Malga Candriai, lascia la famiglia Benini. "Dopo 25 anni un addio a malincuore. Il Bondone punti sulla sostenibilità"
L'agriturismo cambia gestione. Il bando dell'Azienda forestale scade il 2 maggio. Tiziano e Claudia Benini sono sull'alpe di Trento da un quarto di secolo. "La fatica è tanta e i figli non vogliono continuare. Il Bondone? Manca un paese. Il rilancio è nel turismo di nicchia, per chi vuole rilassarsi nel verde"

TRENTO. Con il primo maggio, fra due settimane, finisce un’attività lunga 25 anni. Tiziano e Claudia Benini, una vita passata sul monte Bondone, lasciano la gestione della malga Candriai, il complesso agrituristico situato sul versante nordovest della montagna, immerso nel verde e con una vista che spazia fino alle Dolomiti di Brenta. L’azienda forestale del Comune, proprietaria dell’immobile, ha quindi deciso di metterlo all’asta, fino al 31 dicembre 2023 (il bando scade il 2 maggio). Per la coppia è un addio a malincuore, dopo un quarto di secolo trascorso in un’impresa vocata al turismo sostenibile. Nella convinzione che la ricettività “di nicchia”, come spiega Claudia, sia la strada giusta per il rilancio dell’alpe di Trento.
Finora la famiglia Benini ha dato la propria impronta alla malga, che coniuga ospitalità (sei stanze matrimoniali), allevamento, con cavalli avellinesi, mucche, capre, oche, maiali, e ristorazione tipica casalinga. Gli ingredienti sono prodotti in loco, a chilometro zero: formaggi, insaccati di capra, prodotti dell’orto, polenta, stufati, carne di cavallo, dolci e marmellate. L’agritur è anche fattoria didattica. Il percorso comprende la scoperta del prato, dell’erba e del fieno, l’illustrazione delle fasi di trasformazione del latte, il laboratorio manuale di preparazione del pane, biscotti e torte.
Perché avete deciso di lasciare?
“Siamo qui da 25 anni nella malga e da 12 è stato aggiunto l’agriturismo. Io ho 56 anni, mio marito Tiziano 58. Seppure non siamo anziani, abbiamo deciso di mollare e di andare in pensione. Servono molte energie e in due siamo pochi. I nostri figli, Federico e Matteo, sono grandi ma non sono interessati a continuare”.

Ve ne andate a malincuore?
“In Bondone stavamo benissimo. Non è che non ci piaccia. C’è sicuramente dispiacere nell’andare via. Ma ormai da soli la fatica è tanta”.
Per l’alpe di Trento si parla sempre di rilancio, ma senza mai definire una strada precisa. Voi che opinione avete?
“Io ho sempre pensato che per potenziare il Bondone più che sul turismo di massa invernale occorresse puntare sul turismo di nicchia. Su gestioni piccole, come la nostra. A questa montagna manca il paese, il centro abitato. Ma ci sono tantissime opportunità per chi vuole venire e stare in pace, rilassarsi in mezzo alla natura”.
L’accessibilità conta?
“Sì, in un attimo arrivi qui dalla città o scendi, in mezz’ora. Trento è un bel centro e il Trentino intero lo è. Le potenzialità ci sono. Il fatto è che non si punta abbastanza sul turismo sostenibile. Invece che costruire alberghi…”.
Cosa consiglia a chi verrà dopo nella gestione della malga, in un ideale passaggio di testimone?
“Io continuerei così, in una cosa piccola, a gestione familiare, che comunque è impegnativa e richiede di tenersi sempre aggiornati. I clienti sono sempre più esigenti e difficili. E l’attività richiede impegno e disponibilità”.