"Evviva! Anche il Trentino e l'Alto Adige fanno parte dell'Italia", Gian Antonio Stella bacchetta le due province per la scarsa trasparenza
L'Anac negli scorsi giorni ha "ricordato" alle nostre istituzioni che "non possono essere previste deroghe ai contenuti del decreto che limitino o condizionino i contenuti degli obblighi di trasparenza". Dalle pagine del Corriere della Sera Stella ha attaccato il Trentino

TRENTO. "Evviva! Anche il Trentino e l'Alto Adige fanno parte dell'Italia". Non usa giri di parole il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella. Il messaggio lo ha lanciato al Paese due giorni fa con un preciso editoriale tutto costruito sulla nota arrivata a Trento dall'Anac (e della quale vi avevamo dato notizia anche noi) in tema di trasparenza, che ha specificato "che non possono essere previste, comunque, deroghe ai contenuti del decreto che limitino o condizionino i contenuti degli obblighi di trasparenza" nemmeno nelle nostre due province autonome.
A sollevare la palla all'Anac è stata l'associazione "Più Democrazia in Trentino" che ormai da tempo si batte perché le pubbliche amministrazioni della provincia si adeguino alle norme nazionali sulla trasparenza. Nel nostro piccolo, come il Dolomiti, abbiamo fatto nostra questa battaglia, comunque cruciale per la democrazia di un territorio, perché come riporta la stessa norma sulla trasparenza (la 33 del 2013) all'articolo 1 dei principi generali "la trasparenza ha lo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche". Sono queste, aggiunge per l'Anac, le precondizioni perché si crei un ecosistema sempre più in grado di proteggersi dalla corruzione e dal clientelismo.
Obblighi in molti casi non adempiuti dai Comuni e dalle Comunità di Valle del Trentino. Una nostra inchiesta sui Comuni (Qui articolo completo) evidenziava come un centinaio delle 175 amministrazioni comunali trentine non fossero a norma rispetto alle regole sulla trasparenza. E anche il quadro relativo alle Comunità di Valle non si presentava migliore, tanto che Cantone aveva dato un ultimatum di 20 giorni per mettersi in regola (Qui articolo completo). Negli scorsi giorni la presa di posizione dell'Anac rivolta al Trentino e all'Alto Adige e quindi l'intervento di Gian Antonio Stella. "Evviva! Anche il Trentino e l’Alto Adige fanno parte dell’Italia! Direte: lo sapevamo già, da un secolo. Il punto è che su certe cose facevano finta di non saperlo loro, i trentini e gli altoatesini. Che sempre più spesso, negli ultimi anni, ritenevano di essere al di sopra della legge italiana su un punto chiave: la trasparenza".
Il giornalista del Corriere ha quindi riportato alcuni esempi di "scarsa" trasparenza in salsa nostrana "degli episodi inaccettabili - scrive - per gli altri cittadini". "Come il rifiuto del capogruppo regionale dell’Unione per il Trentino, Giorgio Lunelli, di rendere pubbliche le ricevute per cui chiedeva i rimborsi: «Se per un incontro riservato vado a pranzo con una persona può rappresentare un problema dover pubblicare la spesa col nome di quella persona». O le barricate («c’è la privacy!») sulle buste paga spropositate della giunta e dei consiglieri (l’assessore alla Sanità sudtirolese Richard Theiner prendeva 8 anni fa 22.900 euro e cioè 6.600 più di Ursula Schmidt, la ministra della Salute tedesca) nonostante il Garante avesse chiarito che «la disciplina sulla tutela dei dati personali non può esser in quanto tale invocata strumentalmente per negare l’accesso ai documenti»".
"«No, le leggi italiane valgono anche lì», ha stabilito l’Autorità Anti-corruzione rispondendo a due petizioni dell’associazione «Più Democrazia in Trentino». Raffaele Cantone - conclude Stella - lo ha spiegato con parole nette: «Per le Regioni e le Province a statuto speciale non è prevista nessuna deroga al decreto 33 del 2013 che limiti o condizioni i contenuti degli obblighi di trasparenza». Quindi «le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano possono individuare forme e modalità di applicazione del decreto in ragione della peculiarità dei propri ordinamenti» ma non deroghe che concedano zone d’ombra. Si rivolgeranno alla Corte Costituzionale invocando il diritto di non render conto dei fatti loro?".
Conclude provocatorio Stella. Senza troppe provocazioni, anche noi ci auguriamo di "no" e che si faccia tutto il possibile per applicare le leggi, anche quelle sulla trasparenza.