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Pasqua, l'Arcivescovo Lauro Tisi "Basta ad una vita pensata come codice fiscale o budget della spesa"

La Pasqua di Cristo, prosegue l'arcivescovo, ha cominciato "a sgretolare e a far barcollare il mondo dell’arroganza e della corruzione che si fa beffe dei buoni e degli innocenti".

Di gf - 16 aprile 2017 - 11:17

TRENTO. “Diciamo basta a una vita pensata come codice fiscale, come budget di spesa. L’uomo e la donna sono bellezza, mistero, incanto. Non lasciamoci rubare la speranza e dobbiamo liberiamoci dalla lettura tecnico-economica, a cui ci riduce il sistema”. Queste alcune delle parole pronunciate questa mattina dall’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, nell’omelia del solenne pontificale di Pasqua in cattedrale.

 

L'arcivescovo, in un Duomo strapieno, nella propria omelia, ha parlato di come “il potere degli uomini per quanto possa essere assoluto conosce il limite della morte”. L'uomo, spiega Lauro Tisi, può decidere, come stiamo vendendo purtroppo anche in questi giorni, la morte degli altri, ma non può sottrassi alla propria.

 

“E' forse questa una delle vere emergenze di oggi – prosegue monsignor Tisi – che davanti a immagini di morte continue e ossessive, ci dimentichiamo dell'elementare dato che tutti abbiamo a che fare con la realtà della nostra morte”. Un dato, questo, spiega l'Arcivescovo, sul quale “il mercato non vuole che ci attardiamo perché ha bisogno di uomini che si muovano come onnipotenti e che rispondono ad una visione di vita dove il limite non c'è più”.

 

La Pasqua di Cristo, prosegue l'arcivescovo, ha cominciato a sgretolare e a far barcollare il mondo dell’arroganza e della corruzione che si fa beffe dei buoni e degli innocenti. “In verità – afferma Tisi - le notizie quotidiane sembrerebbero smentire questa prospettiva pasquale. E anche autorevoli osservatori portano in continuazione dati a sostegno della morte della speranza. Se, tuttavia, non leggessimo la realtà attraverso uno schermo, ma immergendoci nella concretezza di quella 'Galilea' che è il quotidiano delle nostre comunità, le corsie dei nostri ospedali, la storia spesso sofferta di tante famiglie, il mondo del volontariato, ma anche del lavoro e dell’impresa, potremmo avere la gioia d’inedite scoperte. Incontri che attestano la presenza viva del Risorto in gesti di gratuità, perdono e riconciliazione”.

 

 

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