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"Nelle scuole l'ora di religione musulmana". Intervista all'imam di Trento: "L'integralismo? Mentalità deviata"

L'intervista a tutto tondo all'imam Breigheche che affronta il tema dell'integralismo, dell'educazione dei giovani musulmani e della costruzione della moschea a Trento. "Ora non ci sono soldi ma le istituzioni potrebbero aiutarci"

L'imam del Trentino Aboulkheir Breigheche
Pubblicato il - 08 settembre 2016 - 08:53

TRENTO. L'introduzione di un'ora volontaria di religione islamica nelle scuole da affiancare a quella cattolica, il golpe in Turchia, l'impegno constante contro l'integralismo. Questi alcuni dei temi che sono stati toccati nell'intervista che l'imam del Trentino Aboulkheir Breigheche ha rilasciato a ilDolomiti.it

 

Dottor Breigheche, cosa risponde a chi accusa i rappresentanti musulmani di non fare abbastanza contro l'integralismo?

 

“Chi esprime questo giudizio vuol dire che non conosce bene la realtà dei centri islamici che lavorano sul territorio, in alcuni casi anche da molti anni, con un impegno non indifferente. Queste ultime sostituiscono spesso lo Stato a vari livelli, da quello sociale a quello educativo. Il nostro impegno contro l'integralismo è costante e continuo.

Noi abbiamo vari momenti durante la settimana, a partire dal sermone del venerdì che viene tradotto in italiano regolarmente, che sfruttiamo per trasmettere messaggi forti contro l'integralismo e contro l'estremismo. Ma anche contro ogni tentativo di devianza e di microcriminalità che potrebbe esserci da parte di qualcuno. Non accettiamo però la generalizzazione. Noi non siamo puri al 100%, non siamo angeli, siamo persone come tutti gli altri. La nostra comunità fa parte della comunità nel suo insieme. Soffre certe volte di momenti di tensione ma l'impegno è costante e serio.

 

Ma allora che  islam è quello predicato da chi compie gli attentati come quelli che abbiamo visto in varie parti d'Europa?

 

C'è un solo islam: quello della pace, della fratellanza e della solidarietà e dell'amore per il prossimo. Tutto il resto non è islam ma mentalità deviata, al di fuori assolutamente della cultura islamica. Frutto di un lavaggio di cervelli da parte di chi strumentalizza la religione.

 

Oggi i giovani della vostra comunità, quando vanno a scuola, sentono l'esigenza di un'ora di religione islamica?

 

Certo che la sentono. Questo è dovuto alla mancanza di una regolamentazione dei diritti e anche dei doveri dei cittadini di religione islamica. Questa mancanza, purtroppo, esclude i cittadini di religione islamica, i ragazzi a scuola in questo caso, dal poter avere un loro diritto di imparare la religione. Noi siamo aperti a tutte le modalità per usare quest'ora. Ho anche notato che nei casi in cui è presente un insegnante di religione cattolica con mentalità aperta, alcune famiglie di religione islamica lasciano i propri figli partecipare a quell'ora.

In tutto questo, comunque, la regolamentazione aiuterebbe molto e l'insegnamento della religione islamica avverrebbe alla luce del sole, come noi vogliamo.

 

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, qual è il suo principale timore?

 

Sono molto preoccupato per il modo con cui l'Europa e in generale l'Occidente si sta comportando nei confronti delle minoranze islamiche. Si sta generalizzando, arrivando a considerare la presenza islamica in Occidente come un pericolo. Purtroppo gli esempi di quello che sta accadendo alcune volte fanno anche ridere, dall'obbligo di far togliere il foulard dalla testa delle donne in Francia o all'ultimo caso del divieto di indossare un costume per poter nuotare.

 

La polemica di quest'estate sul burkini. Lei cosa ne pensa?

 

Ritengo che sia banale e grave allo stesso tempo. Qualcuno si attacca a forme di espressione religiosa molto marginali, ma importanti nella vita delle persone, tralasciando di affrontare seriamente i problemi dell'esclusione, della ghettizzazione e dell'inserimento positivo. La nostra preoccupazione è il sentimento contro l'islam. Un sentimeno generalizzato e ormai troppo frequente, che porta a far diventare chi è di fede islamica persone di serie B.

 

Nei giorni scorsi, al nostro giornale, il vescovo Tisi ha detto che la libertà di culto vale per tutti. Un'apertura verso la costruzione di una moschea a Trento condivisa anche da alcune espressioni del mondo della politica. Come mai siete voi musulmani a essere tiepidi su questo argomento?

 

Noi come minoranza religiosa vorremmo assolutamente un nostro luogo di culto idoneo, una moschea vera e propria. Per il momento, però, come credenti di religione islamica non riusciremmo ad affrontarne la spesa, considerato anche l'esborso di denaro che abbiamo sostenuto per l'acquisto dei locali del centro islamico a Gardolo e per la sua sistemazione. Quello di una moschea rimane un desiderio forte, le istituzioni dovrebbero affrontare questo argomento assieme a noi e assieme a tutte le persone di buona volontà. Ci sono diverse esperienze sul territorio nazionale dove le istituzioni hanno contribuito economicamente e di conseguenza collaborano su una parte della gestione dell'attività.

Le attività che come comunità islamica portiamo avanti sono molte e spesso non si conoscono. Abbiamo il settore giovanile che è un fiore all'occhiello. Sono universitari e liceali che hanno i loro incontri settimanali e autonomi. Poi c'è l'importante impegno delle donne e l'attività di ascolto che portiamo avanti quotidianamente.

 

In Danimarca la preghiera del venerdì è stata guidata da due donne imam. Questo è un tema molto dibattuto all'interno dell'Islam, lei come la pensa?

 

Ci sono delle regole precise. Non vi è alcun limite di partecipazione delle donne all'interno della comunità islamica, dall'insegnamento all'educazione. Noi come Associazione islamica italiana degli Imam e delle Guide religiose abbiamo voluto che il 25% dei fondatori fossero donne e quasi il 30% fossero presenti nel direttivo. Guidare durante la preghiera rimane però esclusivo ruolo degli uomini. Le donne possono essere imam solo per le altre donne.

 

Lo scorso fine settimana anche a Trento abbiamo assistito alla prima unione civile. Qual è la posizione della comunità islamica?

 

Riteniamo che faccia parte della libertà di scelta come vivere e in cosa credere o non credere. Bisogna rispettare la scelta delle persone e non interferire. Dal punto di vista religioso, però, siamo convinti che la famiglia classica sia la migliore istituzione per formare dei bambini.

 

Sul golpe in Turchia lei si è espresso a sostegno del presidente Erdogan.

 

Un persona democratica e libera non può essere dalla parte dei golpisti che vogliono prendere il potere al di fuori di una votazione democratica regolare. Nello stesso tempo io non sono un giudice, non sono in Turchia e non sono un politico, ma vedo che la società civile e l'opposizione e il Parlamento, nelle sue varie formazioni, sono d'accordo su quello che si sta facendo in Turchia dopo il golpe. Vuol dire che il sistema giudiziario sta facendo cose regolari. La speranza è che non si abusi di questo sistema.

 

 

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