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Giovani e anziani assieme. A Povo l'accoglienza dei migranti diventa incontro tra generazioni

A Povo, presso la casa di riposo Margherita Grazioli, dal mese di novembre 2016, sono state aperte  le porte ad alcuni volontari richiedenti asilo che vivono in Trentino. L'obiettivo, ora, è portare questa esperienza in altre case di riposto del Trentino 

Fonte: Cinformi
Di G. Fin - 26 marzo 2017 - 13:36

TRENTO. Il tempo trascorso insieme appare prezioso sia per i richiedenti asilo che per le persone anziane. A Povo, presso la casa di riposo Margherita Grazioli, nel tempo trascorso insieme profughi e anziani si raccontano reciprocamente passato, presente e futuro e nascono rapporti di amicizia.

 

E' questo il valore più importante che porta la nuova esperienza che in questi mesi si sta svolgendo a Povo dove la casa di riposo ha aperto dal mese di novembre 2016 le porte ad alcuni volontari richiedenti asilo che vivono in Trentino. Una nuova importante occasione non solo di socializzazione ma anche di conoscenza reciproca, di inclusione e soprattutto di vicinanza di due mondi spesso molto lontani.

 

Le attività messe sono molte dai corsi di volontariato interni alla casa di riposo ai quali partecipano tre richiedenti protezione internazionale, quattro svolgono attività di animazione con gli anziani e altri due li assistono ogni mercoledì pomeriggio per qualche ora in lavori di creazione di piccoli manufatti.


Se all'inizio tra questi due mondi esisteva un po' di diffidenza, anche e soprattutto a causa delle difficoltà di comunicazione, ora nemmeno il dialetto è più un ostacolo.

“Il rapporto tra gli anziani e i ragazzi – ha spiegato il responsabile dell’animazione e referente del progetto inserimento profughi, Roberto Maestri - è stato fin dal principio positivo, anche se ci sono state alcune difficoltà che hanno riguardato la lingua, in quanto gli anziani parlano prevalentemente il dialetto. Col tempo però ospiti e migranti hanno imparato a conoscersi e attraverso le attività manuali si sono create occasioni di incontro dalle quali sono nati anche rapporti di amicizia”.

 

A spiegarci la ragione per la quale i giovani richiedenti protezione internazionale sono stati accolti come volontari in casa di riposo a Povo è il presidente Renzo Dori. “Noi siamo un’azienda che offre servizi alle persone in difficoltà, quindi abbiamo una particolare attenzione verso tutte le situazioni di disagio. E una situazione di disagio è anche quella di questi giovani che vengono da paesi lontani con delle storie molto drammatiche. Quindi noi ci siamo detti: 'perché non trovare delle modalità per aiutarli ad inserirsi nella nostra comunità?' E così è partito il progetto”. “La fase iniziale – precisa il presidente – è stata un po’ difficile a causa di qualche diffidenza da parte di alcuni nostri ospiti anziani, ma in una seconda fase è emerso che questo incontro è efficace sia per l’anziano, sia per i giovani profughi; entrambi hanno la possibilità di socializzare e di conoscere storie e culture diverse”.


Per i giovani il potersi “sperimentare” nel campo del volontariato è stato ed è tutt'oggi molto importante. Proprio per questo l'obiettivo è quello di allargare questa esperienza alle altre case di riposo presenti in Trentino.

A spiegarne l'importanza è anche Emanuele Piva, uno degli operatori della cooperativa Kaleidoscopio che lavora presso la residenza Fersina di Trento. “Gli obiettivi di queste attività sono molteplici – spiega - e tra i più importanti vi sono l’acquisizione di pre-requisiti lavorativi come quelli linguistici in primis, ma anche capire il funzionamento del mondo lavorativo in Italia, la puntualità, come relazionarsi con le persone. In più, il semplice fatto di uscire dalla residenza ed entrare in contatto con persone diverse, in questo caso con persone in età avanzata, offre un valore aggiunto all’accoglienza”.

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