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Grazia e caparbietà, libere e competenti: sono le donne del vino trentino

Tra fatiche, passioni e sogni, da Aurora Endrici e Roberta Stelzer, da Romina Togn a Clementina Balter, da Francesca Moser a Camilla Lunelli, sono tante le enologhe preparate e autorevoli che insegnano a captare i tanti aspetti legati al vino, l’importanza di recuperare sensazioni sedimentate nel ricordo e nella consuetudine vitivinicola della gente trentina

Di Nereo Pederzolli - 08 marzo 2017 - 20:04

TRENTO. No, non è l’omaggio alla data. Troppo semplice, scontata, appunto banale. Che non rende onore alle dirette interessate. 8 marzo, la donna come ricorrenza. Giorno - anche a seguire - che però potrebbe essere una gentile concessione alle donne che promuovono la cultura del vino. Probabilmente con riscontri che neppure certi maschietti enologi riescono ad evidenziare. Perché le donne, il vino, lo fanno con una grazia e caparbietà come raramente capita di constatare. Non solo: sono loro che, magari solo occasionalmente, senza ostentazione, contribuiscono al successo di vini elaborati da uomini. Gli esempi certo non mancano.

 

Partiamo dall’Associazione trentina Donne del Vino. Sono iscritte una trentina capitanate da Aurora Endrici, deus ex machina dell'organizzazione e Roberta Stelzer di Maso Martis, tra vignaiole, responsabili di cantina, enotecare, ostesse, scrittrici o esperte in comunicazione enoica. Libere, spensierate, competenti. In tutto quanto è in sintonia con il nettare di Bacco. Educatrici ancor prima che promotrici. Insegnano a captare i tanti aspetti legati al vino, l’importanza di recuperare sensazioni sedimentate nel ricordo, nella consuetudine vitivinicola della gente trentina. Tra fatiche, passioni e sogni.

 

Romina Togn, imprenditrice enoica in quel di Roverè della Luna – coadiuvata dalle sorelle anche nel loro podere lavisano, Maso Poli – è la delegata dolomitica dell’associazione. Coordina le più dinamiche produttrici locali. Donne giovani, che si sono dimostrate autorevoli forse più dei loro padri, mariti o fidanzati. Da Clementina Balter, spumanti sta tra i vigneti in quota sopra Rovereto, alla germanica (d’origine) Christine Kemmler Endrici, della splendida tenuta degli Endrici, verso il conoide di Faedo. Poi una sequenza di ‘ragazze’ decisamente protagoniste della rinascita del buon bere trentino. Alcuni nomi, citazione a sorso di vino: Lucia Letrari, Camilla Lunelli, Elisabetta Donati. Francesca Moser, Barbara Mottini della Vallarom. E ancora: la cembrana Chiara Simoni di Casata Monfort, pure la nonesa del Groppello, Silvia Tadiello, senza tralasciare giornaliste o blogger – Federica Schir, Francesca Negri – la Gheisa gourmet – Sabrina Schench e alcune ristoratrici, da Franca Merz a Silvana Segna.

 

Poi le donne di un vino trentino che vuole essere slegato da parametri, senza trucco. Sicuramente Elisabetta Foradori, la signora del Teroldego, austera nella sua gentile maestria, coadiuvata dalla sua giovanissima figlia Myrta.

 

A proposito di ‘figlie’. Impossibile non citare Marianna, figlia di Mario Pojer o Elisa Sandri, colonna commerciale della Pojer&Sandri. E ancora, Erika e Giulia Pedrini, enologhe di Pravis, sotto Castel Madruzzo. Torniamo a Faedo, con Sonia e Nadia Sandri, vignaiole del Mueller Thurgau più in quota.

 

In val di Cembra ecco Orietta Zanotelli, le donne dello spumante Salisa di Villa Corniole, la cantina porfirica scavata nella roccia, e la pattuglia dei CembraniDOC con Mara Lona. Scendendo in Vallagarina, troviamo Elisabetta Dalzocchio, regina del Pinot nero. Poi  Elena e Felicia De Taczal, le sorelle Pedrotti dell’azienda spumantistica di Nomi e – sorseggiando avrò dimenticato qualcuna - altre ancora.

 

Tutte vere donne del vino. Che lo promuovono per la gioia. Da condividere. Con tutti

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