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Il caso del dj Fabo riapre il tema del "Fine Vita", i Laici: "In Trentino una delibera sul Testamento biologico c'è già ma non si attua". Zeni: "Entro l'anno"

In Trentino sono oltre 50 le persone in stato vegetativo. Oltre ai malati di Sla che ad un certo punto non riusciranno più a respirare da soli. L'anestesista: "Manca una norma nazionale ma in tutto il mondo è un diritto decidere di se stessi anche attraverso le Direttive anticipate di trattamento"

Di Donatello Baldo - 01 marzo 2017 - 08:04

TRENTO. La morte del dj Fabo, che paralizzato, cieco e intenzionato a voler porre fine alla sua vita, ha riportato al centro del dibattito il tema del “fine vita”. Dopo il caso Englaro, dopo il caso Welby. Mentre in Parlamento si accumulano disegni di legge mai discussi, iniziative popolari nemmeno considerate. Un ritardo sanzionato dalle parole dell'ex presidente della Repubblica Napolitano che chiedeva alla politica di discutere di questi temi e di prendere delle decisioni.

 

Il dj Fabiano Antoniani, tetraplegico dopo un incidente avvenuto nel 2014, ha scelto di andare in Svizzera e sottoporsi al suicidio assistito. In Italia vietato. Un caso limite, una scelta che pochi percorrono, che divide l'opinione pubblica ma che pone una domanda fondamentale: Si è padroni della propria vita? E della propria morte? Si è liberi di decidere per se stessi? Perché lo Stato dovrebbe porre limiti alle scelte individuali che afferiscono alla dignità della propria esistenza?”
 

La questione, oltre al tema dell'eutanasia e del suicidio assistito, riporta all'attenzione un altro tema che ad oggi non è stato normato, seppur ci sia una sentenza che lo giudichi come un diritto sacrosanto: il Dat,  le Direttive anticipate di trattamento, quello che viene definito generalmente "Testamento Biologico".

 

C'è una legge nazionale ferma nelle secche delle commissioni parlamentari, ma anche in Trentino c'è una delibera di giunta che dovrebbe essere già stata attuata. “Si tratta di un provvedimento del 2014 – spiega Claudia Merighi del Comitato dei Laici – che impegnava la Pat a muoversi verso il riconoscimento delle volontà dei cittadini rispetto al fine vita. Un testo che obbligava la giunta a rispondere a questa richiesta entro nove mesi, ma evidentemente sono passati tre anni”.

 

Potevamo essere all'avanguardia come Provincia, potevamo essere tra i primi a predisporre regole chiare sulla Dat, invece ancora una volta il tema dei diritti civili e umani rimane in secondo piano. Ma come Laici del Trentino continueremo la nostra battaglia con iniziative, con dibattiti, facendo pressione sulle istituzioni”.
 

Edoardo Geat, medico anestesista, componente del Comitato di bioetica dell'Apss e direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia intensiva, precisa alcune cose: “Quello del dj italiano recatosi in Svizzera per il suicidio assistito è un caso che non ha nulla a che vedere con il cosiddetto testamento biologico”, spiega il medico. “Questo prevede il rispetto della volontà del paziente rispetto alle cure a cui potrebbe essere sottoposto, all'alimentazione forzata, alla ventilazione artificiale”.
 

In Trentino ci sono quasi 50 persone in stato vegetativo ricoverate nelle strutture sanitarie, “che non rispondono agli stimoli, privi di coscienza, che devono essere alimentati attraverso un tubicino che bypassa la prima parte del tubo digerente per immettersi direttamente nello stomaco, persone che sono in questa condizione a seguito di un trauma o di un arresto cardiaco. Poi ci sono le persone affette da malattie neuro-degenerative come la Sla che ad un certo punto dovranno essere aiutate con la respirazione”. 

 

Persone che in quella situazione possono durare anni, decine di anni. Oltre a queste cinquanta ce ne sono altre presso i domicili, che invecchiano nel letto, con gli occhi sbarrati e vuoti, che non comunicano, assenti. Immobili.

 

Persone che se avessero potuto scegliere forse avrebbero detto No, in quelle condizioni non ci vogliono stare, che la vita è bella quando c'è dignità. Persone che se avessero firmato la loro Direttiva anticipata di trattamento, “come avviene in tutto il resto del mondo”, commenta il dottor Geat, avrebbero evitato tutto questo.
 

Sono talvolta le stesse famiglie – spiega l'anestesista – a chiedere a noi medici di non prolungare la sofferenza dei loro cari”. Ma manca una regolamentazione, mancano delle leggi che possano garantire il pieno rispetto della volontà del paziente. Anche se una sentenza lo ha stabilito, quella che ha dato mandato ai medici di Eluana Englaro di staccare l'alimentazione dopo anni di coma profondo.
 

“Alcuni, anche se ormai pochi – spiega Geat – sono convinti che la nutrizione sia naturale e non possa essere intesa come terapia: ma sbagliano. Questo tipo di alimentazione detta Peg è possibile solo attraverso un'operazione di tipo chirurgico. E' un presidio medico non qualcosa di naturale, considerato che qualche anno fa non esisteva questa possibilità, come non esisteva la possibilità di ventilare i pazienti, i primi respiratori risalgono agli anni '60”.

 

Luca Zeni, l'assessore alla Salute che dovrebbe portare a casa l'impegno assunto nella delibera del 2014 è fiducioso: “Manca un quadro normativo nazionale e quindi dobbiamo muoverci con prudenza – afferma – ma l'obiettivo è quello di arrivare entro l'anno con la possibilità di dichiarare anticipatamente le proprie volontà”.

 

Si tratterà di una dichiarazione da stilare assieme al proprio medico di base, “perché il cittadino è giusto sia informato”, che esprima le proprie intenzioni a proposito delle cure da intraprendere in caso di mancata coscienza. “Decisioni che poi saranno inserite in un database a cui tutti i medici avranno accesso in caso di necessità”.
 

L'inghippo che blocca da così tanto tempo questo provvedimento è di natura tecnica, “sul trattamento dei dati e sulla trascrizione dei documenti all'interno dell'archivio elettronico”. Problemi "che verranno risolti velocemente”.

 

Speriamo. “Come lo sperano i Laici del Trentino che non smetteranno però di vigilare sui tempi e sulle decisioni. “Il 31 marzo – spiega Claudia Merighi – avremo qui Mina Welby e Beppino Englaro, proietteremo il film “Love is all” in memoria di Piergiorgio Welby, e il giorno successivo è in programma una conferenza proprio sul tema del fine vita”.

 

 

 

 

 

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