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Il vino trentino aiuta un ospedale ugandese

Anche un missionario trentino opera al Lacor Hospital, in prima fila nella lotta alla povertà e alle malattie, virus Ebola compreso. Foto e video per chiedere simboliche donazioni enologiche

Di Nereo Pederzolli - 17 marzo 2017 - 13:23

LAVIS. Il Trentino che guarda lontano e mette alcune chicche enologiche al servizio di quanti in Africa curano migliaia di bisognosi. Vino benefico a supportare, simbolicamente, l’incredibile opera di un ospedale del Nord Uganda, unica struttura sanitaria che cerca di dare speranza di guarigione a milioni di persone. Perché al Lacor Hospital, fondato nel 1961 da Piero e Lucille Corti, famiglia lombarda d’industriali, ogni anno vengono curate oltre 250 mila persone. Più di 600 pazienti al giorno.

 

Tutti i giorni, senza  alcun scopo di lucro. Una missione solidale che ha dell’incredibile. E che vede tra gli attuali gestori del Lacor – quasi 700 persone tra medici e infermieri – pure un missionario comboniano trentino, anzi ladino, Elio Croce, moenese doc, da 40 anni in questa zona africana. E’ stato lui, assieme ai medici del Lacor, uno dei primi a mobilitarsi contro Ebola, il virus che minacciava milioni di persone. Proprio lui ha avuto il coraggio di comporre le vittime, recuperare i cadaveri e dar loro adeguata sepoltura, per evitare un contagio devastante.


Fratel Elio Croce è una persona che ha scritto parte della storia dell’ Uganda, un uomo speciale che ha vissuto la guerra che per anni ha martoriato questo paese, ha combattuto ed è sopravvissuto alla purtroppo famosa e mortale epidemia di Ebola, raccontando quei tragici giorni in un libro venduto in migliaia di copie in tutto il mondo. Ha vinto la disperazione fondando la 'consolation home', una struttura che accoglie bambini orfani dalla guerra e giovani disabili ridando loro un’opportunità di studiare, di essere amati, curati e diventare uomini e donne migliori.

 

Opera umanitaria che ha dell’incredibile e che l’altra sera a Maso Franch, sopra Lavis, è stata al centro dell’asta di beneficenza con rare bottiglie di vino trentino, per una simbolica raccolta fondi destinata al nosocomio africano. Storie lontane di vita, tra le viti cembrane. Con le suggestive - per certi versi sconvolgenti per bellezza e denuncia - fotografie di Mauro Fermariello, napoletano, uno dei più autorevoli reporter e pure  grande documentarista del vino.

 

Per due ore, nelle sale del maso solitamente deputate al cibo la solidarietà è stata al centro della tavola. Tra immagini, video, testimonianze proiettate sullo schermo. Moltissimi di loro sono bambini e donne, i più colpiti dalla povertà, dalla malnutrizione e dalle durissime condizioni in cui sono costretti a vivere.

 

Al Lacor tutti sono curati, anche chi non può pagare.

 

In un Paese in cui più della metà della popolazione vive in una povertà estrema, curarsi è spesso difficile, se non impossibile. Missione del Lacor Hospital è garantire cure e assistenza medica ai più bisognosi senza discriminazioni di sesso, etnia, stato sociale, religione o affiliazione politica. Chi non è in grado di pagare viene curato gratuitamente e, anche per chi paga, le tariffe non superano il 25% del costo reale della prestazione.

 

E’ il maggiore ospedale non a scopo di lucro dell’Africa equatoriale. Offre quotidianamente cure specialistiche in medicina, chirurgia generale, chirurgia orale, pediatria e ostetricia-ginecologia a migliaia di pazienti. Formando pure le nuove generazioni di medici africani.
Dispone di 482 letti al suo interno e 72 nei 3 Centri sanitari periferici, situati in un raggio di 40 km dall’ospedale.

 

Vino benefico, almeno per una sera. Con l’asta, la donazione del ricavato della cena e l’omaggio alla Fondazione Lacor di una serie di pregiate bottiglie – in formato magnum – messe a disposizione di prestigiose cantine trentine. Vini rari, preziosi – citazione doverosa per un jeroboan di San Leonardo 2001 – che per l’occasione si sono distinti nella gara di solidarietà.

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