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Record negativo di nascite in Italia, ma Bolzano è nettamente in controtendenza. Trento distante

Dopo i dati registrati nel 2015, l'Italia tocca il nuovo minimo storico per nascite: persi 86 mila italiani. Si riduce il tasso di mortalità. Costante il numero di residenti stranieri nel Paese

Di Luca Andreazza - 06 marzo 2017 - 20:18

TRENTO. L'Italia tocca il nuovo record negativo di nascite, registrando nel 2016 un calo del 1,4 per mille rispetto al 2015, già detentore del minimo storico. Nel contesto generale che vede il Belpaese perdere 86 mila italiani, la Provincia di Bolzano è in netta controtendenza con un incremento del +6,6 per mille, mentre Trento si ferma appena al +0,3 per mille. "Il Trentino Alto Adige - spiega il pediatra Ermanno Baldo - resta fra le regioni più prolifiche d'Italia, ma in provincia abbiamo perso circa 1.000 nati in appena tre anni e restiamo nella media europea per garantire un minimo di ricambio generazionale".

 

Le regioni del nord si confermano ai primi posti per fecondità (1,4 figli per donna), davanti a quelle del Centro (1,31) e del Mezzogiorno (1,29). Anche in questa statistica Bolzano si conferma la provincia più prolifica d'Italia (1,78), seguita a distanza dalla Lombardia (1,43). Se si estendesse la fecondità osservata nella Provincia di Bolzano al resto del Paese, oggi l’Italia figurerebbe tra i top-fertility Countries dell’Unione europea insieme a Francia, Regno Unito e Svezia.

 

L'età media della popolazione italiana è di 44,9 anni, due in più rispetto al 2007, mentre gli individui di 65 anni e più superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale. Nella piramide dell’età, i valori più bassi che si rilevano nella classe 0-4 anni riflettono il calo delle nascite registrato negli ultimi cinque anni: si tratta del peggior dato dal 1936. Nel 2016 le nascite sono stimate in 474 mila unità, circa 12 mila in meno rispetto all’anno precedente: questa riduzione, che a livello nazionale si attesta al 2,4%, interessa tutto il territorio, Bolzano si conferma un'eccezione e registra invece un incremento del 3,2%. Il numero medio di figli per donna, in calo per il sesto anno consecutivo, si assesta a 1,34. Un quadro che conferma la propensione delle donne ad avere figli in età matura. "Si tratta - prosegue - di un tema complesso e i numeri, specie nel resto della nazione, sono drammatici. Ci sono zone intere che non possono guardare al futuro, in quanto non hanno le condizioni minime per garantire quel ricambio generazionale alla base di diversi aspetti".

 

Le stime dell'Istat mostrano ancora una volta che i tassi di fecondità in Italia si riducono in tutte le classi di età della madre sotto i 30 anni, mentre aumentano in quelle superiori. La riduzione più accentuata si riscontra nella classe di età 25-29 anni (-6 per mille), mentre l'incremento più rilevante è, invece, nella classe 35-39 (+2 per mille). Nel complesso, a fronte di un'età media al parto che raggiunge i 31,7 anni, la fecondità cumulata da parte di donne di 32 anni compiuti e più è ormai prossima a raggiungere quella delle donne fino a 31 anni di età (0,67 figli contro 0,68 nel 2016).

 

Nel 2016 il 19,4% dei bambini è nato da madre straniera, mentre l’80,6% ha una madre italiana. I nati da cittadine italiane sono 382 mila per una riduzione del 2,4% sul 2015. Le donne straniere hanno invece avuto in media 1,95 figli nel 2016 (contro 1,94 del 2015), mentre le italiane, dal canto loro, sono rimaste sul valore di 1,27 figli, esattamente come l’anno precedente. "E' un fatto accertato, che nel tempo - conclude Baldo - la natalità frutto dell'immigrazione tende a calare per le attese sociali e i mutamenti dello stile di vita: dopo un picco iniziale che si registra quando le persone arrivano nel nuovo paese, queste si adeguano velocemente alla regione che li ospita e quindi anche il tasso di natalità tende a scendere".

 

La riduzione di mortalità del 2016 interessa tutte le regioni, senza eccezioni. Le riduzioni maggiori si osservano in Liguria (-1,1 per mille) e Molise (-1 per mille), quelle minime in Veneto e nella Provincia di Trento (-0,3). 

 

Gli stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2017 sono 5 milioni e 29 mila unità e rappresentano l’8,3% della popolazione residente totale, pareggiando la percentuale di un anno fa. Rispetto al 1 gennaio 2016 l’incremento è di appena 2 mila 500 unità per un tasso pari allo 0,5 per mille.

 

Il rallentamento della crescita della popolazione straniera si deve, in particolar modo, alle acquisizioni della cittadinanza italiana, una componente di bilancio che mostra nel tempo un’evoluzione davvero notevole: 29 mila nel 2005, 66 mila nel 2010, 178 mila nel 2015. Sulla scia di tale progressione, nel 2016 si stimano 205 mila acquisizioni, segno che il Paese si trova a gestire una fase matura dell’immigrazione. Il 38% delle acquisizioni sono ottenute da individui minorenni e il 50% da individui con meno di 30 anni di età.

 

Si tratta di un numero non trascurabile di giovani per i quali in molti casi il cambio di cittadinanza avviene senza che gli interessati abbiano mai vissuto alcuna esperienza migratoria. Le acquisizioni di cittadinanza italiana interessano soprattutto le regioni del Nord, dove la presenza straniera è più stabile e radicata: qui il fenomeno comporta una riduzione della popolazione residente straniera complessiva, salvo in Liguria e nella Provincia di Bolzano. 

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