Natale a Rovereto, una bancarella storica che da 50 anni vende vischio, agrifoglio e pungitopo
Sergio Baroni, di Lizzanella, coltiva le piante lui stesso e durante le festività natalizie è all'angolo di via Stoppani e corso Rosmini con il suo banchetto di bacche ornamentali

ROVERETO. Anche quest’anno dal 25 novembre al 31 dicembre all'’angolo tra Corso Rosmini e via Stoppani Sergio Baroni sarà presente a Rovereto con il suo bancone per vendere al pubblico cespi di vischio e rametti di agrifoglio e pungitopo che rappresentano da sempre il simbolo del buon augurio delle feste di Natale e di Capodanno. La presenza si ripete da 50 anni.
Ho conosciuto Sergio Baroni 20 anni fa e sono in grado di raccontare parte della sua storia lunga ed operosa, ma anche faticosa di raccoglitore prima e di coltivatore poi di vischio, agrifoglio e pungitopo, piante delle quali conosce i segreti più di un botanico titolato.
Ha 70 anni, diploma di terza media, iscritto all'albo degli imprenditori agricoli di seconda, professione giardiniere pensionato. Abita a Lizzanella, corso Verona 46. La casa è situata sulla collina che porta alla Campana dei Caduti ed è circondata da un appezzamento di terreno alberato di 3000 metri quadrati. E’ in questo terreno coltivato ad alberi da frutto ed arbusti ornamentali ed in un altro di pari estensione situato nella periferia di Lizzanella che coltiva le tre specie di piante che per molti anni è andato a raccogliere in bosco prima di iniziare a coltivarle.
Per piantare vischio, esordisce Sergio Baroni, si parte dalla bacca matura asportata da un cespo cresciuto naturalmente su una pianta di bosco, di solito pino silvestre. La bacca deve essere matura e questo si verifica verso il mese di marzo. E’ molto importante scegliere il periodo giusto per la raccolta. Si schiaccia e si estrae il seme avvolto da un materiale appiccicaticcio. L’innesto, cioè il posizionamento del seme sulla corteccia della pianta scelta come supporto vivo (il vischio è pianta emiparassita), si deve fare quando la corteccia è bella e liscia. La scelta della pianta e del momento adatto fanno parte dei segreti del nostro interlocutore.
In natura sono gli uccelli i più importanti diffusori del seme di vischio. Merli, tordi e gardene, per indicare le specie più comuni, si cibano delle bacche del vischio ed espellono con le feci i semi che non perdono di vitalità attraversando l’apparato digerente degli uccelli.
Su quali piante riesce ad ottenere cespi di vischio belli per vendere?
L’elenco è piuttosto lungo: abete bianco, pero, melo, pesco, mandorlo, ciliegio selvatico, susino, sorbo, biancospino, tiglio, acacia, carpino e da quest’anno anche olivo.
Quanto impiega il vischio a crescere?
Il seme impiega 1-2 anni per formare il cornetto (falsa radice) ed i cordoni subcorticali che si insinuano nei vasi della linfa ascendente. Il pieno sviluppo si ha dopo 6-7 anni sul pino silvestre, dopo 3-4 anni sul melo.
Quali caratteristiche deve avere un cespo di vischio gradito al cliente?
Deve essere bello verde, con tante bacche e foglie piccole. Sull’acacia (robinia) il vischio sviluppa foglie troppo grandi.
Quali sono le condizioni climatiche favorevoli al suo sviluppo?
Il vischio vuole molta luce. Solo le bacche raccolte per l’innesto non vanno tenute al buio altrimenti il seme perde la germinabilità. La pioggia, se non è eccessiva, favorisce lo sviluppo del cespo. La siccità lo frena.
La pianta ospite soffre per la sottrazione di linfa grezza da parte del vischio?
Dipende della specie. Il sorbo non dà segni di sofferenza. Il pesco può anche seccare. In Europa il vischio cresce su circa 40 specie di alberi e proprio in funzione dell’ospite che colonizza si divide in tre sottospecie: vischio dell’abete, vischio del pino, vischio delle latifoglie.
Sergio Baroni semplifica ed esemplifica. In genere il vischio delle conifere non attecchisce sulle latifoglie. La pratica si fa provando e riprovando.
Qualche novità per i futuri innesti?
Sì, risponde Baroni, sto tentando di piantare vischio sull'agrifoglio per ottenere due piante benauguranti su una unica matrice.
Parliamo dell’agrifoglio. Baroni ricorda quando con il padre andava a Passo Buole o sui Lessini a raccogliere rami e piantine di agrifoglio. Allora la raccolta era permessa. Poi sono intervenute le norme forestali ed è stato necessario ricorrere al vivaio. Esso è stato allestito nei pressi dell’abitazione che si trova in collina. Premesso che l’agrifoglio è specie dioica (fiori maschili e femminili su piante diverse), per moltiplicare le piante che producono bacche (femminili) Baroni ricorre alla margotta o alla propaggine come si fa con l’oleandro o con le viti.
La pianta nuova si ottiene nell'arco di un anno e mezzo. Se l’agrifoglio si ammala e presenta germogli o apici secchi, bisogna potare drasticamente.
La terza pianta coltivata da Sergio Baroni è il pungitopo che cresce spontaneamente e si trova in grande quantità soprattutto nei boschi della Bassa Vallagarina. Per coltivarlo si parte dal seme contenuto nella bacca. Esso germina e dà origine già al primo anno ad una plantula che però rimane piccola per molte stagioni. Baroni spiega che il pungitopo è simile all'asparago anche se non appartiene alla stessa famiglia. Come l’asparago, anche il pungitopo deve formare nel terreno un rizoma ramificato simile a quella che per l’asparago va sotto il none di “zampa” e serve per realizzare un nuovo impianto.
Nell'arco di qualche anno la piantina diventa grande e raggiunge la dimensione ottimale (40-80 cm.) Il pungitopo è specie dioica, come le precedenti. A portare le bacche rosse sono le piante femminili. Informazione utile per chi legge: Sergio Baroni è disponibile ad innestare vischio anche su chiamata su alberi e arbusti coltivati nel giardino o sul terrazzo di casa.