Punti nascita, da Vicenza a Belluno, da Sondrio a Bolzano tutti a Trento per trovare il modo per tenerli aperti. Il sindaco di Cavalese: "E' l'ultima spiaggia ma ci crediamo"
Il ministero ha fissato determinati standard che molte comunità alpine non riescono a garantire. Lunedì arriveranno sindaci, assessori di provincia, di regione, medici e dirigenti sanitari da tutte le realtà montane per cercare di trovare una strategia comune da proporre a Roma. Panizza: "Uniti cercheremo di far cambiare idea al ministero"

TRENTO. "Penso sia l'ultima spiaggia per noi. Sono anni che lottiamo e adesso ci crediamo più che mai. L'occasione di unirci tutti insieme e di fare qualcosa come rete è straordinaria e spero possa essere anche decisiva". Il sindaco di Cavalese si mostra fiducioso. Lunedì sarà una giornata cruciale per il punto nascita del suo comune come per quelli di tante altre realtà dell'arco alpino che a Trento si daranno appuntamento per una giornata cruciale. Ci saranno tutti: sindaci e assessori di Silandro (Bz), Pieve Cadore (Bl), Asiago (Vi), Sondalo (So), Chiavenna (So), Domodossola (Vco), Borgoresia (Vc), i nostri di Cles e Cavalese e poi presidenti di unioni montane, di comunità montane, comunità di valle, assessori provinciali e parlamentari (Panizza e Plangger). E poi medici, pediatri, rappresentanti di aziende sanitarie (Bordon per l'Apss).
Obiettivo: fare quadrato. Unire tutte quelle realtà montane che per un motivo o per l'altro non riescono a raggiungere gli standard richiesti dal ministero della salute per tenere aperti i loro punti nascita e formulare, così, una proposta unitaria che, proprio per questo, possa avere forza e riesca a far cambiare idea al ministro Lorenzin e ai suoi dirigenti. Ad oggi la deroga ai 500 parti all'anno concessa ai punti nascita degli ospedali delle Alpi (anche a Cles e Cavalese), serviva alle varie realtà a mettersi in regola e quindi a reperire il personale (i pediatri nello specifico) a garantire la continuità del servizio (24 ore su 24), a rientrare nei numeri previsti di nuovi nascituri. Oggi, però, le varie realtà chiedono non tanto nuove deroghe ma standard speciali, anche attraverso una sperimentazione.
"Ci sarebbero i casi del Domodossola e del suo Country Hospital dove il pediatra gestisce insieme ambulatori esterni e reparto dando la sua reperibilità - spiega l'assessora alla salute di Cavalese Giuseppina Vanzo - o il caso di Sondalo, in Lombardia dove a fronte delle sei persone che servirebbero (tra ginecologi, pediatri, anestesista e ostetrica) riescono a far funzionare la struttura con le reperibilità del secondo ginecologo e del secondo pediatra. Insomma ci sono già buone pratiche che potrebbero essere seguite da tutti. Lunedì verranno presentate, cercheremo di fare sintesi, per poi arrivare a una proposta comune". Soluzioni valide con standard sostenibili e adeguati alle esigenze dei comuni montani. Questo si cercherà di trovare.
"Poi spetterà anche a noi portare le istanze in Parlamento - spiega il senatore Franco Panizza vicepresidente dell'intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna -. Il fatto che ci si provi tutti assieme, a trovare una soluzione, penso sia davvero una cosa molto importante. Il ministero ad oggi sembra non aver nessuna intenzione di cambiare idea. Ed è per questo che serve una strategia unitaria tra sindaci, province, regioni e parlamentari per riuscire a raggiungere questo importante risultato". Ci riusciranno? Ai posteri l'ardua sentenza. Intanto il primo, fondamentale passo, verrà fatto lunedì mattina nella sala dei comuni di Trento.
vota le proposte di altri utenti o proponi le tue idee.