L’istituto Rosa Bianca di Cavalese dedica all'ex calciatore e allenatore ungherese morto ad Auschwitz Arpad Weisz il nuovo palazzetto dello sport
Storico allenatore dell'Ambrosiana-Inter e del Bologna (col quale vinse i campionati 1935-1936 e 1936-1937) è stato vittima della ferocia del nazismo. Giovedì gli sarà intitolato il palazzetto dello sport e sarà presente anche il Bologna Calcio

CAVALESE. Sarà intitolato ad Arpad Weisz il palazzetto dello sport dell'Istituto La Rosa Bianca di Cavalese. Campione di calcio indimenticato, dagli appassionati di calcio, è poco conosciuto dal grande pubblico nonostante i successi conquistati in carriera all'estero e in Italia, soprattutto da allenatore dell’Ambrosiana (l'Inter) e il Bologna con i quali ha vinto svariati scudetti e non solo. E fu, poi, coautore nel 1930 con Aldo Molinari del manuale de “Il giuoco del calcio”, che introdusse in Italia il cosiddetto “Sistema” o “Modulo WM”, applicato ancora oggi.

A riportare alla luce la sua carriera e la sua vicenda è stato nel 2007 il giornalista Matteo Marani, che gli ha dedicato un libro. Nato nel 1896, Weisz giocò anche nel nostro Paese. I maggiori successi li raggiunse però da allenatore: guidò l’Inter (allora chiamata Ambrosiana) nella stagione 1929-1930, diventando, a soli 34 anni, il più giovane allenatore a laurearsi campione d’Italia, record tuttora imbattuto. Ma è soprattutto a Bologna che il suo nome divenne grande: portò i rossoblù a vincere i campionati 1935-1936 e 1936-1937, oltre al Torneo dell'Esposizione Universale del 1937 a Parigi (l’equivalente della attuale Champions League). Nel 1938 entrarono in vigore le Leggi Razziali e Weisz dovette lasciare il lavoro, impossibilitato anche a frequentare lo stadio come semplice spettatore.
Fu poi costretto ad abbandonare l’Italia: si trasferì con la moglie Ilona Rechnitzer e i figli Roberto e Clara prima a Parigi e successivamente nei Paesi Bassi, dove tornò ad allenare. Con l'occupazione tedesca i Weisz furono rinchiusi nel campo di transito di Westerbork. Nell’ottobre del 1942 la moglie e i figli vennero inviati nelle camere a gas di Birkenau; Árpád, fisicamente più efficiente, venne assegnato a un campo di lavoro imprecisato dell'Alta Slesia, poi, esaurite le forze, fu inviato ad Auschwitz dove, il 31 gennaio 1944, venne ucciso in una camera a gas.
Nel 2009 è stata apposta una targa in sua memoria allo stadio Dall’Ara di Bologna. Nel 2012 al Meazza di Milano, nel 2013 a Novara, nel 2014 la città Bari gli ha intitolato una via. E anche Cavalese ha deciso di rendere tributo a questo campione indimenticato. L’Istituto di Cavalese ha deciso di rendere omaggio alle gesta dell’ungherese dedicandogli il palazzetto dello sport su proposta lanciata dall’insegnante di storia Emilio Poli, idea subito sostenuta e approvata da tutti, dal preside agli insegnanti.
Michele Malfer vicepreside dell’istituto scolastico e assessore all’Istruzione e allo Sport della Comunità Territoriale della Valle spiega il perché della scelta: “Era nostra intenzione dare alla palestra della scuola il nome di uno sportivo con una vicenda personale significativa. Weisz è stato un teorico del gioco di squadra, un allenatore, uno scopritore di giovani talenti. La sua storia ci permette anche di riflettere su cosa siano le persecuzioni: esclusione dal lavoro, indipendentemente dal merito, esclusione dalla scuola e dalle vaccinazioni obbligatorie per i figli, esclusione dalla possibilità di praticare o solo vedere uno sport. È un esempio di ingiustizia che colpisce chi non ha colpe, ma paradossalmente solo meriti”.

Weisz è morto per colpa della ferocia e della crudeltà dei nazisti. E la Rosa Bianca porta il nome del gruppo studentesco che si oppose in maniera non violenta al nazismo. La cerimonia di intitolazione si terrà giovedì 19 gennaio e vedrà protagonisti gli studenti, il giornalista Enrico Franco, il dirigente scolastico Lorenzo Biasiori con un saluto, l’intervento del professor Giuseppe Peratoni e la proiezione di un video su Arpad Weisz, successivamente tutti si sposteranno al palazzetto dello Sport per la cerimonia ufficiale dove sono previsti il saluto delle autorità, gli interventi della dottoressa Eli Rossi Innerhofer (presidente della comunità ebraica di Merano) e del Bologna Calcio e, infine, la lettura delle motivazioni.