguardia e per questo non hanno perso il passo”.
Il Belgio è infatti uno stato federale, retto a monarchia costituzionale e tra i fondatori dell’Unione europea: un Paese dove pulsano tre cuori, quello fiammingo di lingua olandese (il 58% della popolazione), quello vallone di matrice francofona (pari al 32%) e Bruxelles, la capitale, che rappresenta il restante 10% e si esprime principalmente in francese.
Fiamminghi-Valloni. Fratelli-nemici del Belgio: un’eterna divergenza.
La Vallonia era la parte più ricca e industrializzata, mentre le Fiandre il lato contadino e povero. L’evoluzione odierna ha invertito i ruoli: la crisi ha colpito le industrie pesanti e le Fiandre sono riuscite a reagire meglio alla globalizzazione. Questo è un mondo formato da due mondi opposti per interessi e percezioni. Una lotta tra stili e mentalità diverse. La tensione tra queste realtà esiste, magari rimane latente per un po', ma ciclicamente la rivalità esce allo scoperto.
Come nel caso del Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada. Il parlamento della vallonia aveva inizialmente respinto l'accordo.
Si tratta della crisi interna e anche se hanno dato il via libera all'iter, il Belgio farà molta fatica a rientrare negli standard di emissioni: tanta gente, purtroppo, non sente il bisogno di limitare lo spreco di energia. Tantissime persone hanno una macchina aziendale e la usano per fare tutto: la mobilità intorno alle città è ingestibile. A Leuven invece la bicicletta è l'unico modo intelligente per muoversi. A parte le ciclabili cittadine, esiste una rete di percorsi ciclabili consigliati in tutte le fiandre e alcune aziende promuovono l'uso della bicicletta per il tratto casa-lavoro con un piccolo rimborso chilometrico di circa 30-50 euro extra al mese.
Nel novembre del 2015 gli attentati di Parigi hanno messo il Belgio in allarme. La cellula è partita da Bruxelles e la reazione è stata un notevole dispiegamento di forze di polizia. Come è la situazione ora?
Dopo gli attentati la sicurezza è stata intensificata, soprattutto nel breve e medio periodo, nelle grandi città, alle stazioni e negli aeroporti. Inizialmente si è assistito all’ingente dispiegamento di forze dell’ordine e dei relativi punti di controllo Molto presto questa attenzione è calata, i principali luoghi sensibili sono presidiati, ma se prima si potevano vedere diversi uomini armati, oggi questi, in molti casi, sono scesi alla singola unità. La situazione si è normalizzata velocemente e l'attenzione ora è blanda.
Il Belgio è una realtà di immigrazione. Anche i trentini nel recente passato si sono spostati a Nord per lavorare nelle aree carbonifere. Come è l'integrazione?
Non ci sono comunque grandi criticità rispetto a questo tema. Nei medi e piccoli centri urbani l’immigrazione è difficile da notare. Si possono invece trovare molti italiani e francesi in vallonia. Lì si concentra anche la popolazione africana, molto ridotta rispetto a quella dei paesi europei. La ragione principale risiede per tutte le componenti nella lingua: la maggior parte delle persone che arriva in Belgio parla infatti francese oppure un idioma di origine latino e quindi la dinamica è abbastanza naturale. I tedeschi e gli olandesi preferiscono per analoga motivazione stabilirsi nelle aree fiamminghe.