La foresta sommersa del Lago di Tovel per svelare il mistero del Battistero di Firenze
Sotto il pelo dell'acqua sono nascosti alberi antichissimi (addirittura del 1089). Un team di studiosi, tra complicate immersioni e analisi al Cnr, sta ricostruendo il loro "codice a barre" che permette di datare qualsiasi materiale ligneo anche quello delle opere d'arte

TRENTO. Ci volevano gli alberi sommersi del Lago di Tovel a gettare un po' di luce su uno dei più grandi misteri della storia dell'arte mondiale: quella legata all'età del Battistero di San Giovanni di Firenze. Per Boccaccio, Giovanni Villani e Leonardo Bruni, infatti, la struttura sarebbe stata edificata in epoca romana pagana mentre a metà '900 diversi studi avevano portato il periodo di costruzione all'epoca paleocristiana (IV – V secolo). Altri la associavano al periodo longobardo per arrivare intorno all'anno mille (un documento ne attesta la consacrazione avvenuta ad opera di papa Niccolò II il 6 novembre 1059) e addirittura al Rinascimento.
Dal 2014, però, un team composto da archeologi (Alessandro e Luca Bezzi), dei sub (Andrea Forti e Nicola Maganzini) un professore di storia dell'arte al Liceo Russel di Cles (Tiziano Camagna), un geomorfologo di Lione (Carlo Oetheimer) e dei ricercatori del Cnr Ivalsa di San Michele (Mauro Bernabei e Jarno Bontadi) è al lavoro tra il Lago di Tovel e i laboratori di San Michele per campionare alcuni antichissimi esemplari di abete bianco. Alberi rimasti sommersi dal 1597 (quando il livello dell'acqua salì ricoprendo parte della vegetazione) e oggi posti a una ventina di metri sotto il pelo dell'acqua.

“Stiamo compiendo dei carotaggi ormai da più di due anni – spiega Mauro Bernabei del Cnr Ivalsa – e con il materiale recuperato dalla squadra di sub, finora, siamo riusciti a ricostruire una mappatura dell'età di questi alberi che va dal 1089 al 1597. Praticamente il più antico risale al medioevo, agli anni della prima crociata. Ciò è fondamentale perché avendo a disposizione la mappatura dei cerchi di questi antichissimi alberi siamo in grado di ricostruire l'età di altri elementi lignei, ovviamente della stessa specie, utilizzati in qualsiasi tipo di contesto. Abbiamo a disposizione una sorta di codice a barre del legno che ci permette la cosiddetta analisi dendocronologica. Prima dei nostri studi si era riusciti ad andare indietro al massimo di 300 anni. Ora abbiamo una mappa che arriva praticamente fino all'anno mille”.
Ma arrivare a quegli alberi non è stato facile. Il Lago di Tovel, infatti, è un lago alpino e per scendere nelle sue acque le procedure da seguire non sono quelle di un'immersione standard. “Sopra i 600 metri di altitudine vengono considerati laghi d'alta quota – spiega il professor Tiziano Camagna che è anche uno dei sub che si occupa dei carotaggi – e quindi le procedure sono più lente. Inoltre c'è il problema del freddo intenso delle acque. Nel fondale la temperatura è sempre tra i 3 e i 4 gradi e solo nei primi 2, 3 metri riesce a scaldarsi davvero. C'è poi una scarsissima visibilità per via del limo glaciale. Fare le immersioni nel lago è molto impegnativo ed infatti, è vietato e solo grazie all'autorizzazione del Parco Naturale Adamello Brenta abbiamo la fortuna di scendere in queste acque per ragioni scientifiche: ricostruire il codice a barre della foresta sommersa di Tovel”.
Ed è così che quando tra le travi della cupola del Battistero di San Giovanni ne è spuntata una di abete bianco gli studi condotti dal team del Lago di Tovel hanno permesso di risolvere parte dell'arcano mistero che ruota attorno alla straordinaria struttura ottagonale posta di fronte al Duomo di Firenze. “1268 – spiega Bernabei – questa è la data di quella trave. Il che sommato a quanto emerso dall'analisi al radiocarbonio del resto della struttura che è in assi di castagno, datate tra l'11° e il 12° secolo ci permette di gettare un po' di luce sul mistero del Battistero. La struttura marmorea è sicuramente precedente all'897 (anno della prima citazione della Basilica in un testo scritto ndr). La cupola fu ristrutturata una prima volta sotto Nicolò II con le travi in castagno e poi una di queste, quella in abete bianco, nel 1268, fu sostituita. Ciò avvenne probabilmente mentre furono posizionati i mosaici della cupola (datati 1270/1300 ndr). Probabilmente in quell'occasione si resero conto dell'usura delle travi e ne sostituirono una. E ciò dimostra quanta attenzione ci fosse già all'epoca per questa straordinaria opera d'arte e il grado di attenzione dei costruttori dell'epoca per la sicurezza di certi edifici".
