Scoperti nuovi pianeti simili alla Terra, Battiston (Agenzia Spaziale): "Troppo lontani, ora possiamo solo raggiungere Marte"
La Nasa ha dichiarato di aver scoperto sette pianeti extrasolari che potrebbero avere le caratteristiche necessarie per essere abitabili. Il presidente dell'Agenzia spaziale italiana: "L'acqua è l'elemento fondamentale, si lavora ai telescopi di nuova generazione per raccogliere elementi sull'atmosfera"

TRENTO. La notizia diramata dalla Nasa della scoperta di un sistema solare simile al nostro ha colpito l'opinione pubblica e l'immaginario collettivo. I telescopi sono riusciti a identificare intorno a Trappist-1, una stella nana rossa nella costellazione dell'Acquario: sette pianeti simili alla Terra a 39 anni luce e si stima che almeno tre di questi siano posizionati nella cosiddetta fascia di abitabilità. "I nostri piedi rimarranno però ancorati sulla Terra per ancora molto tempo. I biglietti per raggiungere questi pianeti extrasolari ancora non li vendono alla stazione: le uniche mete raggiungibili per l'uomo restano la Luna e Marte", dice per il Dolomiti il professore trentino Roberto Battiston, Presidente dell'Agenzia spaziale italiana.
Nei film di fantascienza, basta schioccare le dita per trovarsi ibernati e svegliarsi in prossimità di mondi sconosciuti e misteriosi, ma ora ci dobbiamo ovviamente accontentare di quello che abbiamo e Marte, che tira un sospiro di sollievo, resterà quindi sulla breccia ancora per moltissimo tempo. "Solo nel 1992 - prosegue il fisico e maggior esperto di raggi cosmici - sembrava impossibile scoprire pianeti extrasolari. Oggi abbiamo identificato 200 miliardi di stelle, trovando circa 300 pianeti simili al nostro, cioè Earthlike. Nell'estate scorsa è stato scoperto un pianeta gemello alla Terra a 100 anni luce. Le distanze per la nostra tecnologia e il gap del nostro equipaggiamento sono ancora troppo importanti: la stella più vicina è Alpha Centauri, posizionata appena 4 anni luce da noi, che si traducono in circa 100 mila anni per arrivarci".
Le coincidenze dettata dalla legge della probabilità inducono quindi alla speranza di trovare altri luoghi ospitali e altre forme di vita "in quanto il meccanismo è robusto - continua - ormai è certo che le stelle sono circondate dai pianeti".
E la comunità scientifica come si muoverà? "La sfida tecnologica - spiega il professore - è sempre aperta e si stanno progettando una nuova generazione di telescopi ancora più precisi. Ora i pianeti vengono scoperti osservando delle ombre e delle sfumature mentre questi transitano davanti alla propria stella. L'obiettivo è creare un effetto filtro per non vedere solo le opacità, ma anche alcuni mutamenti e processi dell'atmosfera per capirne la composizione e rilevarne alcune tracce chimiche, come il metano. Fra circa 10 anni si potranno analizzare i primi risultati".
Una realtà che cozza contro la fantasia di trovare altre forme di vita o una casa a prezzi più contenuti in altri sistemi solari: "Non sappiamo veramente come nasce la vita - afferma il presidente - come si creano le molecole, i virus oppure il Dna. Tutte queste piccole scoperte le ammiriamo solo da 60 anni. In realtà non sappiamo molto altro, se non che l'acqua in forma liquida è la condizione base e gioca un ruolo fondamentale, insieme alla roccia, del processo biologico: l'elemento fondamentale sull'origine della vita nel cosmo".
Un equilibrio delicatissimo fatto da energia del sole, distanze, temperature, dimensioni e abbondanti dosi d'acqua allo stato liquido e "Venere per esempio - conclude Battiston - si posiziona poco fuori dalla zona di abitabilità e le condizioni sono estreme: un inferno per l'uomo. Un fattore chiave è anche il tempo, in quanto le condizioni mutano velocemente. Marte invece cade abbastanza dentro la zona di abitabilità, ma si presenta come un deserto rosso. Oggi possiamo affermare che questo pianeta ha ospitato acqua e torrenti in forma liquida, ma poi la situazione è mutata e il vento solare ha sterilizzato tutto, solo in profondità si trovano tracce di acqua ghiacciata. Le missioni in corso, l''ammartaggio' dell'uomo e le analisi del sottosuolo, dovrebbero togliere ogni dubbio e spiegarci se Marte possa avere ospitato la vita fino a circa 2 miliari di anni fa".
Insomma, non resta che incrociare le braccia e aspettare che sia ET a farsi avanti per primo.