"Ecco perché consiglierei a mia figlia di arbitrare", l'intervista di una giovane della sezione di Rovereto al presidente Nicchi
Linda (studentessa del Liceo Prati) ha 17 anni e ha scelto di fare l'arbitro. Intervista a tu per tu con il presidente nazionale sul ruolo della donna tra i direttori di gara. "E' in costante crescita: oggi sono 1700, su un totale di 35000 arbitri nazionali"

ROVERETO. Mi chiamo Linda, ho 17 anni, faccio l'arbitro di calcio e negli scorsi giorni ho intervistato il nostro presidente nazionale. “L'arbitro?” vi chiederete. E' la stessa domanda che mi avevano fatto un po' spiazzati i miei amici quando a scuola l'avevo detto la prima volta. Leggevo un misto di ammirazione e curiosità nei loro occhi. “Deve essere un mestiere tosto, soprattutto per una femmina” aveva incalzato qualcuno, “devi far rispettare le regole in campo e non ascoltare quando ti insultano. Io lo so, è da 9 anni che gioco a calcio. Ma perché proprio l'arbitro?”. Avevo spiegato che avevo deciso di diventare arbitro il giorno del mio diciassettesimo compleanno: in primavera partivano infatti i corsi della Sezione di Rovereto e la mia passione per il calcio coltivata fin da bambina unita all'impossibilità effettiva di giocare in una squadra mi avevano portata a considerare interessante la figura del giudice di gara. In più conoscevo già persone iscritte ai corsi e avevo saputo che le partite venivano retribuite discretamente: mi allettava l'idea di poter guadagnare qualcosa in maniera indipendente dai miei genitori. “Mi sono iscritta al corso più per gioco, non credevo che sarebbe diventato qualcosa di tanto serio. Per me arbitrare è un lavoro. Ho studiato tutte le regole del calcio, superato i test teorici e pratici e ora arbitro una volta la settimana”.

La settimana scorsa avuto la possibilità di intervistare il nostro presidente nazionale degli arbitri, Marcello Nicchi, che dal 2009 ricopre questa carica. Nicchi, classe 1953, è originario di Arezzo e nel 1988 debuttò in Serie A per decisione del dirigente arbitrale Cesare Gussoni. Nel 1993 venne indicato dall'allora designatore Paolo Casarin come arbitro internazionale. Nicchi è stato arbitro nazionale e internazionale fino al 1997, dirigendo sempre partite di Serie A, Fifa e Uefa. Da arbitro e ragazza non potevo non chiedergli come mai in serie A ancora non ha mai diretto una partita una donna.
Quando arriverà il momento in cui vedremo una donna arbitro in serie A?
In realtà non ci sono dei tempi prestabiliti. Nessuno può affermare con certezza quando verrà il momento in cui una donna arbitrerà partite a livelli alti. Questo non perché le donne siano meno motivate degli uomini, anzi: io stesso vedo che le ragazze devono sempre impegnarsi il doppio rispetto agli uomini, mentalmente e fisicamente. Purtroppo vedo che la società di oggi è ancora nettamente maschilista, e credo che ora per una donna l'iter per raggiungere la Serie A sia complicato. Non escludo però che in un futuro prossimo gli arbitri donne potranno farsi spazio nei campi delle grandi partite.
Riguardo la tutela degli arbitri, in Italia come siamo messi? Cosa si potrebbe fare per proteggerli di più?
Rispetto a qualche anno fa abbiamo fatto passi da gigante. Posso dire in tutta onestà che negli ultimi tempi le violenze nei confronti degli arbitri e in generale negli stadi siano diminuite radicalmente. Ciò non toglie che ci possano essere alcuni episodi sporadici di violenza, puniti poi di conseguenza. Tutti gli arbitri nazionali hanno a disposizione la tutela legale, ma credo che per debellare la violenza negli stadi le società calcistiche debbano collaborare con operazioni capillari di istruzione che mirino ad educare chi oggi va allo stadio. Prevenzione, collaborazione e applicazione ferrea sulla violenza credo siano le parole chiavi per debellare definitivamente questo problema.
Quali sono i numeri delle donne arbitro nel nostro Paese?
Oggi in Italia le donne arbitro sono 1700, su un totale di 35000 arbitri nazionali. Le donne che decidono di diventare arbitro sono in aumento, considerando che questa carriera si è estesa al mondo femminile da minor tempo rispetto agli uomini. Credo che questo sia un bellissimo segnale: sempre più ragazze si appassionano al mondo del calcio e vogliono farne parte in prima persona. Le donne, al pari degli uomini, vogliono mettersi in gioco, allenandosi e preparandosi con tenacia. La maggior parte delle donne arbitro opera però in campo dilettantistico. Il primo fischietto donna è stata Tea Spinelli, la quale ha aperto la strada a tante altre valide arbitre.
Consiglierebbe mai a sua figlia di fare l'arbitro? In caso, cosa le direbbe?
Sì, consiglierei a mia figlia di fare l'arbitro, non per arrivare in Serie A, ma per fare un'esperienza di vita. Le arbitre, come ho già detto, hanno spesso più forza e sono più determinate degli uomini, proprio perché il loro è un percorso difficile il doppio rispetto agli uomini. Le donne dimostrano di stare bene in associazione. Credo che in fin dei conti sia necessario insistere sul concetto di far apparire la donna come persona in grado di poter fare tutto, anche meglio degli uomini.