La storia di Natale (nata dalle opere di Alda Failoni): un orso, un capriolo, uno scoiattolo e un inaspettato rifugio invernale
La storia è ambientata in Trentino e ripercorre le vicende dei tre amici alle prese con l'inverno

TRENTO. Molto, molto a nord, dove i confini del Trentino sfumano per diventare Alto Adige, o viceversa, e le cortecce degli abeti secolari portano in profondità le cicatrici delle mille guerre qui combattute per decidere quale lingua far parlare questi alberi silenziosi e imponenti, proprio in queste terre di confine, quasi incontaminate, vivono un orso, un capriolo e un piccolo scoiattolo. Da alcune estati questi scanzonati abitanti del bosco trascorrono assieme intere giornate attraversando le valli e i torrenti che qui riposano all'ombra delle Maddalene.
Rincasano solo alla sera, ritornando nelle loro tane poste una vicina all'altra sul pendio meridionale dell'imponente Laugenspitze, il monte Luco.
Questi tre amici hanno una caratteristica in comune: non amano il letargo e anche l'inverno si ritrovano spesso per organizzare qualche spensierata passeggiata. Bisogna sapere, infatti, che per sua natura il capriolo non va in letargo e così nemmeno lo scoiattolo, almeno non del tutto: lui ama sì rintanarsi per lunghi mesi con provviste di ghiande e nocciole nel suo comodo giaciglio, ma interrompe poi le sue dormite abissali per sgranocchiare qualcosa e, nel caso specifico del nostro scoiattolo, anche per fare qualche sortita nei boschi innevati.
Dei tre amici però il caso più particolare è quello che riguarda l'orso: secondo la scienza dovrebbe infatti passare in letargo il lungo periodo invernale. Quest'orso è invece un'eccezione perché ha un che di metropolitano nelle sue abitudini, infatti ha passato la gioventù in un'area protetta, rifocillato e accudito dai suoi premurosi guardiani. In quel luogo non si usava certo far provviste di grasso per l'inverno, avendo cibo fresco ogni giorno, e una volta liberato in queste foreste era ormai grandicello.
Così non ha mai preso l'abitudine di andare in letargo e, pur dormendo molto d'inverno, si trova spesso a gironzolare nei boschi con i suoi due inseparabili amici.

Un'altra estate è passata allegramente, scandita da lunghe passeggiate e nuove conoscenze. Tra le nuove amicizie strette dai tre amici, una in particolare si è molto rinsaldata: quella con le mucche dell'alpeggio. L'estate infatti le mucche, flemmatiche e abitudinarie, raggiungono sempre la malga posta in alta quota dove possono pascolare in libertà nei prati, mangiando profumate erbe e fiori saporiti.
Nei soleggiati pomeriggi estivi l'orso, il capriolo e lo scoiattolo sono spesso andati a trovarle e, chiacchierando con loro, hanno scoperto che le mucche l'inverno tornano a valle per passare i mesi più freddi in una confortevole stalla. La stalla è posta poco lontano dal paese, lì le mucche riposano e stanno al caldo, dormendo e mangiando il formaggio che i contadini nei mesi precedenti premurosamente hanno accatastato nel fienile posto sopra la stalla. E così, nella bella stagione, mentre le giornate iniziavano a farsi sempre più corte, i pomeriggi dei tre amici passavano spensierati tra nuovi incontri e lunghe passeggiate in cerca di cibo.
Ma accadde qualcosa di diverso in quest'ultima estate, un fatto del quale i tre amici avevano iniziato ad accorgersene già in tarda primavera. Il clima, che di anno in anno era loro parso subire piccoli cambiamenti, in quest'ultima stagione si era rivelato veramente ambiguo: scarse piogge, interrotte da qualche inaspettato forte diluvio, temperature spesso calde, a volte poi stranamente freddissime. Questa alternanza estrema aveva lasciato dietro di sé un bosco irrequieto con pochi frutti, pochi funghi, poche ghiande, poche more, scarsi mirtilli, radici e cortecce poco gustose, scarsissimo miele.

Arrivò il primo freddo e con lui la prima neve. I tre amici ebbero allora la conferma che le ghiande immagazzinate dal piccolo scoiattolo non sarebbero state sufficienti a superare la stagione invernale, che le sterpaglie di cui si nutriva il giovane capriolo erano rade e lo strato di grasso che il vivace orso avrebbe dovuto avere ben distribuito sotto la pelliccia era decisamente inconsistente.
Passavano le settimane e dopo il breve ritorno di un caldo primaverile che fece addirittura sbocciare alcuni germogli sulle piante, la situazione volse decisamente al peggio. Sul finire di dicembre si scatenò un'imponente tempesta di neve, spinta verso le Alpi da una gelida corrente di aria siberiana. Si accumularono decine e decine di centimetri di neve fino a raggiungere il metro, ed oltre. I tre amici si rifugiarono nella tana dell'orso per scaldarsi l'un l'altro e ripararsi dal gelo. Capirono che purtroppo in quelle condizioni non sarebbero riusciti a sopravvivere. Dovevano trovare una soluzione.
Piano si fece tra loro strada l'immagine di quel luogo che spesso ricorreva nei racconti delle amiche mucche, quel luogo protetto dove passavano l'inverno: la confortevole stalla in fondo alla valle, vicino al paese. La stalla era proprio laggiù, in quel paese che tutte le notti in lontananza osservavano illuminarsi, ma che finora non avevano mai avuto motivo di raggiungere.

La decisione era presa: la mattina seguente, all'alba, sarebbero partiti alla volta della stalla e avrebbero camminato nella tormenta verso il paese con questa formazione: l'orso ad aprire la strada con il piccolo scoiattolo sulle spalle e dietro il giovane capriolo.
Così dopo aver salutato con un po' di tristezza le loro tane, si misero in cammino. Camminarono nella neve per tutta la giornata e la notte seguente, stremati, trovarono riparo sotto un enorme radice. Il mattino seguente ripresero presto il cammino, le energie erano poche, ma li rincuorava la vista in lontananza del paese, illuminato da quella fioca luce invernale che il giorno a malapena filtrava attraverso la tormenta.
Dopo molte ore di lenta camminata, mentre il bosco iniziava a diradarsi si ritrovarono finalmente di fronte alle prime abitazioni.

I tre allora si fermarono lì, ben nascosti tra gli alberi. Mandarono in perlustrazione il piccolo scoiattolo, che era abbastanza riposato, avendo comodamente viaggiato durante la lunga traversata sulla schiena dell'orso.
Lo scoiattolo doveva controllare che non ci fosse nessuno nei dintorni e individuare dove si trovava precisamente la stalla delle loro amiche. Per riconoscerla si sarebbe affidato ad un'informazione riservata: appesa all'ingresso principale della stalla c'era una grande cintura colorata con attaccato un grosso campanaccio, proprio quel campanaccio che in estate veste sempre per tradizione la mucca più anziana.
Il paese era deserto, era la notte di Natale e gli abitanti si erano riuniti nella piccola chiesa. Lo scoiattolo attraversò allora tutto il paese, saltando da una casa all'altra; superò la piazza, attraversò poi il giardino della scuola completamente ricoperto di neve dalla quale spuntava solo lo scheletro rosso di un'altalena, individuò infine la stalla poco oltre le ultime abitazioni. Corse subito ad avvisare i due amici ed insieme si incamminarono per raggiungere l'agognato rifugio.

Quando i tre amici arrivarono al portone di ingresso le mucche già sapevano chi avrebbe bussato, perché avevano riconosciuto il loro inconfondibile odore a distanza e si erano preparate per accoglierli calorosamente. Le padrone di casa allora, una volta fatti entrare gli ospiti, bagnati e raffreddati, completamente ricoperti di neve, li accomodarono nel mezzo della stalla.
Finalmente al caldo i tre amici si abbandonarono ad un sonno profondissimo svegliandosi solo parecchie ore dopo, increduli di trovarsi in quel luogo. Il cibo e la compagnia qui non sarebbero mancati. Per il giovane capriolo, infatti, il fieno era una prelibata alternativa alle rade sterpaglie invernali.
L'orso, onnivoro, avrebbe approfittato del latte che certo non mancava e ogni tanto gli sarebbe anche stato concesso qualche gustoso insaccato che i contadini lasciavano riposare nella cantina vicino la stalla.
Infine lo scoiattolo avrebbe potuto approfittare delle noci e delle nocciole che i contadini avevano raccolto ed essiccato per l'inverno e che erano poste nelle grandi ceste della cantina.
Nessuno comunque si sarebbe accorto della loro presenza, poiché le mucche avevano già pensato a tutto: la mattina durante la mungitura, quando i contadini raggiungevano la stalla, i tre amici si sarebbero nascosti nella casetta degli attrezzi agricoli, posta nel retro, che rimaneva sempre abbandonata nel periodo invernale.
Per quanto riguarda il cibo che i tre ospiti avrebbero consumato sarebbe comunque stato pochissimo rispetto alle quantità disponibili e sicuramente nessuno si sarebbe mai accorto che all'appello mancavano un litro di latte o qualche noce.
Forse solo partendo dalle lucaniche mancanti, che ogni tanto venivano concesse all'orso, i contadini avrebbero potuto dubitare di qualcosa, ma questo dubbio sicuramente si sarebbe risolto, immaginando come causa della mancanza, un piccolo peccato di gola commesso da un familiare goloso.
La stalla aveva una piccola finestrella sempre un poco aperta sul cui davanzale in legno spesso si posavano alcuni uccellini per trascorrervi appollaiati la notte approfittando del calore che usciva da lì. Anche loro con il passare dei giorni divennero parte dell'allegra compagnia e spesso cantavano a favore degli ospiti.

Passarono così alcune settimane e superata la parte più dura dell'inverno i tre amici, rinvigoriti e riposati, erano ormai pronti per salutare le mucche.
Una volta scambiatisi affettuosi abbracci, si diedero tutti appuntamento sui pascoli estivi, non vedendo l'ora di potersi rincontrare di nuovo all'alpeggio.
Dalla finestrella della stalla le mucche osservarono i tre amici allontanarsi scomparendo nel bosco: erano proprio felici di averli aiutati.
Grazie a questo inconveniente un altrimenti monotono inverno si era ravvivato e aveva acquistato un senso particolare diventando una storia preziosa da raccontare un giorno ai vitellini che erano già complici nella stalla, ma ancora troppo piccoli per poterselo ricordare.
